Mica facile uscire a testa alta dal remake di una serie perfetta come la francese Dix pour cent, un buon successo anche da noi su Netflix dov’è stata proposta come Chiami il mio agente!, forse a propiziare l’anglofono titolo della versione italiana Palomar per Sky (ma CMA è il nome dell’agenzia protagonista, acronimo del patron Claudio Maiorana e anche di Call My Agent).
C’era a monte più di una perplessità legittima nell’adattare al contesto italiano le vicende di un gruppo di agenti delle star del cinema, non meno problematici e schizzati dei loro clienti (nel ruolo di se stessi, con nome e cognome), pensando al divismo nostrano poco glamour e ormai ai minimi termini, addirittura “straccione” per più d’uno. E, invece, Call My Agent è un adattamento riuscito un po’ a tutti i livelli, a cominciare dal rapporto con l’originale, conservato dove opportuno - fino a ricalcare fisiognomicamente alcuni personaggi, come la Lea di Sara Drago e il Vittorio di Michele Di Mauro, sugli omologhi di partenza - ma non ovunque, in particolare nelle storie con le guest star, pur ripetendo, almeno in linea di massima, i plot inerenti il mondo dell’agenzia.
Bene hanno fatto gli sceneggiatori (Lisa Nur Sultan, in grande lancio tra cinema e tv, e Federico Baccomo) a capire che non si poteva tentare una serie del genere in Italia senza giocare di sponda con l’immaginario di Boris, metabolizzato perfettamente (anche in alcuni personaggi e in certi «mortacci» e altri coloriti improperi ben dosati). E senza ironizzare sulla koinè cinematografico-seriale nostrana, in particolare, s’immagina con il placet della committenza, di Sky-Vision, dalla serie in proto-etrusco Tuskia con Paola Cortellesi (e subito si pensa a Romulus) al The Lady Pope (con Spagna!) proposto come pesce d’aprile da un divertito Paolo Sorrentino dopo il Pope Young e quello New, fino all’apoteosi del workaholic Stefano Accorsi che celia su «da un’altra idea» di sé medesimo, come ai tempi di 1992.
Call My Agent: Italia, dunque, è insieme sottile, preciso, informato sui fatti, zeppo di inside joke godibilissimi dentro l’industria (fin dalle affiche appese in agenzia), ma non dimentica il divertimento più d’epidermide (e “facile”), usando bene i suoi divi spampanati, che sia un Pierfrancesco Favino troppo entrato nei panni del Che Guevara («mi tienda es tu tienda!») o una Matilda De Angelis alla gogna sui social per la sua scelta di Sophie. Certo, gli si potrebbe rinfacciare di campare troppo su questi ultimi, quando ha un cast regolare di prim’ordine, con tanti volti in procinto di esplodere davvero (il sempre azzeccato Maurizio Lastrico) e qualche riscoperta preziosa (la sulfurea Marzia Ubaldi).
D’altronde, anche l’originale francese è finito lì, stagione dopo stagione. Ma per ora va bene così, complice la regia da perfetto metteur en scène di Luca Ribuoli e un uso astuto delle location romane da Dolce vita, sempre una marcia in più. Nel personaggio, tutto italiano, dell’attrice morta di fama Luana Pericoli (una meravigliosa Emanuela Fanelli), non solo quando dà il tormento al povero Guzzanti con il suo film, c’è forse la chiave per continuare a fare bene, tra fedeltà all’originale ed evoluzione tutta italiana.
La serie tv
Call My Agent - Italia
Commedia - Italia 2023 - durata 57’
Titolo originale: Call My Agent - Italia
Con Maurizio Lastrico, Emma Lo Bianco, Giulia Pagnacco, Sara Drago, Sara Lazzaro, Paola Buratto
in streaming: su Sky Go
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