Questo è l’angolo dell’internet dove possono liberamente riunirsi quelle millesettantasette persone italiane che hanno avuto il piacere di incocciare in Daisy May Cooper. Daisy May Cooper è autrice, attrice, produttrice e sceneggiatrice inglese già conosciuta da queste parti, la cui carriera è tecnicamente decollata molto poco tempo fa – la prima stagione del mockumentary This Country risale al 2017 – ma che negli ultimi cinque anni si è data da fare. Ma non “si è data da fare” nel senso che ha normalmente lavorato come qualsiasi creativo che ha bisogno di fatturare per questioni di mutuo; bensì nel senso che dal 2017 a oggi – con il grosso caveat che tutto il 2021 è andato perso fra i miasmi del Covid – ella ha fatto praticamente tutto. E Stachanov muto.
Tre stagioni di This Country, due stagioni di Avenue 5 – al fianco di Hugh Laurie davanti alla macchina da presa, a collaborare con Armando Iannucci alle sceneggiature dietro la macchina da presa –, una stagione della sitcom The Witchfinder, una stagione (con la promessa di una seconda già strappata a BBC) dell’eccellente Am I Being Unreasonable? (che ha anche co-creato insieme a Selin Hizli) e adesso pure questa Rain Dogs, lussuosa collaborazione tra BBC e HBO.
E pensare che l’unico filo conduttore di tutta questa ripida rampa di lancio – percorsa a regime ipersonico – che si spera scaglierà presto Cooper nell’iperuranio dell’intrattenimento di classe è il fatto che niente di quello che è stato elencato sinora ha avuto una distribuzione italiana. Esatto, nemmeno i nomi pesanti di Iannucci e Laurie hanno potuto fare niente per sconfiggere la maledizione di Daisy May Cooper, la cui promettente carriera per il momento resta appannaggio esclusivo del pubblico anglofono.
Ma ehi, facciamo quelli che guardano al lato positivo e propositivo pronunciando una previsione precipuamente non pessimista (pr): se c’è un lavoro di Cooper che farà breccia nei cuori dei distributori italiani, sicuramente sarà Rain Dogs. La differenza la farà non tanto la qualità – di quella, nella filmografia di Cooper, ce n’è già quanta ne vuoi – e non solo la presenza di HBO (che per esempio non ha aiutato le sorti di Avenue 5), quanto la matrice letteraria di questa nuova produzione. Rain Dogs è la prima serie da showrunner per Cash Carraway, autrice di origini irlandesi ma cresciuta a Londra che nel 2019 ha preso a schiaffi ciò che rimane della letteratura contemporanea pubblicando Skint Estate, libro di memorie che racconta senza troppi fronzoli ed edulcorazioni l’esperienza personale della scrittrice come ventenne indigente digerita dalla pancia di una metropoli che, come la maggior parte delle grandi città moderne, tende a respingere i suoi abitanti più poveri tentando di nasconderli sotto al tappeto, con la speranza di dimenticarsi della loro presenza.
Skint Estate ha fatto alzare abbastanza antenne da far paragonare Carraway a Charles Bukowski, facendo scattare una piccola asta per accaparrarsi gli adattamenti televisivi delle sue opere. L’ha spuntata HBO, ma (complice il solito Covid) non per un adattamento seriale di Skint Estate, bensì per una storia originale che esplora orizzonti simili.
Il titolo, innanzitutto. Che racconta molto della serie. Rain Dogs è una canzone di Tom Waits e, a detta dello stesso cantautore, prende l’immagine di un cane – che, per strada sotto la pioggia, ha perso i riferimenti olfattivi per tornare a casa, lavati via dall’acqua – e la rende metafora degli esseri umani perduti, delle persone senza orientamento, degli uomini e delle donne che non hanno un posto sociale o anche solo fisico a cui appartenere.
La protagonista di Rain Dogs Costello Jones (interpretata da Daisy May Cooper) è esattamente così. Persa. Nell’episodio pilota non viene mostrato il prima. Non sappiamo perché Costello si sia ritrovata sfrattata a causa delle tremila sterline di affitto in arretrato, senza nemmeno un centesimo in tasca nonostante sia sobria da 99 giorni e si intuisca bene che la figlia undicenne Iris sia la cosa più importante della sua vita.
Costello tira a campare giorno per giorno, sperando nella provvidenza e nel frattempo tenendosi a malapena insieme per amore di Iris.
C’è un altro vertice in questa famiglia poco tradizionale, però. Un vertice che ha appena finito di farsi un anno di carcere per aggressione e che si chiama Selby.
È gay, viene da una famiglia molto ricca, sembra discretamente psicopatico con chi gli si mette di traverso e ha un misterioso rapporto di amore e odio con Costello.
Lei lo vorrebbe a tutti i costi fuori dalla sua vita, ma è anche l’unica persona che contatta in un momento di pericolo. E Selby si presenta senza porre questioni, pesta a sangue il maniaco sessuale incel che voleva ospitare Costello per la notte in cambio di un pompino, le consegna le tremila sterline che ha appena vinto a mahjong e se ne va senza cerimonie, esattamente come era arrivato.
Quali sono i trascorsi fra Selby e Costello? Riusciranno a raddrizzare almeno un po’ le loro vite scentrate? E riuscirà Daisy May Cooper a farsi distribuire in Italia? Ai posteri le ardue sentenze.
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