Abel Ferrara è stato per circa vent’anni, diciamo da L’angelo della vendetta (1981) a Fratelli compreso (1996), uno dei più acclamati autori di cinema al mondo. Dopodiché, a causa anche del venir meno progressivo di un supporto produttivo degno, ha cominciato lentamente, ma inesorabilmente, a uscire dai radar della critica e della cinefilia, nonostante qualche film ancora bello se non bellissimo (penso a Il nostro Natale del 2001 e soprattutto a Pasolini nel 2014).
Della golden age fanno parte capolavori che hanno marchiato la pelle del cinema americano di stampo scorsesiano o schraderiano, con questo intendo che, pur nella diversità stilistica (Ferrara è sempre stato più viscerale, più di “serie B”, vivaddio), a dominare l’opera di tutti è tre è il tema morale, spesso apertamente religioso, su sfondo metropolitano. The Film Club propone nella sua library i due titoli forse più significativi del cineasta, Il cattivo tenente (1992, su Full Action) e The Addiction - Vampiri a New York (1995, su RaroVideo) più Fear City (conosciuto anche come Paura su Manhattan, film del 1984, su Full Action). Partiamo dai primi due.
Un tenente di polizia debosciato e tossico, interpretato in modo monumentale da Harvey Keitel, resta scosso dallo stupro di una suora e dalla scelta della donna di perdonare gli aggressori. Invece di assecondare il suo primo impulso di violenza giustizialista, anche il cattivo tenente si abbandona allo scandalo della redenzione, pagandone il prezzo. Un film che non arretra davanti a nulla, scritto da Ferrara insieme a Zoë Lund, già protagonista di L’angelo della vendetta, certamente segnato da esperienze lisergiche che la macchina da presa non risparmia nella loro brutale evidenza (il “buco” di Keitel venne però in un primo momento censurato). Un noir urbano dove la notte, sempre più cupa, infernale e metafisica, si respira e dove si osa addirittura l’inaudito, ovvero l’entrata in scena del Cristo.
Si disse all’epoca che l’abituale sceneggiatore-teologo di Abel, Nicholas St. John, cattolico devoto, si fosse rifiutato di collaborare con il regista per paura di un soggetto blasfemo, e sembra avesse cercato con veemenza di dissuadere lui e Keitel da realizzare il film. Che resta uno spettacolo febbrile, unico nel suo genere, di sicuro uno degli apici del cinema anni 90. Se possibile superato dall’altro titolo proposto da The Film Club, ovvero The Addiction, che segna invece, e alla grande perché il copione è magnifico, il ritorno di St. John.
Una studentessa di filosofia viene morsa da una vampira e si trasforma. La dipendenza del titolo diventa quella dal sangue, come una droga, ma Ferrara amplifica il campo perché la ragazza è risucchiata dall’irresistibile tentazione del male, sentimento così umano... Un horror incredibile, con una colonna sonora indimenticabile (Joe Delia, ma anche i Cypress Hill) e il miglior cast immaginabile (Lili Taylor, Christopher Walken, Annabella Sciorra e Edie Falco). Date un occhio anche a Fear City, un sottovalutato di Ferrara che merita invece in pieno la visione.
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