Era un figlio d’arte: sua madre era parte di un chorus e si esibiva nel burlesque, suo padre un attore scozzese di vaudeville, emigrato a New York da Glasgow. E siccome quando Mickey (il cui vero nome era Joseph Yule Jr.) era appena nato i suoi genitori lavoravano insieme a Broadway, a 17 mesi era già in scena, con uno smoking fatto su misura per lui. Da quel momento la sua vita fu letteralmente e interamente dedicata alle scene: recitò ininterrottamente dal 1927 al 2014 e conobbe momenti di successo straordinario, cadute fragorose, luminosi ritorni. Nell’apice della prima parte della sua carriera, tra i 15 e i 25 anni, girò 43 film e fu tra gli attori meglio pagati. Ebbe otto mogli, la prima delle quali fu Ava Gardner. Era alto 1 metro e 51, guadagnò milioni di dollari e li perse sempre tutti. Fu il solo a recitare insieme a quattro dive leggendarie: Marilyn Monroe (in Lo spaccone vagabondo, 1950), Elizabeth Taylor (in Gran Premio, 1945), Grace Kelly (I ponti di Toko-Ri, 1954) e Audrey Hepburn (Colazione da Tiffany, 1961).
Clarence Brown, che lo diresse in due dei suoi primi film drammatici, disse di lui: “Mickey Rooney è la persona più vicina a un genio tra tutti quelli con cui ho lavorato”.
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