Immaginate, nella vita, di essere un giovane regista di discreto successo a cui arriva un messaggio in privato su Twitter. E già qui la faccenda si fa dubbiosa. Il mittente del messaggio è Paul T. Goldman, uno che da più di dieci anni sta notoriamente cercando di convincere qualcuno, qualsiasi persona del mondo dello spettacolo, a realizzare qualcosa – qualsiasi cosa, per dio, anche una serie di spot per il sociale da mandare in loop sul canale interno di una qualche catena di alberghi, a sandwich tra il tutorial che spiega come usare la cassaforte e quello che elenca i prezzi del minibar – a partire dal romanzo autobiografico del 2009 (Duplicity: A True Story of Crime and Deceit) che lo stesso Goldman si è scritto e si è autopubblicato su Amazon.

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Paul T. Goldman

Dice, ma sarà anche un po’ mezzo matto questo Paul T. Goldman che va in giro a tormentare i giovani registi di discreto successo. Probabilmente sì. Però sarà mezzo matto pericoloso? O sarà mezzo matto da farci sopra una serie tv che non si capisce bene se crede alla sua storia, se gli dà il beneficio del dubbio, se lo prende in giro, se lo giudica o se sta solo osservando da vicino un uomo un po’ mitomane e un po’ psicopatico mentre lotta in tempo reale con dei confini sempre più confusi tra realtà e finzione? Comunque, per tornare alla premessa, se sei quel giovane cineasta di discreto successo a cui è arrivato un messaggio in privato su Twitter da un personaggio del genere allora ti chiami Jason Woliner e sei anche stato il regista di svariati episodi per serie tv di raffinata comicità e blasone – Master of None, The Last Man on Earth, What We Do in the Shadows, Nathan for You – oltre che di quella simpatica mattata di Borat - Seguito di film cinema: Consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan. Quindi un po’ sei già abituato alla gente strana e ai set bizzarri; e per questo motivo ti butti con entusiasmo sulla storia di Goldman, convinto di avere del materiale valido per ritoccare ancora una volta l’asticella del linguaggio audiovisivo che si approccia a quel concetto effimero noto come “realtà”.

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Paul T. Goldman

Perché dai, oggettivamente e a pensarci bene l’idea di realtà oggettiva è un po’ saltata fin dai tempi di Platone. Poi è arrivato Matrix a mettere l’ultimo chiodo nella bara. Si può parlare più facilmente di realtà condivisa, ecco. Ma chi siamo noi per dire a Paul T. Goldman che la sua storia, per quanto scarsamente credibile e infarcita di minuziosi dettagli che ricordano sinistramente un tizio che gioca a fare lo scrittore scarso, sia inventata di sana pianta? E soprattutto, se per lui è abbastanza vera e tangibile da essere diventata la sua realtà oggettiva, chi siamo noi per privarlo della possibilità di scavarsi la fossa con le sue mani dandogli la chance di raggiungere la celebrità che tanto sembra agognare? Dunque Jason Woliner, che si rivela uomo di cinema astuto e abile nel costruire e osservare queste dinamiche senza esprimere giudizi, realizza al millimetro la fantasia di Goldman: prende i soldi di Peacock – che, ricordiamolo, da qualche mese è disponibile in Italia con una selezione di titoli all’interno del bouquet di Sky e dunque, forse/speriamo, potrebbe proporre anche da noi questo titolo – per realizzare una serie tv che sia la fedele trasposizione di Duplicity: A True Story of Crime and Deceit e in cui il personaggio principale Paul T. Goldman sia interpretato dallo stesso Paul T. Goldman, circondato da attori professionisti mentre recita il copione dell’adattamento per il piccolo schermo scritto da Paul T. Goldman, che nel frattempo appare anche nei panni di se stesso, stile documentario true crime, mentre racconta rivolgendosi direttamente al pubblico il dietro le quinte dell’incredibile vicenda accaduta a Paul T. Goldman.

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Paul T. Goldman

La premessa, stesa velocemente nel primo episodio, è molto agile. Innanzitutto la produzione ci tiene a ricordare che “Le affermazioni espresse dai protagonisti di questa serie sono da intendere come speculazioni e opinioni personali e non riflettono opinioni e credenze di chi ha creato la serie”. Secondo poi ecco a voi Paul T. Goldman, all’anagrafe Paul Finkelman senza la T., uomo di mezza età che da anni cerca di conquistare la volatile indignazione dell’opinione pubblica condividendo urbe et orbi la fantasiosa, incoerente, improbabile storia di come è stato più volte truffato da una donna che ha conosciuto su un sito per incontri, che ha sposato, divorziato, ri-sposato, ri-divorziato e poi non so come vada a finire perché ho visto solo il pilota, ma debbo ammettere di essere rimasto incuriosito.

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Paul T. Goldman

Una storia che, se fosse inventata come sembra, sarebbe il più grande diorama di sempre, un modellino di realtà per il quale Goldman è arrivato a produrre, tra le altre cose, tutti gli scambi di mail con l’ex moglie – finora il migliore rimane quello in cui lei elenca le condizioni per tornare insieme a lui: 5mila dollari al mese per le spese, a letto alle 20.30 e sveglia alle 6.30, sexy time rigorosamente alle 17 non prima né dopo, cene con amici e/o famiglia solo una volta alla settimana, esercizio quotidiano (passeggiate), sinagoga settimanale o bisettimanale. A Paul T. Goldman la domanda non interessa, ma Woliner se la pone silenziosamente a più riprese, giocando con la risposta: cosa è vero e cosa è falso, sia nella storia originale, sia nella messa in scena della storia?

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Paul T. Goldman

Per esempio, e a insaputa dell’ignaro protagonista, l’andamento del rapporto sul set tra l’attrice che interpreta la moglie di Goldman (Melinda McGraw) e Goldman stesso ricalca quello raccontato dalla storia vera, o spacciata come tale dal suo protagonista e narratore. Il collante di questo metauniverso espanso sono il regista, il cast e la troupe, che a volte intervengono nel magico mondo di Paul con questioni molto prosaiche riguardanti la produzione, infrangendo il velo di un universo narrativo incestuoso in cui Goldman dialoga con il se stesso che ha vissuto la storia, il se stesso che ne ha tratto un’autobiografia e il se stesso che ora sta interpretando se stesso nella serie tv tratta dal libro. Paul T. Goldman, la serie, si inerpica sullo stesso solco tracciato da altri film e serie tv recenti – Tiger King, The Act of Killing, American Vandal, The RehearsalCurb Your Enthusiasm – che riflettono sulla fragilità del concetto di verità e sulla prepotenza di quello di post-verità, sulla potenza della messa in scena e della ricostruzione artistica; e, in ultima istanza, sul valore umoristico insito in questo stacco fra realtà percepita e realtà talmente desiderata da diventare palpabile.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.