OMBRE ROSSE
Una diligenza parte da Tonto verso Lordsburg: a bordo ci sono una prostituta, la moglie incinta di un militare, un baro, un truffatore e un medico alcolizzato. Per strada si aggiunge il pistolero Ringo. Ma lungo il percorso, attaccata dagli apache di Geronimo, questa umanità di “peccatori” saprà riscattarsi, fino all’arrivo e all’epilogo inatteso.
Resta uno di quei (rari) casi in cui non è poi così inaccettabile vedersi un film doppiato (monumentale Tina Lattanzi/Dallas). Ombre rosse, anno di grazia 1939, ma all’epoca si diceva anno XVII dell’era fascista, quando i nomi inglesi venivano autarchicamente italianizzati. Fa così un certo effetto sentir chiamare il cattivo “Luca” e in almeno un’occasione il Duca Wayne “Enrico”. Per il resto, lo sapete, mito puro: Ford all’ennesima potenza in uno dei suoi apici, peraltro anche una delle opere da lui favorite, sebbene in tarda età gli avesse preferito titoli meno fortunati come La carovana dei mormoni, La via del tabacco e Il sole splende alto. Quasi chapliniano nell’assunto (non è, il finale, un po’ come Tempi moderni…?), democratico nel senso, con gli emarginati (il fuorilegge Ringo, la prostituta Dallas, ma anche, fuori campo, l’apache Geronimo) a risaltare svettanti sulla meschinità dei conformisti. Un’opera mondo, si direbbe oggi, con John Ford, contiguo alla visione d’America di FD Roosvelt, e questa non è una novità, a dimostrare con la solita classe come si possa fare cinema civile e politico pur parlando d’altro, in questo caso di indiani che inseguono diligenze di bianchi in terre selvagge.
GERONIMO
Un ex ufficiale sudista che parla bene la lingua degli apache, il tenente Gatewood, viene incaricato dal generale Crook di scortare pacificamente i Chiricahua di Geronimo fino a un campo militare. Ma un incidente crea scompiglio tra gli indiani, e Geronimo fugge ricominciando le razzie sul confine. Crook viene sostituito dal guerrafondaio generale Miles, che alla fine però deve di nuovo chiedere aiuto al tenente Gatewood e allo scout Al Sieber per scendere a patti con il guerriero apache.
Uno dei più sottovalutati film degli anni 90 e uno dei migliori di Walter Hill, con sceneggiatura di John Milius. Il quale Milius, ovviamente, scrive a detta di tutti un copione magnifico ma non totalmente realizzabile, data l’infilmabile mole mistico-biografica del testo, quando Hill voleva soprattutto raccontare gli ultimi anni del celebre apache con toni realistici. Larry Gross e lo stesso regista mettono mano all’originale miliusiano senza snaturarlo, e a parte un protagonista (Jason Patric nei panni del tenente) forse non azzeccatissimo, Geronimo resta uno degli ultimi, grandi western americani. Il senso del mito di Milius si combina bene con il pragmatismo cinematografico di Walter Hill, un po’ l’alchimia tra opposti che già c’era stata tra lo sceneggiatore e Pollack ai tempi di Corvo rosso non avrai il mio scalpo!. Ma con altri risultati al botteghino, purtroppo. Geronimo, costato ben 35 milioni di dollari, fu dappertutto un insuccesso e al regista costò l’allontanamento definitivo dai progetti ad alto budget. Grandissimi Wes Studi e Robert Duvall nella parte dello scout dalla lingua tagliente.
CORVO ROSSO NON AVRAI IL MIO SCALPO!
Dopo la guerra messicano-americana Jeremiah Johnson, stanco della vita sociale, si ritira sulle Montagne rocciose a fare il trapper (cacciatore e venditore di pelli). La sua nuova esistenza lo porta a farsi una famiglia, adottando un orfano e sposando la figlia di un capo indiano. Quando i Corvi, per vendetta, gli uccidono l’una e l’altro, inizia una sua guerra personale contro questa tribù, per la quale la sua figura assume una statura leggendaria.
Jeremiah Johnson è il simbolo di un ritorno alla natura fatto non di pie illusioni ma di amore e dolore, di sangue e fatica. Straordinario film di Pollack che trasforma una trama western in un racconto dal più ampio respiro esistenziale e profondamente politico. Una pietra miliare dell’opera di frontiera. Da una sceneggiatura di John Milius (formalmente in compartecipazione con Edward Anhalt, di fatto in solitaria) che era pura azione, senza troppe sottolineature psicologiche. Per dire: nella versione di Milius gli indiani ce l’hanno col protagonista senza un motivo, perché fa parte della natura degli uomini scannarsi. Sydney Pollack, che è un progressista, non poteva ovviamente concepire una violenza così cieca, e allora ha giustificato la lotta creandone la causa (la profanazione del cimitero da parte del cacciatore bianco). Corvo rosso non avrai il mio scalpo! è un grande film anche per questo, per le tensioni ideologiche tra regista e sceneggiatore. Del secondo resta il furore, del primo la geometria della messa in scena che cerca di dare ordine a una condizione esistenziale che ordine non ha.
I FILM
Ombre rosse
Western - USA 1939 - durata 99’
Titolo originale: Stagecoach
Regia: John Ford
Con John Wayne, Claire Trevor, John Carradine, Thomas Mitchell
in streaming: su Amazon Prime Video Plex Timvision
Geronimo
Western - USA 1994 - durata 115’
Titolo originale: Geronimo
Regia: Walter Hill
Con Wes Studi, Jason Patric, Gene Hackman, Robert Duvall, Matt Damon, Rodney A. Grant
Corvo Rosso non avrai il mio scalpo!
Western - USA 1972 - durata 110’
Titolo originale: Jeremiah Johnson
Regia: Sydney Pollack
Con Robert Redford, Will Geer, Allyn Ann McLerie, Delle Bolton, Josh Albee, Joaquín Martínez
in streaming: su Amazon Video
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