La scrittrice francese Sylvie Ohayon, già dietro la macchina da presa di Papa was not a Rolling Stone tratto da un suo romanzo di grande successo, nell’opera seconda sceglie di far luce sulle complesse relazioni femminili che attraversano le mura domestiche, escono in strada e rientrano nei luoghi di lavoro ambientando il racconto all’interno della sartoria della prestigiosa maison Dior, simbolo dell’eccellenza della moda francese.
In Alta moda (dal 17/10 su IWONDERFULL a € 7,99 e sul Prime Video Channel incluso nell’abbonamento mensile) protagonista è una ragazza che vive nelle banlieue e non ha nessun progetto per il futuro. Quando nella metro deruba una sarta della maison prossima alla pensione, il suo destino cambia. Dallo scontro nasce una relazione difficile, ma che si basa sulla trasmissione di un sapere, sul rispetto per sé e per gli altri, sulla bellezza di conoscere un mestiere.
Il racconto di formazione non ha grandi elementi di novità, più interessante invece è il modo con cui la regista sceglie di comunicare un messaggio essenziale: saper fare qualcosa. È questo quello che rende una persona davvero soddisfatta di sé. Conoscere un mestiere non è semplicemente lavorare; significa avere la possibilità di dare il proprio contributo. Per Ohayon il mestiere della sarta è il più adatto a fare questo discorso e il film ci svela quello che non sappiamo quando vediamo (o abbiamo il privilegio di indossare) un abito d’alta moda: il lavoro estenuante delle ricamatrici; il movimento chirurgico delle dita affusolate delle sarte, l’ossessione per la pulizia nel maneggiare stoffe di grande pregio; il sudore causato da lunghi turni di lavoro e nascosto dalla nebulizzazione costante della fragranza Miss Dior nelle stanze dell’atelier, la solidarietà femminile fra colleghe ma anche la frustrazione che si trasforma a volte in sadismo.
Alta moda, pur avendo come obiettivo il racconto della trasmissione di sapere da una donna a un’altra, e non quello di mostrarci i retroscena della professione, ci porta dentro al mondo dell’haute couture, arricchendo la storia di aneddoti e preziosi segreti del mestiere come, per esempio, il fatto che per far scorrere più veloce un ago nella stoffa bisogna ingrassarlo sfregandolo fra i capelli. Il titolo è piuttosto fuorviante e anche la messa in scena poteva fare di più (discutibile l’ambientazione dall’allure romantico della sartoria Dior, poco aderente alla realtà, ma funzionale al gioco di contrasti con la banlieue, come ha dichiarato la regista).
Anche Luciano Emmer avrebbe potuto fare di più quando con Le ragazze di Piazza di Spagna (1952) ci faceva conoscere sul grande schermo l’atelier delle sorelle Fontana e l’indispensabile lavoro delle “sartine” che hanno contribuito a far nascere il Made in Italy nel Dopoguerra, ma anche qualche piccolo dettaglio sul mestiere del sarto che, come scriveva Thomas Carlyle, «non solo è un Uomo, ma ha qualcosa del Creatore o della Divinità» (Sartor Resartus, Liberilibri, 2009).
Il film
Alta moda
Commedia - Francia 2021 - durata 101’
Titolo originale: Haute couture
Regia: Sylvie Ohayon
Con Nathalie Baye, Lyna Khoudri, Pascale Arbillot, Clotilde Courau, Claude Perron, Soumaye Bocoum
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