The Film Club propone su Rarovideo Channel un poker di titoli di Peter Greenaway, il più importante dei quali, anche per la sua poca visibilità, è Il bambino di Mâcon. Opera tra le più lucide e sontuose del maestro gallese, fu da subito ostracizzata stante la millantata blasfemia e la crudezza di molte scene (a cominciare da una sequenza di 208 stupri, debitamente - e greenawayanamente - conteggiati).
Secondo capitolo di una mai completata trilogia del barocco inaugurata con L’ultima tempesta, a differenza di quest’ultimo - trionfo delle nuove tecnologie, alta definizione in testa - è un film visivamente classico che narra di come nella piccola città di Mâcon, colpita da carestia, una vecchia deforme dia alla luce un bellissimo bambino; la sorella del bimbo cercherà di vendere l’evento come un miracolo. Partendo dalla nota foto di Oliviero Toscani del neonato ancora sporco di sangue e placenta - al centro di una contestata campagna Benetton - Greenaway riflette sull’iconografia della natività e su come un’immagine cruda possa trasformarsi in rassicurante rappresentazione classica, alludendo al patinato mondo della pubblicità contemporanea in ardito parallelo con la cosmesi pittorica che veicolava la propaganda cristiana. Orfano per la prima volta delle musiche di Michael Nyman (un divorzio tutt’altro che pacifico), il regista ricorre alle note dei classici barocchi per mettere in scena un complesso dramma a scatole cinesi.
Partendo da un primo livello di rappresentazione teatrale (nell’immaginaria corte di Cosimo de’ Medici, nel 1659), ne inanella altri in una spirale in cui la supposta realtà e il dietro le quinte del masque risultano gradi differenti di un’unica finzione. E in cui i piani rappresentativi, incrociandosi, interferiscono tra loro: uno schema che, debitamente variato, l’autore riproporrà nel magnifico Goltzius and the Pelican Company. Sul canale anche Giochi nell’acqua, commedia nera su tre donne (madre, figlia e nipote) che uccidono i rispettivi mariti, scandita da un conteggio che va da 1 a 100: i numeri compaiono progressivamente quale evidente struttura che Greenaway sceglie per mostrare il carattere artefatto della rappresentazione («un film è una costruzione artificiale regolata dall’uso che il regista fa del tempo»): un omaggio alla propria infanzia (due bambini sono gli impliciti inventori della storia) e al paesaggio inglese.
Disponibile poi I racconti del cuscino, in cui, partendo da Note del guanciale di Sei Shonagon - tassonomia d’antan inevitabilmente attraente -, Greenaway combina sesso, letteratura e calligrafia, facendo del corpo (e di uno schermo frantumato come un quadro cubista) la carta su cui vergare gli ideogrammi quale sintesi ultima di testo e immagine. Chiude 8 donne e 1/2, un’acuta riflessione metacinematografica che inizia felliniana e finisce godardiana: è il suo film più divertente, costruito sui frusti archetipi delle fantasie erotiche maschili. L’ennesima (pretestuosa) lista.
I film di Peter Greenaway disponibili su The Film Club
The Baby of Mâcon
Drammatico - Gran Bretagna/Olanda/Francia/Germania 1993 - durata 120’
Titolo originale: The Baby of Mâcon
Regia: Peter Greenaway
Con Julia Ormond, Nills Dorando, Ralph Fiennes, Tony Vogel, Philip Stone, Jonathan Lacey
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Giochi nell'acqua
Drammatico - Gran Bretagna 1988 - durata 115’
Titolo originale: Drowning by Numbers
Regia: Peter Greenaway
Con Joan Plowright, Juliet Stevenson, Joely Richardson, Bernard Hill, Jason Edwards, Bryan Pringle
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I racconti del cuscino
Drammatico - Francia/Olanda 1996 - durata 126’
Titolo originale: The Pillow Book
Regia: Peter Greenaway
Con Vivian Wu, Yoshi Oida, Ewan McGregor, Ken Ogata, Hideko Yoshida, Judy Ongg
in streaming: su Raro Video Amazon Channel Amazon Video Google Play Movies Rakuten TV Pluto TV
8 donne e 1/2
Drammatico - Gran Bretagna 1999 - durata 120’
Titolo originale: 8 1/2 Women
Regia: Peter Greenaway
Con John Standing, Toni Collette, Natacha Amal, Manna Fujiwara, Vivian Wu, Annie Shizuka Inoh
in streaming: su Raro Video Amazon Channel Amazon Video Google Play Movies
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