Il titolo è una citazione fuori contesto dal nuovo spettacolo della canadese Mae Martin – SAP, “linfa”, disponibile su Netflix – ed è chiaramente un detto popolare lasciato lì, in coda a una battuta. Si capisce che è senza dubbio una battuta perché lo speciale di Martin è precisamente quello che viene fuori se chiedi all’algoritmo un suggerimento per “Monologo comico di una persona quasi quarantenne ma al passo con i tempi”. Per dire di quanto è onesto l’algoritmo: se gli avessi chiesto lumi per un comico quasi sessantenne e non al passo con i tempi, mi avrebbe risposto Rocco Tanica. Rocco Tanica e Mae Martin sono due intelligenze commedianti agli esatti antipodi di una polarità ideologica, esasperata dalla narrativa fertile sui social e in rete. Da una parte il boomer che non ci arriva fino in fondo e prende in giro (financo con sagacia) quelle che dal suo punto di vista sono idiosincrasie, fallacie di una modernità parossistica andata un po’ fuori controllo; dall’altra la persona non binaria che sta appena dietro l’avanguardia dell’evoluzione sociale e della normalizzazione della fluidità, e che bacchetta et rampogna l’ignorante dall’alto di un’indignata superiorità morale. Due curve che non sono in grado di avere una conversazione, nemmeno se ne andasse della vita di un gattino.
Stavolta però si parla solo di Mae Martin, che di per sé è un gran bel personaggiǝ (esattamente come Tanica). Dice: ma egli/ella – non guardatemi così, la situazione per quanto riguarda la lingua italiana è abbastanza fluida (pun not intended) – è canadese, cosa mai potrà avere di così eclatante? Smercia sottobanco sciroppo d’acero troppo dolce e poi non chiede scusa? Non proprio. Mae Martin, classe 1987, ha cominciato a lavorare nel mondo della commedia a 13 anni, come parte del collettivo The Young and the Useless che lavorava negli spettacoli del Second City, storico franchise teatrale (con sede originariamente a Chicago) specializzato nell’improvvisazione comica. Tredici anni. A lavorare in teatro. Con dei comici adulti. La scommessa, purtroppo, non è se lǝ ragazzinǝ diventerà tossicodipendente, né quando diventerà tossicodipendente; si va direttamente con le schede del bingo e si vede chi fa per primo filotto. Martin ha avuto i suoi problemi ma, fortunatamente, non ci è rimastǝ sotto, costruendosi una solida carriera (soprattutto nel Regno Unito). Merito degli psicofarmaci, della terapia ma anche e soprattutto dell’indistruttibile passione per la stand-up. Cioè, questǝ è talmente appassionatǝ di stand-up che ti viene da scrivere come fossimo in un profilo di Cioè.
Sul serio però. Deve essere che è appassionatǝ, ma tanto. Già stare al mondo dai 13 anni in avanti è per certi versi uno sforzo, se ci aggiungi (per tutto il tempo) anche un’attività sgradita allora diventa davvero un mezzo disagio. E poi la passione e lo studio che ci mette Martin trapelano vistosamente nel suo spettacolo, fatto di tanta tecnica e perfino incorniciato da un incipit e da un post scriptum che dialogano con il monologo e regalano un’ultima, inaspettata punchline. In questo speciale Martin parla di emozioni, di identità, di anni ‘90, di pubertà, di genitori, di sessualità, di rapporti con gli ex, di alci ed è quanto di più vicino a un flusso di coscienza ci sia nel panorama della stand-up. Martin infrange la sua superficie stereotipica con un monologo in cui la sua voce – intesa come l’insieme dei tratti della sua personalità modellati dalla tecnica di performance comica – emerge forte e chiara, intima e riflessiva, ma anche acuta e osservatrice. “Io ho 35 anni e lui 36. A quest’età abbiamo già avuto degli ex degni di nota. Non saremo mai, l’uno per l’altrǝ, quell’ex così importante. Non succederà che ci traumatizzeremo a vicenda come si deve, perciò qual è il senso di stare insieme?”.
Una comicità che potrebbe essere affine a quella di Hannah Gadsby, ma senza l’atmosfera da omelia e i sensi di colpa. Oddio. Martin non si risparmia una frecciatina del genere quando nomina Dave Chappelle, Louis C. K. e Ricky Gervais come esempi preminenti di comici che colpiscono dall’alto in basso o, per usare lo stereotipo di cui sopra, esempi di boomer che non ci arrivano mica fino in fondo. Peccato che Martin non abbia la voglia di scherzare sull’argomento “comici potenti che si prendono gioco delle persone trans” e che la menzione ai colleghi sia una brevissima parentesi seria (quasi seriosa). È vero che l’argomento è scivoloso e delicato, ma perché si sceglie così spesso l’indignazione e ci si nega la possibilità di prendersi a propria volta gioco di chi, a proprio dire, ha portato lo scherzo troppo in là? In questo modo, rispondendo seriamente a uno scherzo (pur ritenendolo di cattivo gusto) forse ci si mette in una posizione di superiorità che stona un po’.
Lo speciale
Mae Martin: SAP
Stand-up Comedy - Canada 2023 - durata 70’
Titolo originale: Mae Martin: SAP
Regia: Abbi Jacobson
Con Mae Martin
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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