Faremmo un torto a Ficarra & Picone nel considerarli soltanto una coppia comica di successo al box office, perché sono molto di più. Anche oltre Incastrati, la serie per Netflix dove mettono brillantemente alla berlina la mafia e la passione ossessiva per le serie crime, ora giunta alla seconda (e ultima) stagione, di nuovo entrambi alla regia («condividiamo una visione al 50 e 50, dove l’uno aggiunge all’altro, con ogni particolare deciso a monte», precisano all’unisono).
Con la loro Tramp, Ficarra & Picone (e Attilio De Razza) si dimostrano produttori dinamici e intelligenti come pochi altri in Italia oggi: anche oltre le scommesse su nuovi talenti comici (gli esordi di Roberto Lipari, Nuzzo & Di Biase, I soldi spicci), sostenendo autori emergenti (Edoardo De Angelis, Francesco Costabile), opere prime difficili ma importanti (Spaccaossa di Vincenzo Pirrotta), doc controcorrente (La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco), film eccentrici e fuori formato (Gatta Cenerentola). Ammette Ficarra: «C’è l’idea di dare ad altri quella possibilità che abbiamo avuto noi all’inizio, ma dentro la Tramp ci sono tante cose, anzi, cerchiamo sempre di mischiare apporti e sensibilità, spingendo chi fa la commedia a occuparsi di film drammatici e viceversa». E conclude Picone: «Ci piace dire che la Tramp vende libertà, perché sappiamo quanto sia importante per un artista fare quello che ha in mente lui, senza costringerlo a seguire modelli, tendenze, successi, sia pure sempre discutendone insieme».
In Incastrati c’è la parodia del crime seriale e poi c’è anche uno sguardo satirico su magagne e malcostumi del nostro presente.
FICARRA: Ci divertiamo a raccontare quel che vediamo, in modo che la storia, oltre che avvincente e comica, possa essere l’occasione di ironizzare sul mondo intorno a noi. Ecco quindi, per fare un esempio, i mafiosi part-time in tempo di crisi e precariato.
Gli ultimi vostri film, da Andiamo a quel paese a Il primo Natale, come anche Incastrati, graffiano molto la realtà. Li possiamo definire politici?
PICONE: Se per politico s’intende, etimologicamente, occuparsi della cosa pubblica, del mondo dove viviamo, allora certamente sì. Abbiamo affrontato ogni volta temi diversi che ci stanno a cuore e riguardano la vita di tutti: in Andiamo a quel paese la disoccupazione; in L’ora legale la legalità, cioè quanto ognuno di noi si dice onesto ma poi lo è davvero, compresi i politici dei quali ci lamentiamo, ma che forse ci rappresentano più di quanto vorremmo; in Il primo Natale l’accoglienza del prossimo in termini cristiani. Nella prima stagione di Incastrati c’è un monologo del quale andiamo particolarmente fieri, quando il capomafia Padre Santissimo dice: «Noi ci siamo sempre, siamo sottotraccia, aspettiamo che la gente dimentichi, perché se c’è una cosa che la storia ci ha insegnato è che la gente prima o poi sempre dimentica». Ecco, l’aspetto politico di Incastrati è proprio questo: non dimenticare. Che la mafia esiste anche se non si fa sentire.
Com’è nata la serie Incastrati? Come cosceneggiatori ci sono anche Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli che arrivano da serie crime di successo.
PICONE: Incastrati nasce da un’idea che non poteva essere un film. Era un’idea teatrale, ma ne è rimasta solo la situazione di partenza: due che entrano in una casa e trovano un morto, mettendosi nei guai. Ci siamo detti che era l’occasione di esplorare una cosa che non avevamo mai fatto, la serialità in crime. Quando ci vengono idee nuove per intraprendere strade inedite, ci si accende la lampadina. Anche i nostri film sono sempre tutti diversi, non ci piace ripeterci, altrimenti avremmo fatto tre volte Il 7 e l’8, quattro volte L’ora legale, e così via. Ma proprio perché era una cosa nuova per noi, ci siamo voluti confrontare con chi il crime lo frequenta e lo scrive seriamente per vedere cosa succede nel momento in cui l’affronta comicamente.
Si respira il vostro amore per i caratteristi, anche nei ruoli più piccoli.
FICARRA: Più ancora amiamo tutti gli attori, oltre ogni etichetta. Abbiamo però sicuramente un grande amore per gli attori della nostra regione, della tradizione siciliana. Ci sentiamo addosso la responsabilità quando dobbiamo metterli in scena. Tony Sperandeo, in particolare, l’abbiamo usato più volte. Il pubblico italiano l’ha quasi sempre conosciuto nella sua versione più drammatica, i siciliani, e i palermitani in particolare, ne conoscono, invece, anche il lato comico, ironico, perché lui nasceva così. Spesso ci divertiamo a mettere in scena entrambe le facce di un attore che consideriamo straordinario. Ma lo stesso vale anche per Domenico Centamore, che amiamo alla follia, per Sergio Friscia, per Mary Cipolla, che è poco frequentata dal cinema italiano, ma per noi è perfetta nei tempi comici. Ci mettiamo molta cura, anche perché siamo affascinati dal cinema di una volta che ricercava l’attore preciso per dire magari solo una battuta.
