«Il cinema italiano deve tutto a Rossellini e De Sica. Mescolare comico e drammatico, basti pensare alla padellata in testa di Fabrizi in Roma città aperta, è già commedia all’italiana». È Luigi Comencini a svelare il segreto di un genere che indagherà con arguzia il nostro paese, a cominciare da Pane e fantasia (l’amore fu aggiunto dopo), che nessuno voleva fare per non irritare i carabinieri, altro che pugnalata al neorealismo, come si scrisse.
Quel sottofondo graffiante che smaschera, in Risi, Monicelli, Pietrangeli e Steno, contraddizioni e orrori del “prodotto interno lordo” cresciuto a dismisura grazie a molti ma perché se lo godano solo in pochi, affascinò soprattutto i francesi, che avevano espulso dal dramma boulevardier ogni impegno politico. E Cannes invitò volentieri film di genere e commedie, virtuose nel moralizzar obliquamente, divertendo. Di questi tesori sepolti Minerva Classic e RaroVideo ne hanno in listino quattro.
Il primo è un grottesco delocalizzato nel nord d’Italia, ma surreale ed eccentrico come quello sovietico di Kozincev e Trauberg del 1926. È Gogol secondo Alberto Lattuada, Il cappotto (1952), con un inedito e lugubre Renato Rascel, impiegato fantozziano che acquistato un cappotto di cammello si trasforma, per poco, in aggressivo e seducente marcantonio.
«Tragedia della vanità», secondo i “Cahiers”, è La provinciale (1953), di Mario Soldati («il mio film preferito, il più vero»), con Gina Lollobrigida che sfida la metropoli intrigante e marcia con l’arma di una bellezza sfolgorante e di un coltello. Più mélo che noir, dal racconto di Moravia del 1937, ha struttura non lineare a flashback e narratori divergenti, tra Vera Caspary e l’amato Welles.
Un salto nel Sessantotto con Ugo Pirro, autore (militante) della sceneggiatura di La classe operaia va in paradiso (1971), regia di Elio Petri, sulla generazione del “gatto selvaggio”, del salto della scocca e del “vogliamo tutto” per spiegare, in forma di commedia crudele, e anche ai sassi più conformisti, perché, e giustamente, alla Fiat, per dieci anni, non comandò Agnelli ma l’operaio Massa (il nome di Volonté nel film). Altra “vittoria di Pirro” fu realizzare con Luigi Comencini Delitto d’amore (1974), tassello di controstoria operaia, profeticamente polemico sulla nocività mortale in fabbrica.
Su TFC Premium c’è poi il gangster movie Gli Intoccabili di Giuliano Montaldo (1969) con John Cassavetes e Peter Falk, prototipo del neo noir hollywoodiano, come Bava aveva inventato il neo horror e Leone il neo western. Già attorno agli anni della “Hollywood sul Tevere” la qualità delle immagini Made in Italy era cresciuta, ibridandosi con lo stile cool e fiammeggiante dello studio system decadente. Il direttore della fotografia dell’ultimo Fassbinder, l’austriaco Xaver Schwarzenberger, confesserà, per esempio, di aver studiato molto soprattutto i film in b/n di G.R. Aldo (La provinciale), Mario Montuori (Il cappotto) o i colori di Luigi Kuveiller (Delitto d’amore e La classe operaia) e Erico Menczer (Gli intoccabili).
La commedia all'italiana a Cannes (su The Film Club)
Il cappotto
Drammatico - Italia 1952 - durata 95’
Regia: Alberto Lattuada
Con Renato Rascel, Yvonne Sanson, Antonella Lualdi, Giulio Stival
in streaming: su Raro Video Amazon Channel Amazon Video Rai Play
La provinciale
Drammatico - Italia 1952 - durata 115’
Regia: Mario Soldati
Con Gina Lollobrigida, Gabriele Ferzetti, Alda Mangini, Franco Interlenghi
in streaming: su Amazon Prime Video Amazon Video
La classe operaia va in Paradiso
Drammatico - Italia 1972 - durata 110’
Regia: Elio Petri
Con Gian Maria Volonté, Mariangela Melato, Mietta Albertini, Salvo Randone, Gino Pernice, Luigi Diberti
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Timvision
Gli intoccabili
Drammatico - Italia 1969 - durata 114’
Regia: Giuliano Montaldo
Con Peter Falk, John Cassavetes, Britt Ekland, Gena Rowlands, Gabriele Ferzetti
in streaming: su CineAutore Amazon Channel Apple TV Amazon Video Timvision
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