È notte sulla città, una notte color indaco. L’unico suono percepibile è un brusio indistinto, una cacofonia di suoni riconducibile a degli animali, al flusso caotico della natura in apparente conflitto con qualcosa o qualcuno. Un contrasto perpetuo, quello tra le leggi della natura e gli artifici dell’uomo, che è al cuore dell’indagine cinematografica di Ana Vaz, talentuosa regista nata nel 1986 a Brasilia, dove ha avuto modo di sperimentare sulla propria pelle la follia dello scontro tra uomo e ambiente.
Il suo primo cortometraggio (Sacris Pulso) risale addirittura al 2008, ma è dopo le co-regie con Julien Creuzet (Les Mains, Négatives) e Tristan Bera (A Film, Reclaimed) che la personalità di Vaz emerge in maniera compiuta, insistendo su temi ricorrenti, che vanno dal disastro ambientale alla tragedia politica della storia brasiliana, fino all’inevitabile legame tra i due. Con la città di Brasilia al centro di tutto, come massimo esempio di aberrazione. Brasilia nasce nel 1960 per volere del presidente Juscelino Kubitschek e, nel giro di qualche anno, diventerà epicentro del regime militare insediato dal golpe del 1964. La forzatura liberticida della politica si incrocia con lo stupro dell’ecosistema, che stabilisce di erigere una città dal nulla e di trasferirvi servizi e burocrazia, con le ripercussioni immaginabili sulla fauna locale.
Lo straordinario corto Apiyemiyeki? del 2020, rivelazione di Forum Expanded alla Berlinale, racconta per immagini, attraverso un montaggio sperimentale, la follia della storia brasiliana e il parallelismo tra la nascita di Brasilia e quanto compiuto ai danni delle tribù dell’Amazzonia. Immagini suadenti e suggestive, che svelano una realtà cruda; un approccio anti-realista ai contenuti che sono tipici del verismo. Conta più come lo si racconta o quel che si racconta? Entrambi, quando l’oggetto del contendere riguarda il futuro del nostro ecosistema. Ma in anni in cui siamo (giustamente) subissati di nobilissimi documentari su Antropocene e cambiamenti climatici, che sovente antepongono il cosa al come, ecco che Ana Vaz sceglie un percorso proprio, che ha il raro privilegio di innalzare tanto il cosa quanto il come ai massimi livelli.
Su MUBI è approdato, dopo un lungo e fortunato itinerario festivaliero - Locarno, il Festival dei Popoli di Firenze, Rotterdam, il CPH:DOX di Copenhagen -, il primo lungometraggio di Vaz: It Is Night in America. Nuovamente cinema liminare, al confine tra documentario e sperimentazione, nella sua forma più alta, tra splendide riprese con camera fissa del crepuscolo che avvolge Brasilia. I capibara, i formichieri o le scimmie ci osservano, mentre scorrono comunicazioni radio sugli animali in fuga o fuori controllo, con un quid di horror, o di fantasy apocalittico. O di western crepuscolare, suggestione agevolata dal ricorso a un’antica tecnica del cinematografo come l’effetto notte, la nuit américaine, molto usato nel cinema western. Coltissimo e insieme urgente e urticante sul piano politico, il film di Vaz, nelle parole della regista, «emerge dalle tenebre, pensa e trema nell’oscurità».
Il film
It Is Night in America
Horror - Francia, Italia, Brasile 2022 - durata 66’
Titolo originale: É Noite na América
Regia: Ana Vaz
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