Dopo il successo planetario delle tre stagioni di L’amica geniale, arriva su Netflix la serie La vita bugiarda degli adulti, diretta da Edoardo De Angelis e tratta dall’ultimo romanzo di Elena Ferrante. Ne parliamo con gli autori.
Nella serie tornano alcune dinamiche chiave della narrativa ferrantiana, per primo il confronto con l’altro-da-sé che accende un percorso di «smarginatura» e ridefinizione dell’identità: in L’amica geniale quello di Elena con la coetanea Lila, qui quello dell’adolescente Giovanna con l’«impresentabile» zia Vittoria.
FRANCESCO PICCOLO: A fare di Ferrante una grande scrittrice è anche la capacità di lanciare intere storie attraverso dettagli minuscoli, come quella frase detta dal padre - «Giovanna sta facendo la faccia di Vittoria» - da cui il percorso di formazione prende le mosse. È vero che il confronto di Giovanna con la zia può somigliare a quello di Elena con Lila: è il confronto con l’ancestralità, un’ancestralità che lei deve riscoprire dentro di sé, sotto le sovrastrutture della vita borghese.
LAURA PAOLUCCI: Sono piccole trame, piccoli fili che ritroviamo anche in altri romanzi. Del resto Ferrante è un’autrice tout court proprio perché ha inaugurato un mondo, il suo, dentro il quale si muove agile, come se ne possedesse la mappa. Rispetto a L’amica geniale, si può dire che il rapporto è lo stesso, ma ribaltato: lì le protagoniste sono dentro al rione e tentano di uscirne, qui Giovanna da un ambiente borghese si trova catapultata indietro nel Pascone, nella sua vitalità.
FP: Ecco, se volessimo cercare una continuità sarebbe con Andrea, il padre. È come se Elena, crescendo, si fosse trasformata in questo professore che pur avendo trovato un riscatto fuori dal Pascone vi resta legato suo malgrado attraverso la sorella, la sua Lila. In definitiva però credo che questa serie si emancipi dalla tetralogia più di quanto non faccia il libro: Ferrante non ama indulgere nella caratterizzazione delle epoche; noi per forza di cose quel mondo dovevamo mostrarlo, ed è stato eccitante ricostruire gli anni 90 dal punto di vista visivo, scenografico, musicale.
LP: La musica in particolare è stata per noi un elemento propulsivo fondamentale: Edoardo ci ha mandato da subito delle playlist - 99 Posse, Almamegretta, Massive Attack ma pure Peppino di Capri o Gianna Nannini - che ci hanno immediatamente riportati indietro alle sensazioni di allora.
FP: ...A una Napoli che è non quella mitica di L’amica geniale, ma quella della nostra giovinezza.
Questa Napoli a Giovanna è sconosciuta come le è sconosciuta Vittoria: per accedere all’immagine mancante della zia, per specchiarsi e ri-conoscersi, dovrà imparare a conoscere la città, al di fuori dei confini abituali. In tal senso, La vita bugiarda degli adulti è la storia di uno sguardo che si riconfigura e di un’intera classe sociale che sotto di esso si spezza...
FP: Quel che fa Vittoria con Giovanna è rivelarle la pochezza dell’impianto politico in cui è cresciuta, mostrarle la vita bugiarda degli adulti appunto, le loro bassezze, i «segreti orribili» dietro gesti in apparenza insignificanti. Ma anche la possibilità di un programma diverso - il sesso, la vita selvaggia, l’andare dritta alle cose belle dell’esistenza - a cui Giovanna aderisce completamente.
Dopo L’amica geniale e questa serie, un bilancio: com’è adattare la scrittura di Ferrante?
LP: Intanto, studiandola abbiamo imparato qualcosa che ci sarà utile anche in futuro, per altre sceneggiature: Ferrante non ha paura di stare, le sue scene, quelle corali soprattutto, hanno tempi lunghi perché contengono tante piccole cose che si sommano. A differenza di altre scritture più frammentarie, più “montate”, la sua ti porta ad approfondire il più possibile dall’interno di una stessa scena, e questa è una lezione importante.
FP: Credo che questo lavoro, ancor più di L’amica geniale, celi un sacco di infedeltà. Il criterio è lo stesso: essere infedeli in modo invisibile, per risultare fedeli “nella visibilità”. Fare nostro il mondo di Ferrante - con cui ci siamo relazionati direttamente - per arrivare al cuore del libro.
Cosa è mutato nel passaggio da una grande narrazione popolare per la tv generalista a questa serie per Netflix, e il binge watching?
FP: La grammatica di scrittura non è cambiata. La vera differenza, appunto, sta nel confrontarsi non più con una grande saga che segue due protagoniste per tutta una vita ma con un testo più ostico, che si ritaglia un tempo più stretto e resta lì, raccontando i personaggi con una ferocia che mi pare tornare alle radici di L’amore molesto. Poi, il nostro finale è ambiguo, chiuso e aperto insieme. Se la storia continuerà, lo sa solo Ferrante...
Nei panni di Vittoria e Giovanna, Valeria Golino e l’esordiente Giordana Marengo.
LP: È stato molto bello osservare lo scambio che c’è stato tra loro. Solo dopo un po’ ci siamo resi conto di un’effettiva somiglianza, è come se condividessero un corredo genetico ed emotivo...
FP: Trovo potente il modo in cui Valeria si è buttata dentro un personaggio così selvaggio. In Vittoria c’è un’anima che non è del tutto perduta, né del tutto proletaria: quest’anima, questo valore aggiunto, gliel’ha portata lei.
La serie tv
La vita bugiarda degli adulti
Drammatico - Italia 2023 - durata 50’
Titolo originale: La vita bugiarda degli adulti
Creato da: Edoardo De Angelis
Con Giordana Marengo, Alessandro Preziosi, Veronica Powers, Pina Turco, Adriano Pantaleo, Luigi Chiocca
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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