«Adam è un bel nome» è l’ironico suggerimento con cui il dottor Adam Kay si accomiata dalle neo mamme, dopo i parti che segue come ginecologo in un ospedale pubblico di Londra: naturali o cesarei, prematuri o indotti, ma sempre accompagnati da un’abbondante dose di fluidi corporei che gli impregnano l’uniforme.
Discendente da due generazioni di medici, omosessuale ma non dichiarato tra i colleghi, Adam vive una vita che pare scelta sempre da qualcun altro: dalla madre passivo-aggressiva, dal fidanzato amorevole ma ansioso di vivere la relazione a un livello più schietto, e i fili già scoperti di un’esistenza complicata rischiano di andare in cortocircuito con la quotidianità frenetica di un mestiere fatto di troppe ore di veglia, caos e costante mancanza di budget. This Is Going to Hurt è tratta dal libro autobiografico dell’ex medico Adam Kay, e nell’approccio al sistema sanitario è brutalmente onesta, così come nella messa in scena crudamente realistica delle operazioni chirurgiche.
Ma a essere viscerali sono soprattutto la scrittura, brillante e impietosa, e l’interpretazione travolgente di Ben Whishaw, che porta agevolmente sulle spalle l’intera miniserie, rendendo efficaci con la sua bravura da fuoriclasse anche soluzioni non nuove come la rottura della quarta parete. Un po’ come in un equivalente ospedaliero della coeva The Bear, la resa realistica e frastornante di un ambiente professionale serve a mettere in campo temi ingombranti come l’empatia e la depressione, la presa di responsabilità e la definizione del proprio ruolo nel mondo, trattati con quell’equilibrio miracoloso tra humour puntuto e drammatica schiettezza che la tv britannica ha nel DNA.
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