Mille cose da dire su Il silenzio del mare, esordio di Jean-Pierre Melville, ma facciamo una premessa. Jean-Pierre Grumbach durante la Seconda guerra mondiale entra nella Resistenza gollista con il nome di battaglia Melville, omaggio al suo scrittore preferito (insieme a Jack London). Sui documenti a fine conflitto viene registrato con il nome di battaglia che resterà da quel momento, e per sempre, il suo.
Melville è quasi tautologico, non esiste nessun cineasta al mondo uguale a lui, anche rispetto alla tradizione francese è un’altra cosa, e avendo realizzato solo 13 lungometraggi, non ha fatto “film minori”. Certo, i suoi polar sono più celebri, in Fino all’ultimo respiro di Godard, dove compare nei panni dello scrittore Parvulesco, viene citato ben due volte Bob il giocatore come si trattasse di una persona reale.
Ma i tre titoli proposti da RaroVideo Channel in lingua originale con i sottotitoli, quindi Le silence de la mer (1949), Quand tu liras cette lettre... (Labbra proibite, 1953) il suo terzo, raro, e Deux hommes dans Manhattan (Le jene del quarto potere, 1959) sono cruciali. Torniamo all’esordio. Alla base un racconto di Vercors, esaltazione massima della Resistenza passiva francese, livre de chevet di tutti i maquisard (partigiani) durante la guerra. Storia di un uomo anziano e una ragazza, zio e nipote, costretti a ospitare un ufficiale delle SS. Durante la sua permanenza non gli rivolgono né la parola né uno sguardo, mai.
E il tedesco si strugge perché è francofono e francofilo, adora la cultura del paese, gli italiani hanno Dante, i tedeschi Goethe, certo grandissimi ma i francesi hanno Balzac, Baudelaire, Corneille, Descartes, Hugo - «e sono solo alla lettera H!» - ma Melville è implacabile come i suoi ospiti, gesti rigorosi, essenziali, austeri come la messa in scena che anticipava Bresson («non sono io che bressonizzo, è lui che melvillizza!») e la scenografia, non artificiosa trattandosi della vera casa di Vercors, mura suppellettili e biblioteca sono quelle che respirarono la nascita di un racconto formidabile.
Lo stile si ritrova tutto in Quand tu liras cette lettre..., non amato dall’autore che accettò di girarlo per dimostrare di poter filmare qualunque cosa, ma pieno di chicche a partire dalla storia che pare un Matarazzo d’annata o un Lattuada degli inizi (il riferimento a Lattuada non è buttato lì: Melville scelse Yvonne Sanson dopo avere visto Il cappotto). Juliette Gréco voleva farsi suora, ha rinunciato per stare insieme alla sorella, la Sanson appunto, ma entrambe incontrano un seduttore che metterà a dura prova vocazione e legami familiari. Personalmente credo che sia un buon mélo con intuizioni che l’autore riprenderà, approfondendole, in Léon Morin, prete - La carne e l’anima. Punto debole la Gréco, non una grande attrice, ma era talmente bella... Invece dei Deux hommes dans Manhattan uno è Melville stesso nei panni di un giornalista francese in trasferta a New York con un fotoreporter che vorrebbe costruire uno scoop “drogando” il decesso di un politico. Un omaggio al noir classico, dall’estetica raffinatissima.
Jean-Pierre Melville su The Film Club
Il silenzio del mare
Drammatico - Francia 1947 - durata 86’
Titolo originale: Le silence de la mer
Regia: Jean-Pierre Melville
Con Howard Vernon, Jean-Marie Robain, Nicole Stéphane
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Labbra proibite
Drammatico - Francia/Italia 1953 - durata 104’
Titolo originale: Quand tu liras cette lettre
Regia: Jean-Pierre Melville
Con Yvonne Sanson, Juliette Gréco, Daniel Cauchy, Irene Galter
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Le jene del quarto potere
Drammatico - Francia 1959 - durata 84’
Titolo originale: Deux hommes dans Manhattan
Regia: Jean-Pierre Melville
Con Jean-Pierre Melville, Pierre Grasset, Jean Darcante, Jerry Mengo, Jean Lara
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