Infatti, siete molto generosi nel concedere sempre spazio agli altri personaggi, soprattutto femminili.
PICONE: Per noi il film, oltre l’esibizione del comico di turno, è soprattutto la possibilità di raccontare una storia. Ma non partiamo mai dal presupposto di fare film che solo noi potremmo fare, anzi, devono essere film che potrebbero fare anche altri. Fin dall’inizio, poi, abbiamo dato sempre un ruolo predominante all’intelligenza del femminile. Come anche nella tradizione del comico, le mogli e le fidanzate dei comici sono sempre più intelligenti dei comici stessi. È una sorta di legge non scritta, alla quale neppure noi ci siamo mai sottratti, pure in Incastrati.
FICARRA: A noi piace cedere parti del racconto a personaggi che meritano il giusto spazio, magari interpretati da attori favolosi. Altro che film di Ficarra & Picone. In quei momenti il film diventa loro, e giustamente.
La rappresentazione dei mafiosi corre su un crinale sottile. Sono pericolosi, ma anche buffi, privati della loro retorica virile.
PICONE: Se noi facessimo film drammatici, ti direi che il film definitivo sulla mafia non è stato ancora fatto. La mafia è difficilissima da rappresentare drammaticamente. Diceva Pino Caruso che alla persona intelligente mancherà sempre il punto di vista dell’ignorante. Noi non mafiosi non riusciamo a capacitarci della pochezza della mente di queste persone alle quali spesso attribuiamo un’intelligenza sopraffina. In realtà, sono più belve che altro. Allora li prendiamo in giro, li rendiamo buffi, fin dai tempi di La matassa, ma già anche in Nati stanchi. Però, in Incastrati, alla fine della serie, si va oltre il buffo, secondo noi.
È stata la vostra prima volta con Netflix dopo tanto cinema con Medusa.
FICARRA: Al cinema siamo sempre stati con Medusa, a parte il primo film che facemmo con Rai. Volevamo davvero sperimentare un linguaggio che non avevamo mai frequentato prima, ma che ci sembrava interessante, anche da spettatori. Ci pareva inoltre un formato che ci avrebbe permesso di sviluppare e approfondire di più certi personaggi, e quegli attori ai quali siamo affezionati. Già in L’ora legale su tutti quei personaggi cosiddetti secondari si sarebbe potuto fare un film a parte, uno spinoff dedicato. Poi il film ti costringe a una sintesi anche feroce, mentre la serialità ti offre la possibilità di esplorare altri tempi e ritmi del racconto. Netflix è arrivata al momento giusto con la sua proposta e l’abbiamo colta al volo.
La sala resta importante per voi?
PICONE: Assolutamente. Stiamo scrivendo un nuovo film per il cinema. Poi non si batte l’emozione di vedere al cinema certi film. Come quelli di Tornatore. O anche di Chaplin. Quest’ultimo per forza di cose noi l’abbiamo conosciuto solo in televisione. Quando, però, ho visto al cinema Il grande dittatore, che conosco alla perfezione, è stato come se l’avessi visto per la prima volta. Poi ci sono storie che sono perfette per il piccolo schermo, come appunto Incastrati. Noi diciamo che sono scritte per chi ha il telecomando in mano.
Infatti, La stranezza è stato uno dei maggiori successi italiani dell’ultimo anno in sala. Com’è nato questo gioco d’incastri?
PICONE: Per noi è stato tutto molto naturale. Da tempo accarezzavamo l’idea di fare qualcosa con Andò. Ci piacciono i suoi film, la sua idea di cinema. Quindi quando lui si presenta con un copione su Pirandello interpretato da Toni Servillo, non ce lo siamo fatti ripetere due volte e ci siamo buttati. È la prosecuzione di quello che abbiamo sempre fatto nelle cose nostre. È una nostra fissazione l’evitare di ripetersi. Quindi, ogni volta, siccome sarà l’unica volta, cerchiamo di farla nel miglior modo possibile. La stranezza è un titolo azzeccatissimo. Sembra strano mettere insieme Ficarra & Picone, Pirandello, Servillo, Andò, ma in realtà è tutto molto naturale, dal nostro punto di vista. Più che la stranezza, diventa la naturalezza. Un valore aggiunto del film è stato il parlare moltissimo tra noi prima di iniziare, il prendere consapevolezza di quello che stavamo andando a fare.
FICARRA: Poi è stato anche un film miracoloso nel mettere insieme per la prima volta Medusa e Rai Cinema.
La serie tv
Incastrati
Commedia - Italia 2022 - durata 29’
Titolo originale: Incastrati
Creato da: Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli
Con Salvatore Ficarra, Tony Sperandeo, Francesca Manzini, Valentino Picone, Sergio Friscia, Marianna Di Martino
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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