«Questo è il nostro pianeta, il pianeta Terra. È il pianeta su cui mi trovo, letteralmente, in questo momento. E, a meno che non siate in volo o che non stiate cadendo da un edificio, direi che lo stesso vale per voi». Fattuale. Ed è questa la forza principale di Philomena Cunk: riportare i fatti. Non dei fatti qualsiasi però. Bensì i fatti osservati dalla preziosa prospettiva di un dipendente pubblico non solo deficiente e scemo, ma anche piuttosto arrogante e ignaro. L’ennesima evoluzione del prototipo di personaggio che da David Brent (protagonista del The Office inglese che poi ha preso vita propria) è passato per l’alter ego populista di Stephen Colbert ed è tornato all’aplomb inglese grazie a Diane Morgan – che con Ricky Gervais nei panni di David Brent ci ha anche lavorato – a braccetto con quel satrapo grafomane dal bizzarro senso dell’umorismo di Charlie Brooker.

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Diane Morgan e Charlie Brooker

Charlie Brooker lo conoscono tutti per essere quello che inquieta ma fa anche riflettere con Black Mirror; mentre solo alcuni lo conoscono per aver preso per i fondelli il Grande fratello con Dead Set e invece proprio nessuno (in Italia) lo conosce per aver ideato, scritto e presentato Charlie Brooker’s Weekly Wipe. Ovvero il contenitore di satira e critica sociale buffa in cui nasce il personaggio di Philomena Cunk, giornalista idiota il cui carattere cialtrone e imperturbabile potrebbe essere riassunto nella battuta: «È difficile credere che io stia camminando attraverso le rovine della primissima città umana. Infatti non è così. Quella si trova in Iraq, che è un posto lontanissimo e anche pericoloso, cazzo. Ma quei resti somigliano più o meno a questi, quindi non avreste mai saputo che in realtà non sono mai stata in Iraq se non ve l’avessi detto per sbaglio ora».

Cunk on Earth – mockumentary che in cinque episodi da mezz’ora l’uno documenta l’intera storia dell’umanità – diventerà abbastanza in fretta la cosa Netflix preferita da molte persone che hanno una presenza sagace sui social network. È costruito da piccoli bit che sembrano fatti apposta per essere condivisi su internet, digievolversi in meme e diventare virali in tempo zero. Metti insieme la copertura a tappeto di Netflix e il ritmo da Tik Tok ed ecco che Philomena Cunk riesce a diventare un fenomeno globale quasi dieci anni dopo aver fatto la sua prima apparizione in tv e cinque anni dopo aver debuttato su BBC2 con il suo show barra format personale. Solo che all’epoca non perdeva tempo con i posti meno importanti, si concentrava sull’essenziale e dunque si chiamava Cunk on Britain.

Come i Monty Python e Mel Brooks, Cunk on Earth sorvola la storia umana facendone una ricognizione piuttosto creativa, a partire da una sceneggiatura fitta che passa dalla preistoria a Facebook nel giro di cinque episodi ma toccando tutti i tasti principali. D’altronde, nella comicità, è importante avere un testo calibrato e ben cesellato perché, come dice la stessa Philomena, «la scrittura cambiò il mondo. Improvvisamente le idee non dovevano scomparire solo perché moriva la persona che le aveva in testa». Estremamente vero nella sua semplicità. Un pizzico di improvvisazione viene riservata invece per tutti quei momenti in cui Cunk, come Sacha Baron Cohen, si rivolge a esperti, accademici e studiosi sbandierando un’orgogliosa ignoranza e contando sul fatto che, nella maggior parte dei casi, si tratta di cervelloni piuttosto educati e provenienti da ambienti nobili e forbiti tipo Oxford, dunque in grado di rimanere impassibili e compassati anche di fronte alla più grossa castroneria del mondo.

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Cunk on Earth

Perché bullizzare una persona stupida davanti a una macchina da presa è tuttora una faccenda sconsigliabile; ma anche perché dio benedica ora e sempre la corona per lo sciocco senso di formalismo che ha instillato geneticamente nei suoi sudditi; ma soprattutto perché, come dice Philomena, «forse sarò fredda io, ma non me ne frega un cazzo degli antichi greci» (detto di fronte a una professoressa di greco antico dell’università di Bristol). E come Rowan Atkinson, infine, Philomena Cunk è disposta a sacrificare il proprio corpo sull’altare della divulgazione, rotolando da dune se non ripide, quantomeno molto sabbiose. D’altronde, nella comicità, la fisicità è molto importante perché, come dice la stessa Philomena, «i greci crearono anche una specie di teatro per gli stupidi, chiamato sport». Teatro e attività sportiva, due forme d’arte diverse ma uguali. Quanta saggezza?

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Cunk on Earth

Il tutto viene confezionato da Diane Morgan, Charlie Brooker e dall’esercito di minion che lavora per lui in una cornice da parodia dei documentari di David Attenborough, che se Neri Marcorè dovesse scoprire Cunk on Earth ce lo ritroviamo a mangiarsi il cappello tipo Rockerduck perché lui certe cose sono vent’anni che le propone facendo un perfetto Alberto Angela e Netflix non l’ha mai ricoperto né di soldi né di gloria.

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Cunk on Earth

Questa brillante serie di finti documentari non ti dà tregua. Ogni singolo momento – ogni parola o sovrapposizione con le immagini, ogni stacco di montaggio, ogni transizione, ogni inaspettato momento slapstick, ogni interazione con gli esperti che si avvicendano, ogni strafalcione, ogni momento meta – costruisce una battuta o un gioco di parole, con preparazione e punchline che non sono mai troppo distanti tra loro, ma non per questo impediscono collegamenti interni e rimandi. Ne sanno qualcosa l’amico Paul e zia Carol. Cunk on Earth è sia una serie rapidissima di flash – in cui funziona benissimo, per esempio, l’assurda e ripetuta intromissione del capolavoro belga di cafonaggine techno Pump Up the Jam – sia un flusso sinuoso e costante, che si muove ad altissima velocità e con un ritmo sincopato ma anche melodico. E poi ognuno saprà trovare i suoi momenti preferiti per esalare il suo ultimo respiro. Sulla marchetta al resort di lusso in Messico io ho perso tre anni di vita; e quando Philomena tortura l’Alexa/Beethoven e lo costringe a suonare Here Comes The Hotstepper ho sputato i polmoni bronchiolo per bronchiolo.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.