Dal 5 al 13 novembre 2022 la 63ª edizione dello storico Festival dei Popoli porta a Firenze il meglio del cinema documentario contemporaneo: «100 film per la sfida del futuro», tra attese anteprime (18 nel Concorso internazionale, 7 in quello italiano) e focus sui registi che hanno riscritto le regole del genere, spostandone i confini. «Nelle due sezioni competitive» spiega il direttore artistico Alessandro Stellino «abbiamo prediletto opere prime e seconde, selezionando non film “compiuti” a tutti i costi ma titoli forieri di sguardi nuovi, personali; con gli omaggi, a cominciare da quello dedicato ai Dardenne, che non sono documentaristi in senso stretto ma hanno gettato le basi di quello che oggi definiamo “cinema del reale”, abbiamo esplorato la pluralità delle forme di questo genere vitalissimo, superando le distinzioni tradizionali, ormai anacronistiche, nell’ottica di un discorso sul cinema tout court.
Gli omaggi, appunto: oltre ai Dardenne, tre focus sull’opera di Jennifer Baichwal, Pierre-Yves Vandeweerd e la coppia Lucien Castaing-Taylor-Véréna Paravel.
Parliamo di registi che hanno una visione fortissima, ciascuno a modo proprio: Baichwal esplora l’impatto dell’essere umano sul pianeta con film visivamente molto potenti come Watermark o Antropocene; il belga Vanderweerd, del quale proponiamo gli ultimi tre lavori, muove dall’antropologia visuale per rispecchiare una visione collettiva, storica in un’altra prettamente personale se non addirittura intima, interiore; Castaing-Taylor e Paravel, per quel che mi riguarda, sono registi enormi: il loro Leviathan nel 2012 è stato un punto di non ritorno per il documentario immersivo.
Tra le novità di quest’edizione c’è Doc Highlights: una bussola?
L’idea è quella di fornire, a latere dei due concorsi, uno strumento di orientamento per il grande pubblico che questo percorso di scoperta del documentario come genere aperto e multiforme, forse, lo sta ancora elaborando. Doc Highlights mette quindi in fila i “grandi” titoli del momento, da Mi país imaginario di Patricio Guzmán a Radical Dreamer, su Werner Herzog.
La sezione Diamonds Are Forever è nelle (buone) mani di Alina Marazzi, e si compone interamente da film diretti da registe.
Non intendevamo naturalmente “ghettizzare” il cinema femminile, ma costruire un percorso storico dagli anni 70 a oggi. Accostando, per esempio, film rarissimi come quello di Pinkus ad altri molto attesi come Les anneés super8 di Annie Ernaux e suo figlio David Ernaux-Briot (ne parla Ilaria Feole nella newsletter Singolare, femminile, ndr): un montaggio di filmini di famiglia perfettamente in dialogo col cinema di Marazzi, dal quale emerge tutta l’arte di questa grandissima romanziera.
Per maggiori informazioni e per consultare il programma completo rimandiamo al sito ufficiale della manifestazione.
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