Gli incontri del Cinema d’Essai di Mantova organizzati dalla FICE (3-6 ottobre) rappresentano ogni anno un appuntamento importante e sentito per esercenti (soprattutto), distributori e addetti ai lavori. È una specie di “tagliando” che le associazioni di categoria si danno, incontrando di persona tantissimi professionisti, che a loro volta – come accade a Ciné ma con maggior attenzione qui al prodotto di qualità – hanno l’occasione di parlarsi e confrontarsi. Si tratta di un momento formativo anche per chi, della stampa o del mondo della ricerca, vive a contatto con i territori e le sale. Sono soprattutto i gestori dei cinema a dare le opinioni più franche e a condividere le preoccupazioni più sentite.
Le anteprime che costellano le Giornate riguardano film distribuiti nei mesi successivi. I listini delle case più piccole e combattive fanno la parte del leone, ed è interessante osservare l’attenzione con cui i singoli titoli vengono valutati, a partire anche dalla collocazione e dalla data d’uscita – visto che, come sappiamo, non sono molte le sale a poter decidere di testa propria quale film programmare. Si vengono a conoscere nuovi brand (Arthouse, per esempio, che unisce gli sforzi di Valmyn e IWonder), si osservano scelte che via via raffinano una linea editoriale (Wanted), si assiste alle strategie di valorizzazione del sistema: la Giornata europea del cinema d’essai, il ritorno in sala per un solo giorno di Ennio con materiali inediti, il dibattito su Cinema in Festa con il biglietto a tre euro e mezzo (forse l’appuntamento che divide di più le tavolate mantovane, pro e contro), e così via.
Estremamente importanti anche studi e sondaggi che vengono operati in vari settori, dal circuito di qualità stesso via via fino ad altre associazioni che osservano il rapporto tra festival e sale o tra film europei e internazionali. Alcune società del settore, come Ergo Research, sono ormai ben conosciute per come sanno organizzare analisi di dati con competenza.
Purtroppo, i dati sconfortanti del 2021 e 2022 sono sulla bocca di tutti, il dimezzamento degli spettatori rispetto al pre-pandemia non è cosa solo italiana (siamo in media europea) ma colpisce più noi se ci limitiamo agli altri mercati maggiori (UK, Francia, Germania, Spagna). In poche parole, il sistema non è sostenibile se non si amplia il pubblico. E non tra due anni, ma subito. Non bastasse, è arrivata la crisi energetica, ed è normale che l’esercente medio – pensando a un inverno dove rischia di dover scaldare sale con pochi spettatori – cominci fin da ora a tirare la cinghia. In che modo?
Le soluzioni sono comuni a molti: riduzione del numero di spettacoli, chiusura di uno o due schermi in caso di multisala, chiusura del lunedì, riduzione delle attività alternative, offerta della sala a noleggio per convegni e congressi, riduzione della potenza delle lampade del proiettore, aumento dei prezzi al bar del cinema. In qualche caso, laddove si approfitti di bandi per la ristrutturazione, i lavori vengono fatti partire immediatamente, visto il periodo di scarsissimo afflusso e in attesa di tempi migliori.
Infine. Anche se Mantova è il luogo dello scambio, della comprensione reciproca, del dialogo, il tema dei contratti distributivi rimane irrisolto, e la tensione con gli esercenti alta. Certo, se nemmeno una pandemia e una crisi inflazionistica cambiano i rapporti economici tra i due soggetti, e tutto rimane rigido come un tempo, non si sa bene quando potrà avvenire un mutamento profondo.
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