In occasione dell’Halloween appena trascorso, arte.tv ha distribuito nella sezione “commedie gore” una serie di cortometraggi (disponibili dal 29/10/2022 fino al 29/10/2023) attraverso cui immergersi nelle atmosfere truculente della festività. Le pellicole sono sette piccoli gioielli horror-comedy sommersi di differenti età (si va dal 1990 al 2019) e di minutaggi differenti il cui fil rouge è, se non il vero e proprio body horror, quanto meno l’idea di proporre una carne umana corrotta o macellata di fronte agli occhi dello spettatore, che sia attraverso l’animazione o il live action, la messinscena di alberi di natale omicidi e orsi di pezza serial killer fino al punto di tirare in causa la stessa macchina da presa – e quindi lo sguardo del pubblico – brutalizzando l’obiettivo stesso.
È il caso di Bowling Killers di Sébastien Petit in cui due agenti ripresi in soggettiva martorizzano con ogni sorta di oggetto o arma da fuoco un corpo invisibile per tutta la durata del corto senza riuscire a distruggerlo mai definitivamente.
Corpo invisibile che è anche il centro attorno a cui ruota Una festa per il palato di Pierre Mazingarbe, film à la Ducournau, dove un uomo si nasconde nell’automobile della fidanzata diretta alla casa dei genitori, convinto di poterle fare una sorpresa, scoprendo però la sua liaison con un altro uomo e un macabro segreto sulla natura del rapporto tra padre, madre e i fidanzati della figlia.
Un picnic in famiglia di Hannah Letaïf riprende il discorso sui rapporti famigliari e resta aderente, in maniera ancor più sfacciata, al macello della carne, ma abbandona parzialmente la vena comica che percorre gli altri film a favore di un’allegoria ambientalista in cui uomo e animale si invertono di ruolo e una famiglia composta da tre maiali e un gallo si vede costretta a dibattere col figlio piccolo sull’aver ucciso un cucciolo d’uomo trovato a pascolare nel campo dove i quattro hanno organizzato un picnic, dimenticando di portare dei piatti di carne.
Grottesco, bislacco, esagerato è invece l’animale in L’orso nero di Xavier Seron, una Bestia borowczkyiana declinata in chiave demenziale, un orso di pezza ipertrofico che mutila, sevizia e uccide i visitatori del parco in un turbinio di sangue, ossa rotte e (o)scene di sesso pupazzo/animale-essere umano nei meandri di un bosco. Non solo gli animali si ribellano all’uomo, anche le piante cercano la loro vendetta dopo anni di soprusi, come nel caso di Bloody Christmas di Michel Leray, dove un albero di Natale cerca di uccidere il padrone di casa usando le sole armi che ha a disposizione: rami, aghi, ganci e palle colorate, gli addobbi che odia e di cui vuole ricoprire il malcapitato.
Il pluripremiato Gisèle Kérozène di Jan Kounen (regista di Dobermann con la coppia Bellucci-Cassel) è, infine, il corto più sperimentale tra quelli selezionati, un adrenalinico inseguimento in stop-motion all’interno di una metropoli futurista tra delle streghe steampunk a bordo delle proprie scope volanti motorizzate e un protagonista che ha rubato un oggetto a loro sacro.
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