Tre cose che sono oggettivamente aumentate e/o migliorate durante le varie quarantene da COVID: l’intolleranza nei confronti del genere umano, il numero di podcast e la tendenza ad accettare di accogliere nella propria vita hobby inconcludenti. Tutto merito del buontempo che avanzava. Io, per esempio, durante il picco della pandemia non ho aperto un podcast ma ho trovato il tempo di studiarmi a memoria tutte le figure retoriche da Demostene a oggi e ho scoperto l’esistenza del cleuasmo, che consiste nell’atto dell’oratore di sminuirsi cercando, con professione di umiltà (che tante volte corrisponde a falsa modestia) di attirarsi le simpatie dell’uditorio. Secondo me lo conoscevano anche Sean Hayes, Jason Bateman e Will Arnett – in rigoroso ordine di ricchezza, le royalties di Will & Grace continuano a pagare alla grande – tre amici molto famosi che durante la pandemia non hanno accettato le ferie forzate, hanno deciso di aprire un podcast il cui unico quid è che uno dei tre ha invitato qualcuno senza rivelare agli altri l’identità dell’ospite e l’hanno intitolato SmartLess, una parola vernacolare (parlare di slang nel caso di quei tre signori di mezza età potrebbe essere eccessivo) che indica l’opposto di intelligente. E Bateman, Hayes e Arnett non sono mica l’opposto di intelligente, anzi. Sono l’opposto dell’opposto di intelligente.
SmartLess ha fatto talmente tanto successo da essere stato comprato (per 80 milioni di dollari) da Amazon e da essere entrato nello stesso dizionario vernacolare a cui i tre creatori hanno attinto per il loro titolo. Di più. Ha fatto talmente tanto successo che, una volta finita la pandemia, il podcast è proseguito, è stato integrato con una serie di spettacoli dal vivo in teatri sparsi per tutti gli Stati Uniti e adesso si è digievoluto in SmartLess: On the Road. Paga Max – che una volta era HBO Max, il servizio di streaming di HBO – che si accaparra il privilegio di mettere in onda una serie che sta tra il documentario, il cazzeggio (ciò su cui si fonda il podcast stesso) e la versione condensata di uno speciale stand-up a tre, che en passant mostra anche il dietro le quinte e il sopra le quinte del tour.
Il segreto del podcast, e della sua versione On the Road, è di sguinzagliare tre ultra-professionisti dello spettacolo che sono anche amici, sono persone all’opposto dell’opposto di intelligente e, mettendo insieme il tutto, lavorano con la consapevolezza narrativa che le dinamiche fra i loro tre caratteri possano creare intrattenimento senza ulteriori sovrastrutture. Lo stesso portale dello slang di cui sopra, Urban Dictionary, definisce questi tre caratteri nel modo seguente: Jason Bateman è un Mitch Buchannon (il personaggio protagonista di Baywatch interpretato da David Hasselhoff), ovvero quel tipo d’uomo che convincerebbe una ragazza a buttarsi in uno specchio d’acqua che sembra pericoloso (ma non lo è) per poi far finta di salvarla e farsi acclamare eroe; Will Arnett è il nudista da contratto, ovvero quella persona all’interno di un gruppo ristretto di amici che è abituata a stare nuda senza farne una questione viscida o a sfondo sessuale e si spoglia in presenza altrui senza pensarci; Sean Hayes è il campione dell’houtfit, ovvero la persona che indossa sempre i suoi vestiti più comodi e confortevoli. Che dire, complimenti per le definizioni così dettagliate.
L’altro segreto, che stavolta è solo della versione On the Road, è cercare di comunicare il fatto che il podcast è sempre stato realizzato con un livello minimo di produzione e di filtri. Siamo noi, siamo amici, siamo reali oltre ad avere un personaggio pubblico e professionale, guardate che cinquantenni buffi e arguti che siamo mentre battibecchiamo sulla vita, l’universo e tutto quanto. Bateman, Arnett e Hayes viaggiano insieme e passano tra di loro le giornate che precedono gli spettacoli, facendo i turisti nelle città che li ospitano; la sera, in teatro, si rinfacciano a favore di pubblico le scemenze più esilaranti o imbarazzanti che sono state dette mentre erano insieme.
I brufoli di Jason Bateman, la sua germofobia, la sua pignoleria, il suo essere burbero e la sua ossessione per l’igiene, la dieta e il peso; Will Arnett che non riesce mai a rispondere serio ma è un clown sarcastico e ha un cervello che va sempre ai cento all’ora; la calma serena e bonaria, quasi svampita, di Sean Hayes, che resta nel mezzo fra quelle due energie così diverse. È quasi un timbro di garanzia per tutte le volte che nel podcast hanno sbandierato la loro filosofia dell’essere impreparati sempre e comunque. Ma solo per quanto riguarda gli hobby strani da pandemia che diventano franchise multi-milionari.
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