Quando Susan e Christopher Edwards sono stati arrestati nel 2014, al rientro in Inghilterra dopo una breve latitanza in Francia, avevano con sé pochi euro e una sorprendente quantità di memorabilia cinematografici. Poster d’epoca, lettere, foto autografate: la passione per il cinema li aveva uniti, fungendo per Susan - la «fragile Susan» - da bozzolo protettivo contro la realtà; per lei Christopher era un eroe virile alla Gary Cooper, e l’ennesima visione di Mezzogiorno di fuoco un calmante più potente di qualsiasi pasticca.
Ed è con un ciak, con un «azione!» in un set, che si apre Landscapers, avvertendoci però che quella degli Edwards, in carcere per duplice omicidio e occultamento di cadavere, è una storia vera; e tuttavia facendo svanire l’aggettivo «vera» (proprio come avviene nella serie Fargo) per lasciarci solo con una storia: quella di una mite, ordinaria coppia di mezza età, lui contabile lei bibliotecaria, arrestata dopo il ritrovamento degli scheletri dei genitori di Susan, sepolti in giardino 15 anni prima ed entrambi uccisi con due pallottole nel petto.
Una storia che i poliziotti incalzano per ricostruire: Susan ha ucciso i suoi genitori per soldi? Chris ha assassinato i suoceri per accumulo di rabbia e rancore? Con esaltata brama di re-enactment, gli agenti trascinano letteralmente i due educatissimi coniugi dentro la scena del crimine, rimettendo loro in mano la pistola, muovendosi in uno spoglio set alla Dogville, con gli operatori in bella vista: come nel nuovo Scene da un matrimonio, il meccanismo della fiction è messo a nudo, il true crime ridotto a teatrino truce per gli sbirri/spettatori, pronti a esultare come sugli spalti per un’intuizione azzeccata o una rivelazione inattesa, e i due presunti assassini trasformati in attori costretti a ripetere il presunto misfatto.
A metà fra la metatelevisione e il girone infernale, la miniserie targata Sky/HBO è diretta da Will Sharpe (Il visionario mondo di Louis Wain) con taglio quasi sperimentale: sequenze intinte nel febbrile universo di fantasie cinematografiche di Susan, le immagini del delitto a fondersi con quelle di Truffaut e Zinnemann, viraggi rossi e verdi da incubo del muto, e un’intera puntata, l’ultima, dove la mesta realtà in bianco e nero si alterna a un fulgido western di cui Susan e Chris (Olivia Colman e David Thewlis, struggenti entrambi, ma lui superlativo) sono eroi in costume.
Ma oltre la riflessione su immagini e true crime, a dare una marcia in più è lo script di Ed Sinclair (marito di Colman), che fa di Landscapers una disperata storia d’amore: “giardinieri” (questo significa il titolo) l’uno dell’altra, Susan e Chris modellano la realtà secondo la propria visione, potano gli angoli oscuri, seminano nuove verità, ciascuno dando la sua storia. È poi così fragile Susan, o manipola col suo vittimismo? E Chris, è rimasto accanto a lei per eroico altruismo, o per vigliaccheria? Come in ogni relazione, vittima e carnefice si specchiano l’uno nell’altra, le due campane di rado coincidono, e la verità dell’amore è sfuggente e cangiante come quella di un crimine irrisolto.
Pubblicato su Film Tv n° 03/2022
La miniserie
Landscapers - Un crimine quasi perfetto
Poliziesco - Gran Bretagna 2021 - durata 54’
Titolo originale: Landscapers
Creato da: Will Sharpe
Con Olivia Colman, David Hayman, Will Sharpe, David Thewlis, Laila Alj, Samuel Anderson
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