Nell’appuntamento di questa settimana con il pilota VPN infrangiamo un paio di allegorici imeni che erano rimasti intatti finora: vi suggeriamo la prima serie animata dallo stile classico a passare il vaglio dei grandi titoli (per il momento) inediti in Italia; ma vi forniamo anche la serie più facile e meno ambigua di sempre da consigliare ad amici e conoscenti. Forse ce l’avete in mente, quella sensazione di quando una persona con cui state socializzando – e già qui, se avete più di 35 anni, potete cominciare a percepire la fatica insieme a me – scopre che avete la passione per le serie tv e si azzarda a fare due cose: A) si sente in dovere di recensire tutte le ultime 16 serie che ha visto e tocca fare buon viso a cattivo gioco prestando attenzione ad alcune delle peggiori analisi televisive di sempre («Vero che di mestiere faccio l’ufficio stampa di Coca-Cola, ma mi sento di dire che se Pasolini fosse stato vivo avrebbe amato la forza rivoluzionaria espressa da La casa di carta») e B) ti chiede i consigli. Non un consiglio. I consigli. Al plurale. Con insistenza. E tu non è che sai tanto cosa dire, perché consigliare una serie tv è come consigliare un profumo: un po’ devi conoscerla quella persona a cui stai suggerendo come odorare per i prossimi mesi o come investire una manciata di ore del proprio prezioso tempo.
La serie della settimana si chiama Velma ed è il retcon prequel – HAHAHA. Questa sì che avrebbe fatto venire un attacco epilettico a Pasolini. Scusate. Ma rimane il modo più semplice per dire: una storia che viene prima della storia più famosa, modificandone alcuni tratti della coerenza narrativa cui siamo abituati – della celeberrima e pantagruelica (54 anni di onorata carriera - una quindicina di film - più di 500 episodi tv) saga episodica di Scooby-Doo e compagnia investigante.
Per i non iniziati, in teoria pochi, Velma Dinkley è la ragazza sveglia (e un po’ saccente) della Misteri e affini, il genio deduttivo con caschetto, occhialoni, lentiggini e maglione arancione a collo altissimo cui si devono la maggior parte delle intuizioni logiche che portano alle buffe risoluzioni dei buffi enigmi in cui la buffa banda si trova coinvolta in ogni buffo episodio. Il motivo per cui questo retcon prequel (HAHAHA. Scusate, è più forte di me) è la serie più facile del mondo da consigliare è semplice: per l’occasione, infatti, la produttrice e showrunner informale Mindy Kaling ha deciso di incarnarsi in Velma, trasformandola in una versione animata e adolescente di se stessa e lasciando intatte, come tratti distintivi del personaggio, giusto la passione per i misteri e l’atteggiamento da teenager che sa di essere più sveglia dei coetanei.
Dunque Mindy Kaling ha scelto di imporre la propria personalità sul personaggio, e non c’è niente di male; ma la caratteristica principale di Kaling, come attrice, sceneggiatrice e showrunner, è di essere talmente se stessa senza filtri né compromessi che o ti sta molto molto mooolto simpatica, o la detesti amichevolmente ma con tutte le tue forze. Non c’è troppo spazio per del sano cerchiobottismo doroteo.
La storia è semplice ma non banale. La serie, partendo da Velma e mantenendo intatto lo spirito risolvi-enigmi del cartone originale, deve raccontare la nascita della Misteri e affini fornendo un contesto ai personaggi storici e cercando di ampliarne le personalità all’interno di una narrazione più strutturata e meno episodica. Velma diventa la figlia adolescente e socialmente sfigata di un avvocato di origini indiane; la madre invece, una scrittrice di romanzi gialli, è scomparsa misteriosamente da qualche anno, lasciando la figlia in preda ai sensi di colpa e a un’ansia invalidante che, nel momento in cui la ragazza prova a risolvere un enigma, le provoca terribili allucinazioni.
Per non farci mancare nulla, lo scalcagnato liceo di Velma entra nel mirino di un ignoto serial killer che uccide le ragazze popolari cavando loro il cervello. Il primo indiziato è Fred Jones, che non è più il mascellone bello e perfetto dell’originale, bensì un adolescente ancora bambino, ricco e viziato. Ad aiutare Velma nelle indagini c’è il suo migliore amico nerd inutilmente innamorato di lei Norville (non più soprannominato Shaggy) e l’ex migliore amica d’infanzia Daphne, con l’adolescenza passata al lato oscuro della forza, diventando culo e camicia con le mean girls della scuola.
Va’ che Velma è una bestia strana e interessante. Ha preso un testo che veniva dato per scontato, Scooby-Doo, e l’ha aggiornato al 2023. Scritta dal comico e sceneggiatore Charlie Grandy (Saturday Night Live, The Office, The Mindy Project) per i tipi di HBO, Velma è come la sua protagonista, che a sua volta è come la promotrice della serie Mindy Kaling: troppo sveglia per non essere meta-testuale e ammiccante, piena di pregiudizi e opinioni tranchant su tutto e tutti, dalla personalità troppo marcata per risultare indifferente a chicchessia. Dopo la cura Kaling, il nerd pauroso Shaggy è diventato l’afroamericano vlogger di cibi spazzatura Norville; il quarterback Fred si è digievoluto in un adolescente figlio di papà che deve ancora svilupparsi e non sa tagliarsi il cibo da solo; e la secchiona bianca Velma è diventata una problematica ragazza di origini indiane che sta esplorando la propria sessualità.
Gli americani sono: IMPAZZITI. Basta vedere il punteggio ottenuto dalla serie su IMDb, leggermente influenzato da una probabile torma di bot sguinzagliata da qualcuno che vuole influenzare ideologicamente l’opinione pubblica. Guai a toccare agli americani i testi sacri della loro infanzia. L’unica cosa peggiore sarebbe stata riscrivere la Bibbia e a questo punto spero davvero che qualcuno regali una valigia di soldi a Mindy Kaling chiedendole di fare una nuova versione della storia di Gesù in cui lei interpreta una Maria che, quando le viene annunciata l’immacolata concezione, insiste fortissimo con l’arcangelo per parlare con il suo responsabile.
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