Premiata nel 1985 col Leone d’oro per la miglior opera prima alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia per il suo lungometraggio Polvere, la regista belga Marion Hänsel si è imposta in patria come una delle più importanti registe degli anni ottanta. Produttrice, sceneggiatrice e attrice televisiva e cinematografica (ha lavorato con Agnès Varda in L’une chante, l’autre pas), come regista l’autrice si è interrogata per tutta la sua filmografia su temi come l’aborto, il femminicidio e la violenza di genere trovando notorietà in particolar modo con Between the Devil and the Deep Blue Sea, presentato al festival di Cannes nel 1995.
Nella sezione ArteKino Classics Arte.tv rende disponibile uno dei suoi film esemplari, Le nozze barbare, restaurato dalla Cinematek del Belgio e disponibile sul sito fino al 30 novembre 2023. Immortalato in una splendida fotografia crepuscolare, il film è un crudo melodramma che narra la solitudine di un uomo, un ragazzo che vive isolato all’interno di una nave dismessa sulla costa belga.
Ludo, questo è il suo nome, è il figlio disabile di Blanchard, una donna che a soli tredici anni ha subito uno stupro da parte dell’amato Will (lo verremo a sapere con precisione in una sequenza di estrema violenza in cui l’impeto dell’uomo viene mostrato, come nelle migliori metafore hitchcockiane, per mezzo di uno splendido primo piano che si alterna ripetutamente al ciondolare cigolante di una lampada al soffitto), un soldato americano poi partito per sempre, lasciando la ragazza in ristrettezze economiche e con il figlio appena nato a carico.
Ludo viene allevato nella casa della famiglia acquisita grazie al matrimonio della madre con un uomo ben più grande di lei, una villa non lontana dal mare (miraggio, oasi, speranza di una nuova vita) assieme all’uomo e ai figli di lui, i quali vedono nella mancata comunanza genetica un ostacolo insormontabile per la sua accettazione come membro della famiglia. Crescendo, il bambino viene rifiutato da una comunità desiderosa di allontanare il peccato da cui il ragazzo è stato concepito, come se Ludo portasse con sé la traccia di un concepimento violento e disonorevole più per la donna che per il suo carnefice.
Maltrattato dai docenti e dai fratellastri, accusato di furto dalla madre, una donna arrabbiata, incattivita (“non sono sua madre, è stato un incidente” la sentiremo urlare), incapace di accettare la presenza del ragazzo al punto da non esaudire nemmeno il suo desiderio più semplice, che questa venga a dargli la buonanotte in camera la sera: il mondo sembra collassare costantemente addosso al bambino, poi ragazzo e poi adulto, dalla nascita animalesca alla reclusione senza possibilità di appello in un centro di accoglienza per persone affette da ritardo mentale dove Ludo non riceverà visite o regali, abbandonato a se stesso in una società inospitale con l’unico conforto di una fotografia della madre come ricordo.
Privato anche dell’ultimo ancoraggio alla vita, Ludo tenterà di raggiungere il mare e ipotizzare lì una nuova vita, ma lo spettro della madre lo perseguiterà fino al tragico epilogo. Hänsel usa lo sguardo impaurito e innocente del protagonista per dare corpo agli stigmi sociali, in un film i cui significati passano in particolar modo attraverso il riverberarsi del gesto violento. La violenza subita diventa violenza perpetuata, l’umiliazione percepita diventa umiliazione imposta. Così, nel riflesso continuo di una crudeltà, carnefice e vittima diventano la stessa cosa e sembra non poter esserci via d’uscita da questo gioco di specchi.
Il film
Le nozze barbare
Drammatico - Belgio, Francia 1987 - durata 99’
Titolo originale: Les noces barbares
Regia: Marion Hänsel
Con Marianne Basler, Thierry Fremont, Yves Cotton, Marie-Ange Dutheil, André Penvern, Frédéric Saurel
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