«You should’ve never trusted Hollywood» cantava Serj Tankian con i System of A Down in Lost in Hollywood. No, non c’è da fidarsi della fabbrica dei sogni losangelina, dove le grandi speranze di (ingenui) giovani attori e attrici vengono masticate e rigurgitate (tra gli ultimi titoli sul tema c’è, per esempio, anche Blonde di Andrew Dominik).
Proprio a Hollywood è ambientato il cortometraggio Starfuckers - disponibile su MUBI -, opera prima del giovane attore e regista Antonio Marziale, nato a Londra nel 1993, tra gli interpreti della serie tv Altered Carbon e volto del teen movie targato Netflix Alex Strangelove (2018).
E allora, dicevamo, non c’è da fidarsi della bella e scintillante faccia(ta) di Hollywood (chiedete che fine fanno i sogni alla Betty/Diane di Mulholland Drive). Impara la dura lezione anche il protagonista del film di Marziale, Cole Doman (l’Henry del bel Henry Gamble’s Birthday Party di Stephan Cone), aspirante attore biondocrinito e dal viso innocente e angelico che si ritrova nella lussuosa villa di un noto regista cinematografico (Jonathan Slavin).
Ma non è lì per un provino, o meglio, non solo, perché l’incontro si trasforma in un rendez-vous privato in cui si stabiliscono fin da subito precise dinamiche di potere, con il regista che mette in scena attraverso il corpo dell’attore/escort le proprie fantasie sessuali, rimanendo al comando della situazione fino a quando un terzo elemento arriva, come una scheggia impazzita, a scombinare gli equilibri: è un altro ragazzo, amico-alleato del Nostro, interpretato dallo stesso Marziale (che qui dirige, firma la sceneggiatura e recita).
All’improvviso, si ribaltano i ruoli: il regista, legato e imbavagliato, è costretto ad assistere, immobile, a uno strampalato numero musicale/monologo, una bizzarra e liberatoria fantasia drag che mixa Barbra Streisand, Marilyn Monroe e la drag artist Lypsinka, le cui performance di mash-up di frammenti e citazioni tratte da film sono tra le ispirazioni di Marziale per questo suo primo lavoro dietro la macchina da presa.
Lo spettacolo scorre come un flusso di coscienza, ritmatissimo e frenetico, e vuole riaffermare all’interno di un contesto patriarcale ed eteronormativo un immaginario diverso («I’m not invisibile, I am invincible»). Starfuckers, presentato al Sundance Film Festival 2022 e alla 72ª Berlinale, è stato definito un «revenge movie of the queer kind», e a proposito di (dolci) vendette queer, su MUBI trovate due cortometraggi di Alexis Langlois, Terror, Sisters! e The Demons of Dorothy (vedi anche Film Tv n. 31/2022), racconti follemente camp tra la commedia grottesca e l’horror in cui si fanno largo storie che rappresentano tutti i colori della comunità LGBTQIA+, smantellando con gioia quel «cinema cis terrorista» che limita, censura, castra. Senza essere così sopra le righe, così spudoratamente burlesque e kitsch come Langlois, Marziale mette in scena una piccola grande rivincita queer che grida con fierezza al mondo: «Non sono invisibile, sono invincibile».
Il film
Starfuckers
Cortometraggio - USA 2022 - durata 14’
Titolo originale: Starfuckers
Regia: Antonio Marziale
Con Antonio Marziale, Cole Doman, Jonathan Slavin
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