Nata dalla penna di Angela e Luciana Giussani, le madri di Diabolik, Eva Kant vede la luce nel 1963, quando appare per la prima volta nel terzo numero della prima serie del fumetto, L’arresto di Diabolik. Malvagia e capace di fingersi altra da sé, algida e sofisticata, Eva Kant è la perfetta incarnazione del personaggio tipo della dark lady. Di lei sappiamo pochissimo, sono il corpo, il volto e gli occhi a parlare e a farci immaginare, spesso cadendo in errore, il suo carattere. Nell’idea delle due autrici l’immagine di Eva Kant doveva ricordare quella delle dive del cinema Grace Kelly e Kim Novak, le figure femminili più glamour messe in scena dal maestro del noir, Alfred Hitchcock.
Se dalla prima Eva recupera l’eleganza senza tempo e la ricchezza esibita attraverso vistosi gioielli, dalla seconda ruba l’iconica acconciatura bionda stretta in uno chignon a spirale. Perciò, anche se Eva nasce sulla carta, è al cinema hollywoodiano che deve – almeno in parte – il suo aspetto. E, reciprocamente, anche il cinema subisce subito il suo fascino. Otto anni dopo la sua nascita, è portata sullo schermo da Mario Bava nel film Danger: Diabolik (1968).
Interpretata dalla bellissima Marisa Mell, il personaggio si scioglie i capelli e si taglia la frangia alla Brigitte Bardot. I suoi outfit devono molto all’apporto creativo (non accreditato) del costumista e scenografo Piero Gherardi. La stampa dell’epoca li definisce “14 tra i più pazzi e più colorati mai visti”. L’omaggio all’optical art, che pervade tutto il film, è poi particolarmente evidente nel secondo abito con cui entra in scena Eva: una giacca in cady interamente decorata con boccole da vela in metallo argentato e dorato, completata da calzamaglia e stivali. La giacca, disegnata da Gherardi per un film mai realizzato e successivamente utilizzata nel film di Bava, è uno dei pezzi del guardaroba di Eva definiti allora come “moda del futuro” e ricorda da vicino le geometrie dei mini abiti “lunari” di Paco Rabanne sulle passerelle delle stagioni 1968-1969.
Cinquant’anni dopo Bava, sono i Manetti Bros a riportare sullo schermo la compagna di Diabolik. Nel 2021 e poi nell’autunno del 2022, la femme fatale Eva Kant è interpretata da Miriam Leone e ritorna all’outfit ideato dalle Giussani sfruttando le sue doti di ammaliatrice attraverso lo sfoggio di capi d’alta moda (soprattutto Chanel Fendi e Armani) e di iconici gioielli firmati da Bulgari. Uno chignon altissimo e perfetto, un look nei toni del bianco e del nero, un’evidente riferimento alle donne hitchcockiane: Eva non è una donna angelica da raggiungere, né una vittima; è una tenebrosa, capace di far cadere chiunque nella sua rete con il portamento di una mannequin d’alta moda e la malizia di una ladra abilissima. Sia nella versione ultra-pop di Bava che nell’iper-eleganza dei Manetti, la sua genesi, quella della caricatura che parla la lingua del fumetto emerge e lascia il segno. Eva Kant sarà per sempre una delle femme fatale più ambigue della storia, un’ambiguità congenita capace di generare storie potenzialmente infinite e libere da ogni schema o pregiudizio. Una ambiguità che le permette di trasformarsi anche in Ada (diminutivo di Adamo) nella versione creata dal padre di Ratman, Leo Ortolani.
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