La prima è la grande mareggiata da sud, estate 1962: tre amici, Matt Johnson, Jack Barlow e Leroy “the Masochist” (in italiano “Spaccatutto”) Smith, passano il tempo facendo surf e falò su una spiaggia californiana, con le loro ragazze e altri amici, tra feste notturne, sbronze devastanti, un giro oltre il confine messicano a far casino. Sono bravi, i tre, nel surf: Matt è il migliore, e scarica sulle onde il suo temperamento autodistruttivo, Jack è il più posato, Leroy il più pazzo; e Bear, maturo campione di qualche anno prima che adesso fabbrica tavole, sa che, prima o poi, compiranno una grande impresa.
La seconda è la grande mareggiata da ovest, autunno 1965, quando l’acqua comincia a diventare fredda, «il momento che spesso ci trovava soli», dice la voce narrante di Fly, un giovane surfista: la vita è diventata più complicata, il Vietnam è un’ombra scura, la cartolina precetto una minaccia e alla visita di leva c’è chi si spezza una gamba, chi si finge omosessuale, chi pazzo.
La terza è la grande mareggiata da nord, inverno 1968: qualcuno è tornato, qualcun altro non ce l’ha fatta; i tre amici di notte si sbronzano in un cimitero cercando la tomba di un compagno caduto, poi ognuno se ne va per la sua strada. Qualche anno dopo, solo Matt vive ancora lì con la famiglia, e tra le onde volteggiano altri campioni più giovani.
Ma ecco che arriva la quarta: la gigantesca mareggiata della primavera 1974. E Matt prende la tavola perfetta, costruita per lui da Bear, e ritorna alla spiaggia dalla porta pericolante ormai in disuso, davanti alla quale lo aspettano Jack e Leroy, per un’ultima cavalcata.
Terzo lungometraggio di John Milius (dopo Dillinger e Il vento e il leone, il cui successo gli permise di realizzare questa storia ispirata all’adolescenza trascorsa nella spiaggia di Malibù), Un mercoledì da leoni è un bellissimo racconto epico sull’amicizia, sulla fine dell’innocenza, sull’ingresso nell’età adulta, sul grigio un po’ appiattente che prende il posto del blu squillante, e su quelle scintille di passione, solidarietà, pazzia che restano, a illuminare la vita. Matt, Jack e Leroy (interpretati da tre attori che mai sarebbero diventati star, Jan-Michael Vincent, William Katt e Gary Busey) sono “antieroi di tutti i giorni”, quasi prototipi più che personaggi, ragazzi che potrebbero essere usciti da American Graffiti (infatti Steven Spielberg, che con Milius e George Lucas componeva un terzetto di ferro, sosteneva che Un mercoledì da leoni fosse una specie di «American Graffiti incontra Lo squalo»).
Le uniche facce riconoscibili sono quelle di Barbara Hale (nota come Della Street, la segretaria di Perry Mason), che impersona la mamma di Jack (e William Katt è davvero suo figlio), di Patty D’Arbanville (celebre modella e la Lady D’Arbanville di Cat Stevens) e di Robert Englund, nel ruolo minore di Fly e voce narrante, che poi divenne celebre come Freddy Krueger.
Anche la sceneggiatura è poco più di un canovaccio: tre atti e un epilogo scanditi dalle mareggiate, in una successione di eventi prevedibili, che si rincorrono verso il malinconico trionfo del finale. Ma non sono solo le magnifiche scene di surf, riprese dal direttore della fotografia Bruce Surtees in California e alle Hawaii, ad aver trasformato il film in un cult senza tempo: Un mercoledì da leoni è un canto struggente, dedicato a un’età che svanisce in fretta, ad amicizie irripetibili, alle vite sognate, alle persone amate, a quelle perdute, a quello che mai saremo, ma anche a quello che siamo stati.
Il film
Un mercoledì da leoni
Drammatico - USA 1978 - durata 119’
Titolo originale: Big Wednesday
Regia: John Milius
Con Gary Busey, Jan-Michael Vincent, William Katt, Patti D'Arbanville
in TV: 02/11/2024 - Sky Cinema Drama - Ore 05.55
in streaming: su Now TV Sky Go Apple TV Google Play Movies Timvision Amazon Video
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