Un epatologo che crede fermamente nelle facoltà rigenerative del fegato e in quelle ricreative di Tinder; una talent scout divorata dall’ambizione, che non può fare a meno di anelare alla perfezione nel proprio lavoro; un’ex giornalista di talento, rassegnatasi alla silenziosa sconfitta di una vita da casalinga, che torna a visitare, periodicamente, «il museo della sua giovinezza». Attorno a un divorzio e alle lacerazioni che ne conseguono, costellate di interrogativi esistenziali - guardare indietro o avanti? Ricucire pazientemente le ferite o cauterizzarle con la dinamite e ripartire da zero? - si dipanano tre singoli racconti di frustrazione e di crisi di mezza età: tre vittime del Sogno americano, e newyorkese in particolare, che si barcamenano tra impossibili altezze e abissi depressivi, frantumando nel processo sogni, famiglie e equilibri dalla solidità solo apparente.
Fleishman Is in Trouble, tradotta in italiano con il banalizzante “woodyallenismo” di Fleishman a pezzi, è una delle dramedy meglio scritte che vi possa capitare di vedere di questi tempi. Ma non solo. È anche un mirabile esempio di come la percezione della realtà possa mutare di pari passo con la soggettiva adottata, in un ribaltamento di prospettiva che rende sgradevole l’eroe con cui pareva di potersi identificare e indifeso chi era parso impermeabile alle emozioni. A narrare la vicenda è la Libby di Lizzy Caplan, chiaro alter ego di Taffy Brodesser-Akner, autrice del bestseller da cui la miniserie è tratta e dell’adattamento della stessa.
Il suo sguardo, malinconico e rassegnato, è l’unico che riesce lucidamente a osservare il disfacimento di una famiglia e gli strascichi di quest’ultimo. Può un’umanità ridotta a una successione di singole monadi egotistiche e autocentrate intrecciare rapporti di autentico amore e reciproca solidarietà? Può una donna trovare l’impossibile equilibrio tra una carriera soddisfacente nel “mondo degli uomini” (Neil LaBute la chiamava la società degli uomini) e le esigenze psicofisiche della maternità? O non resta che osservare il vuoto, appeso e incorniciato in un elegante museo nei pressi di Central Park, per poterlo sentire fuori da sé e prendere atto dell’insensatezza delle nostre esistenze?
Fleishman a pezzi sfiora temi esistenziali e psicoanalitici con mano sapiente, alternando i registri di comico e tragico in una distribuzione equamente ripartita tra gli otto episodi della miniserie. Quasi un In Treatment senza il divano dell’analista, che scava nello sconquasso bipolare dei pazienti, o ancora l’amaro lascito di tanta narrazione newyorkese, dal Metropolitan di Whit Stillman - l’ossessione per gli Hamptons, meta di villeggiatura altoborghese degli inquilini di Manhattan - in giù. Che l’epilogo improntato alla speranza e quasi favolistico sia credibile o meno, poco importa. Il viaggio che ci conduce sino a lì, attraverso la fragilità e la sgradevolezza di Jesse Eisenberg, la determinazione ossessiva di Claire Danes e la smarrita umanità di Lizzy Caplan vale un biglietto di primissima classe.
La serie tv
Fleishman a pezzi
Drammatico - USA 2022 - durata 48’
Titolo originale: Fleishman Is in Trouble
Con Jesse Eisenberg, Claire Danes, Anthony Cipriani, Lizzy Caplan, Elaine Apruzzese, Adam Brody
in streaming: su Disney Plus
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