Cage mangia Cage

Per Nicolas Cage il periodo tra la fine degli anni Zero e l’inizio dei nuovi anni 10 rappresenta un passaggio cruciale: chiuso il sodalizio con Jerry Bruckheimer, che aveva trasformato l’eccentrico protagonista di commedie e film d’autore in una superstar dell’action, Cage inaugura la terza fase della sua filmografia, quella della bulimia lavorativa, dei B movie, di uno spazio in cui l’attore in parte recupera le bizzarrie degli esordi e in parte si limita a portare a casa la pagnotta.

La selezione disponibile su The Film Club è un perfetto spaccato del Cage oltre il 2010. The Runner - Il prezzo del potere (sul canale Full Action), drammone politico che ha il solo merito di arrivare a stento oltre l’ora e 20, non contiene alcun “momento Cage”: nessun sovratono, nessuna esplosione di rabbia, nessun uso fantasioso degli accenti.

In Vendetta - Una storia d’amore (su TFC Premium, come i prossimi titoli), disastroso adattamento del romanzo Stupro di Joyce Carol Oates, l’attore è altrettanto misurato (svogliato?), nonostante nelle fasi iniziali del progetto avesse preso in considerazione l’idea di dirigere egli stesso il film.

In Looking Glass, girato a bassissimo costo all’interno di un motel nel deserto, Cage ha barba e occhiali, rendendo più facile distinguere quest’opera dagli altri thriller di serie B che lo vedono impegnato alla fine del decennio. Del tutto diverso è invece il caso degli horror, vera riserva protetta del Cage più straniato, ironico e sopra le righe.

Mom and Dad racconta di un mondo in cui i genitori improvvisamente impazziscono e tentano di ammazzare i propri figli. Un’isteria collettiva che il film non si premura di spiegare né di risolvere (e va benissimo così): Cage che sfascia a martellate il biliardo cantando Hokey Pokey e soprattutto corre per casa cercando contemporaneamente di far fuori i figli e di sfuggire al proprio padre (Lance Henriksen) abbaiando come un cane rabbioso sono momenti che rasentano il sublime. Ma l’ultimo decennio non vede Cage diretto soltanto da anonimi mestieranti. Non mancano infatti incontri con importanti personalità autoriali: quello con Paul Schrader, in realtà, è un ricongiungimento, dal momento che la sceneggiatura di Al di là della vita di Martin Scorsese portava la sua firma.

Dopo lo sfortunatissimo Il nemico invisibile, sottratto al regista e montato senza il suo consenso (ne esiste però un delirante director’s cut clandestino reintitolato Dark), Cage è protagonista anche di Cane mangia cane, dal romanzo di Edward Bunker: nonostante Schrader avesse pensato a lui per il personaggio violento e imprevedibile di “Mad Dog”, Cage chiede di poter fare a cambio con Willem Dafoe, dando così al collega l’opportunità di vestire i panni di un villain luciferino. Un altro incontro sulla carta molto promettente è quello con il regista giapponese Sion Sono. Nonostante Prisoners of the Ghostland (su Full Action) finisca per non mantenere le promesse, regala a Cage, qui chiamato solo Hero, un ruolo di rara coolness.

Nicolas Cage post-2010 su The Film Club