Nathan Bateman, il geniale creatore dell’androide Ava di Ex Machina, vive in una residenza sperduta nel verde di un paesaggio circoscritto dalle montagne in una località non precisata. La sua casa, ovviamente mozzafiato, è mostrata attraverso l’incedere di Caleb, il giovane programmatore che lo raggiunge per determinare se la ‘macchina’ sviluppata dall’uomo sia o meno dotata di coscienza.
Dopo aver superato un ingresso progettato come una semplicissima cabina in legno perfettamente integrata al paesaggio, il ragazzo accede a un ambiente amplissimo, a dominante cromatica grigia, dove il confine tra interno ed esterno è abbattuto dalle mastodontiche vetrate terra-cielo, e in cui la natura è fisicamente presente nella forma di un enorme costone di roccia utilizzato come parete.
Procedendo, Caleb raggiunge un’altra stanza, il cui unico ‘arredo’ è la vista sul fiume assicurata ancora una volta dalle spettacolari vetrate a tutta altezza.
Ex Machina è stato girato nello Juvet Landscape Hotel a Valldal, nella Norvegia nord-occidentale, a poca distanza dal luogo in cui una cascata si getta a precipizio in una gola profondissima. Il committente è un residente della zona, Kurt Slinning, che decide di ingaggiare gli architetti norvegesi Jensen & Skodvin per realizzare, tra il 2004 e il 2008, con il minimo intervento possibile sul territorio, un albergo non convenzionale, le cui camere non si concentrano in un unico volume ma sono disseminate attorno a una fattoria già esistente, recuperata e impiegata come reception.
Lo Juvet è composto da nove camere dai colori neutri e dagli arredi minimali (così da non distrarre gli ospiti dalla vera attrazione, vale a dire ciò che sta all’esterno), realizzate nella forma di piccoli cubi sospesi su palafitte e i cui muri sono sostituiti da vetrate prive di tende per consentire ai clienti di ‘respirare’ insieme al paesaggio. Sono stanze tutte diverse fra di loro, nessuna affacciata su un’altra, ciascuna dotata di una diversa prospettiva e di un proprio orientamento, e ognuna posata su un palo d’acciaio spesso 40 millimetri e fissato nella roccia, in grado di lasciare intatte topografia e vegetazione.
Praticamente, il sogno di un campeggio per ricchi (ma non per milionari: per chi volesse togliersi lo sfizio, una notte nei boschi costa circa 600 euro), sostenibile e bellissimo. Ma nel film il sogno si fa incubo, le vetrate diventano strumento di reclusione, le rare inquadrature sull’esterno mostrano una catena montuosa solcata da una cupa nuvolaglia e una natura incombente e sinistra, pronta a irrompere in quello spazio idilliaco per colonizzarlo, mentre i costoni di roccia, che si scoprono presenti quasi in ogni area della struttura, sembrano organismi di origine sconosciuta che si espandono come un cancro.
Per Garland, il ritorno alla natura è un’utopia di sangue, come confermerà nel successivo Men, che di Ex Machina è quasi una rilettura grossier che deflagra nella parodia volontaria. Quando Caleb accede ai computer del ‘dio’ Nathan e ne scopre gli orrori genetici e umani, si volta a guardare verso l’esterno e vede, terrorizzato, una macchia verde di vegetazione che sembra scrutarlo. E quando finalmente Ava riesce a evadere, lasciandosi alle spalle gli uomini che in maniera diversa l’hanno manipolata, non si sofferma a bearsi di quella natura in cui può immergersi per la prima volta, ma si affretta a raggiungere il luogo che aveva sempre sognato: una zona pedonale qualsiasi vicino all’incrocio trafficato di una città qualunque, come un novello Antoine Doinel che abbia abiurato il mare a favore di semafori e sottopassi.
Il film
Ex Machina
Fantascienza - USA, Regno Unito 2014 - durata 108’
Titolo originale: Ex Machina
Regia: Alex Garland
Con Domhnall Gleeson, Oscar Isaac, Alicia Vikander, Corey Johnson, Evie Wray, Deborah Rosan
Al cinema: Uscita in Italia il 30/07/2015
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Rakuten TV Amazon Video
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