Secondo anno di direzione artistica per Daniela Persico e il 41° Bellaria Film Festival, dal 10 al 14 maggio 2023 a Bellaria-Igea Marina (RN), è già a immagine e somiglianza del suo percorso di critica cinematografica e selezionatrice di festival internazionali: un luogo in cui finzione, documentario e sperimentazione si incontrano, per rappresentare il meglio del cinema italiano, nella sua forma più giovane e indipendente. Senza disdegnare qualche sguardo verso l’Europa e il resto del mondo. «Già dall’anno scorso» conferma Persico «avevo voluto costruire dei ponti verso l’Europa. Quest’anno apriamo con Le grand chariot di Philippe Garrel, quasi un’epigrafe di un certo cinema d’autore personale e politico, proprio per riflettere su che cosa sta succedendo al cinema nel suo complesso.
E il giorno successivo, insieme a Roberto Turigliatto, Renato Berta e Michelangelo Frammartino, approfondiremo in una tavola rotonda quali sono le prospettive per il cinema d’autore internazionale. Il focus comunque rimane sul cinema indipendente italiano e ritornano infatti le sezioni competitive Casa rossa e Gabbiano. A queste si aggiunge (In)emergenza, un programma industry con un premio in denaro rivolto a giovani filmmaker e nato in collaborazione con Cinecittà, che si è dimostrata sensibile al tema della carenza di autori under 35 nel panorama italiano».
Leggendo i nomi degli ospiti della 41ª edizione, che vanno da Franco Piavoli a Linda Caridi, passando per Jasmine Trinca e Carla Signoris, si capisce come Bellaria voglia abbracciare idealmente tutto il cinema italiano, nella sua eterogeneità di forme. Il popolare a braccetto con l’autoriale, il tradizionale con lo sperimentale…
Una cinematografia sana è tale solo se al suo interno ci sono dei vasi comunicanti. Per questo è un onore avere con noi un simbolo come Franco Piavoli accanto a Jasmine Trinca, che è sì espressione di un cinema più popolare, ma anche di molto altro: la sua opera prima da regista, Marcel!, dal respiro europeo, mi ha sorpreso e conquistato. Carla Signoris è entrata in punta di piedi nell’opera prima di Emilia Mazzacurati, Billy, che presentiamo in prima assoluta in chiusura di festival. Un film delicato, che coniuga un’anima popolare con una che appartiene a un registro più astratto, in linea con lo sguardo dei nuovi autori cinematografici.
Sono solo cinque i film in concorso di Casa rossa, una scelta coraggiosa e controcorrente quella di concentrarsi su poche opere in cui si crede molto...
È difficile ogni anno scegliere i film di Casa rossa, perché il panorama delle opere prime e seconde dimostra una forza spesso superiore a quella dei film successivi. Ed è rappresentativo del percorso che questi film devono fare in Italia: una lunga gavetta, trascorsa a cercare di convincere produttori e partner.
La collaborazione con Fuori orario e con una figura storica del programma di Rai3 come Turigliatto mantiene vivo il legame con enrico ghezzi, che così tanto ha contribuito in passato all’identità di Bellaria...
È nato tutto in maniera molto naturale, con l’omaggio a enrico ghezzi dell’anno scorso.
Il premio speciale Gabbiano è un riconoscimento a un autore fuori dagli schemi e da una catena di produzione consolidata, in linea con lo spirito di enrico e dei film che ha sostenuto. Quest’anno il premio andrà al regista Fabrizio Ferraro, nell’idea di mettere in connessione il festival con un pubblico più ampio attraverso le notti di Fuori orario. D’altronde ghezzi significa anche spazio di riflessione della critica. Quel che volevo mettere in luce, attraverso i nostri ospiti, è lo scambio di strumenti tra critica e letteratura: la prima usa i dispositivi della narrativa per veicolare un pensiero forte sul cinema attuale, come per esempio il recente libro di Emiliano Morreale, L’ultima innocenza; la seconda invece usa strumenti del cinema per raccontare - la luce per scrivere un’autobiografia (Giorgio Vasta) o una diva come Jeanne Moreau, per Lisa Ginzburg, per delineare il rapporto tra immagine pubblica e privata.
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