«Arando il sertão con il suo carrello traballante, Glauber aveva arato la realtà. E inventando il movimento nuovo, aveva inventato ancora una volta il cinema». Così scrive nei primi anni 60 Bertolucci, folgorato, come Scorsese, dal cinema novo brasiliano e dal suo profeta Glauber Rocha, che l’Italia scoprì presto grazie al Festival di Santa Margherita Ligure di padre Arpa e a Gianni Amico, teologo della liberazione schermica, che proprio nell’arido Nordeste girerà nel 1968 Tropici (prefigurando i sem terra di Lula).
Del resto i “novisti” Pereira dos Santos, Saraceni e Neves proprio al Centro sperimentale di Roma avevano scoperto la formula: regalare all’etica neorealista più sensuali e incalzanti ritmi tropicalisti. Caetano Veloso, leggenda vivente della musica brasiliana, ma anche scrittore e cineasta, ricorda che nel 1962 la visione, all’inizio di Barravento, del faticoso rientro in battigia dei pescatori neri, dopo la dura notte di lavoro tra le onde atlantiche, fu un vero shock culturale. Come se quella sequenza d’approdo del primo Rocha scolpisse nell’immaginario, e quasi in stato di trance mistica, la sostanza identitaria del tropicalismo bahiano, cioè il realismo magico e antropofagico.
Una sequenza che svelava la controstoria del suo gigantesco paese, un’utopia nell’aldiqua: «Quando il mare diventerà sertão e il sertão mare... e quando tra terra e cielo non ci sarà confine» (profetizza Rocha in Il dio nero e il diavolo biondo). Dove “magico” significa, come spiega Jorge Amado, fantastica congiunzione di storia, scienza e lotta (più, non meno, realtà) e antropofagico è aggettivo sincretico, vuol dire “tropicalista”: l’uomo nuovo brasiliano diventerà tale solo nella fusione tra cultura nativa, degli ex schiavi neri e dei portoghesi poveri, divoratisi l’un l’altro ma aperti al più gustoso banchetto anticoloniale. Glauber ne racconta in Il dio nero e il diavolo biondo (1964) e in Antonio das Mortes (1969) l’epopea tragica.
Il massacro, per mano della neonata repubblica brasiliana, alla fine del XIX secolo, del movimento millenarista rivoluzionario, guidato da fanatici messia religiosi e cangaceiro coraggiosi che promettevano alla plebe contadina affamata giustizia e vendetta, fine del latifondo e edificazione della Nuova Gerusalemme: di fronte alla «Sodoma e Gomorra del litorale borghese (Rio, San Paolo...) destinata a essere distrutta dal fuoco del cielo». Rocha dice: in quel massacro il brasiliano è stato ucciso.
In Terra em transe (1967, disponibile, come gli altri film citati, su The Film Club) il Brasile contemporaneo “senza brasiliani” è miserabile, con imprenditori, politici e militari ostaggio degli stranieri e di intellettuali venduti. Un Brasile “scoperto” nel 1500 dai portoghesi, impero indipendente dal 1822, repubblica dal 1888, arricchito da secoli di lavoro schiavistico (abolito nel 1889) che ha edificato metropoli mozzafiato e, dal 1964 al 1985, sotto ferrea dittatura militare. A reprimere una “seconda rivoluzione” e la seconda nascita, abortita, del brasiliano.
Glauber Rocha su The Film Club
Barravento
Drammatico - Brasile 1962 - durata 74’
Titolo originale: Barravento
Regia: Glauber Rocha
Con Antonio "Pitanga" Sampaio, Aldo Teixeira, Luiza Maranhão, Lucy Carvalho, Lidio Silva
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Il dio nero e il diavolo biondo
Drammatico - Brasile 1964 - durata 107’
Titolo originale: Deus e o Diabo na terra do sol
Regia: Glauber Rocha
Con Geraldo Del Rey, Yoná Magalhães, Lidio Silva, Othon Bastos
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Antonio das Mortes
Drammatico - Brasile 1969 - durata 115’
Titolo originale: O Dragão da Maldade contra o Santo Guerreiro
Regia: Glauber Rocha
Con Mauricio Do Valle, Odette Lara, Othon Bastos, Hugo Carvana, Joffre Soares, Lorival Pariz
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Terra in trance
Drammatico - Brasile 1967 - durata 107’
Titolo originale: Terra em transe
Regia: Glauber Rocha
Con Jardel Filho, Paulo Autran, José Lewgoy, Glauce Rocha, Paulo Gracindo
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