Palace non ci voleva neanche andare, alla festa, nonostante gli amici cercassero di trascinarcela. Forse perché ci trova ben poco da festeggiare, nel raggiungimento del suo master in belle arti dopo un colloquio - la commissione bianca schierata davanti a lei, nera - innervato di razzismo banale, socialmente accettato, mascherato da accademico snobismo. Alla fine però alla festa Palace ci va, e l’opera prima autobiografica di Martine Syms (artista concettuale, autrice di installazioni e performance, assegnataria del Future Fields Commission attribuito dal Philadelphia Museum of Art con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo) muta da caustico ritratto del mondo dell’arte contemporanea in un fuori orario ebbro e drogato, inzuppato di erba, ketamina e MDMA; un The Square che incontra Climax, a bassissimo budget.
Un gorgo fluorescente in cui Palace si immerge restando al di fuori di sé, contemplando gli anni trascorsi al prestigioso Bard College con un distacco chimicamente indotto, che spariglia le carte, manda all’aria ogni bilancio e le permette di osservare da attonita spettatrice le tragicomiche contraddizioni della sua identità di donna afroamericana nell’ambiente dell’arte, i legami e ciò che ne resterà, le lezioni e quel che non ha imparato, gli atti mancati, le radici problematizzate a livello personale come a livello artistico. Fra dialoghi puntuti, ossimori stilistici (la fotografia cruda si fa patinata durante le videochiamate) e inserimenti subliminali (i pensieri di Palace si manifestano con meme fulminei ai margini dell’inquadratura, leggibili solo col fermoimmagine), la voce di Syms è abrasiva e promettente.
Il film
The African Desperate
Drammatico - USA 2022 - durata 97’
Titolo originale: The African Desperate
Regia: Martine Syms
Con Diamond Stingily, Cammisa Buerhaus, Ruby McCollister, Brent David Freaney
in streaming: su MUBI MUBI Amazon Channel
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