La risposta breve è perché Marvel paga bene, in termini di soldi e in termini di visibilità, e tanto potrebbe bastare a giustificare, nei film di supereroi, questo affollamento di comici in camei o ruoli da comprimari. Un’altra risposta, altrettanto breve e altrettanto valida, è che nessuno è tenuto a spiegare niente a chicchessia. Resta la bizzarria di vedere così tanti comici cooptati da Kevin Feige e compagnia producente nell’universo Marvel, e non con quello spirito melanconico e significativo che aveva spinto Pupi Avati e Marco Ferreri a scegliere Massimo Boldi e Jerry Calà in Festival e Diario di un vizio; bensì più con l’idea di ammiccare anche a un altro tipo di pubblico, accogliendo nel MCU i fedeli seguaci (più o meno numerosi) di questo o quell’altro comico.
Un target un po’ diverso rispetto al solito – gente che frequenta spettacoli dal vivo, una specie oggettivamente in via di estinzione su larga scala – ma comunque coerente con i piani di dominio globale della Disney.

Kumail Nanjiani, Zoe Kazan
The Big Sick - Il matrimonio si può evitare... l'amore no (2017) Kumail Nanjiani, Zoe Kazan

Il caso di Kumail Nanjiani è allo stesso tempo esemplare e unico. Il comico di origini pakistane aveva già una carriera cinematografica avviata – e una nomination agli Oscar per la sceneggiatura di The Big Sick - Il matrimonio si può evitare... l’amore no – prima di entrare nel cast di Eternals, film che da qualche giorno potete ammirare in streaming in tutta la sua maestosa e vacua inutilità. Una carriera certamente non da star di primo livello, e il cui zenit qualitativo, oltre a The Big Sick, è stato finora raggiunto con il ruolo in Silicon Valley.

Kumail Nanjiani, Martin Starr
Silicon Valley (2014) Kumail Nanjiani, Martin Starr

Nanjiani non è mai stato uno stand-up comedian particolarmente prolifico, ma il suo umorismo asciutto (esaltato dalle sopracciglia più espressive del mondo a est di The Rock) si è sempre riversato in tutti i suoi ruoli con una brillantezza mai banale. In Eternals, invece, oltre a sfoggiare troppo poco un fisico che deve essergli costato un’abiura totale ai carboidrati, viene utilizzato per interpretare neanche la spalla comica, ma il personaggio la cui esistenza giustifica la presenza di una spalla comica. O meglio, di una spalla “comica”.

È pur vero che la linea comica, nei film Marvel, si esprime solo in due collaudatissime modalità. Gli inside joke, battute contestuali che servono a premiare la fedeltà dello spettatore di lungo corso e a ribadire il messaggio che l’MCU, in fondo in fondo, è un piccolo club di amici dove tutti possiamo tirarci di gomito all’ennesima, buffa frecciatina di Iron Man a Capitan American. E i momenti di alleggerimento, un marchio registrato Kevin Feige che ricorda a tutti l’innocuità del suo prodotto: siete al sicuro e siamo qui per intrattenervi, non per fare come Zack Snyder e ricordarvi ogni secondo (e al rallentatore) che la finzione delle tutine ha la stessa cupa, catastrofica drammaticità del mondo reale. È difficile inserire un comico vero in questo tipo di paradigma, se non limitandolo a camei inutili giusto per poter raccontare ai nipoti di esserci stati – è successo a Ken Jeong, i suoi speciali di stand-up li trovate su Netflix, ma anche a Donald Glover e Jim Rash: uniti dal destino di Community (che non a caso ha avuto fra i suoi registi anche i fratelli Russo) – o inserendoli in minuscoli ruoli perfettamente inutili. Anzi: utili a sottolineare chi ha il carisma e i tempi comici per risaltare anche in situazioni del genere.
È il caso di due fenomeni della comicità afroamericana come Hannibal Buress


e J. B. Smoove, esilarante spalla di Larry David nelle stagioni più recenti di Curb Your Enthusiasm,


entrambi presenti a più riprese nella nuova trilogia Spider-Man.

Lo stesso destino capitato a Nanjiani, un ruolo da co-protagonista più o meno esteso che poco o nulla c’entra con le sue doti comiche, è toccato in sorte (in Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli) anche ad altri due stand-up comedian decisamente talentuosi: Awkwafina, artista da sempre divisa fra più fronti (fra cui quello musicale) e, soprattutto, Ronny Chieng. Il cui primo speciale – Asian Comedian Destroys America!, lo trovate sempre su Netflix – è fra le cose più divertenti, meglio scritte e meglio realizzate degli ultimi tempi. Alla fine, l’unica conclusione possibile è la stessa di sempre: il tono Marvel assimila tutto e tutti. Lo sapevamo per quanto riguarda gli autori poco disposti a rinunciare alla propria visione (Edgar Wright), adesso abbiamo un campione valido per confermarlo anche quando attiene a interpreti come quelli provenienti da una scuola comica, appiattiti in un universo in cui la comicità non esiste se prima non è stata approvata da Kevin Feige e dall’ufficio legale Disney.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.