Riassunto della stagione 1
The Handmaid’s Tale è la trasposizione seriale dell’incubo distopico – anche se siamo pur sempre a uno starnuto del Papa sbagliato di distanza da farlo capitare per davvero – immaginato nel 1985 da Margaret Atwood nel suo romanzo Il racconto dell’ancella. Malattia e inquinamento hanno portato alla quasi totale sterilità del genere umano. Per non sapere né leggere né scrivere, gli Stati Uniti d’America hanno risposto alla crisi con la secessione da parte di un gruppo di fanatici ribattezzatisi Figli di Giacobbe, che ha riqualificato il paese come teocrazia totalitaria battezzata Gilead (il peggio di un uomo) e, di nascosto dal resto del mondo, combatte la piaga dell’infertilità a modo proprio. A Gilead comandano i maschi, che con la violenza (e una buona spalmata di misticismo veterotestamentario) hanno ridisegnato la società attorno al bene più prezioso: le donne fertili.
Queste ultime, le Ancelle, vengono rastrellate, riprogrammate nel Centro Rosso da un gruppo di controllo (le Zie) e assegnate nelle case dei diversi Comandanti – insieme alle Marte, domestiche sterili, e alle Mogli – all’unico scopo di essere violentate finché non rimarranno incinte e potranno fornire prole allo stato. E via così all’infinito. Nella vita precedente alla rivoluzione dei Figli di Giacobbe, June (Elisabeth Moss) era felicemente sposata con Luke, da cui ha avuto la piccola Hannah. Dopo il colpo di stato, la famigliola cerca rifugio in Canada ma viene intercettata prima di oltrepassare il confine. Luke viene apparentemente ucciso, Hannah e June vengono catturate e separate.
Quest’ultima viene tradotta al Centro Rosso, dove verrà indottrinata dalla crudele e fanatica Zia Lydia, la quale ci mette meno di un secondo a punire la sfrontatezza di Janine, una delle nuove donne fertili arrivate insieme a June, facendole cavare l’occhio sinistro. Alla Casa Rossa June si riunisce anche con Moira, la sua migliore amica dei bei tempi andati, che è riuscita a sopravvivere alla pena capitale nascondendo al regime di essere lesbica. Nel presente, invece, June ha assunto il patronimico Difred (dato in base al nome dell’uomo cui l’Ancella appartiene) e comincia a prestare servizio nella casa del Comandante Waterford (Joseph Fiennes). Facciamo la conoscenza con il raccapriccio della Cerimonia, l’atto con cui i Comandanti stuprano le Ancelle con l’aiuto della Moglie. Difred subisce in silenzio, quasi rassegnata a vivere questa vita. Almeno finché, alla fine della prima puntata, Diglen (Alexis Bledel), l’Ancella con cui Difred fa la spesa ogni giorno, non decide di togliersi la maschera da bigotta rassegnata: esiste un movimento di resistenza (il Mayday) che scorre sotterraneo fra alcune delle donne soggiogate dal regime. Difred vorrebbe unirsi, ma non sa ancora se fidarsi di Diglen. La paranoia regna sovrana a Gilead: nessuno può fidarsi di nessuno, dal momento che esistono sia persone la cui fede nella teocrazia è sincera e incrollabile, sia persone che non esiterebbero un secondo a denunciare un peccatore agli Occhi, la crudele e onnipotente polizia segreta dei Figli di Giacobbe.
Mentre il comandante Waterford tenta di circuire sottobanco June, di nascosto dalla Moglie Serena (Yvonne Strahovski) e con la complicità dell’autista Nick (segretamente membro dell’Occhio), invitandola a giocare a Scarabeo – a quanto pare anche uno stupratore ha bisogno di qualche soddisfazione emotiva per poter funzionare – i servizi segreti scoprono l’orientamento sessuale di Diglen, la catturano, la sottopongono a un processo sommario, giustiziano la Marta di cui si era invaghita e infine la infibulano. Serena – il cui unico scopo della vita, talmente potente da averla convinta ad appoggiare sinceramente le follie dei Figli di Giacobbe, è di poter crescere un figlio – costringe Difred ad avere un rapporto sessuale con Nick, nel caso (probabile) in cui il marito dovesse scoprirsi sterile. I due finiranno con l’innamorarsi, consapevoli che non potranno mai consumare un rapporto anche solo vagamente normale.
Nella sesta puntata giungono a Gilead alcuni rappresentanti del governo messicano, venuti a trattare un possibile scambio di beni di prima necessità. I diplomatici sono ospiti dei Waterford, che fanno di tutto per nascondere la vera natura del regime. Difred, però, nonostante inizialmente sia stata costretta a mentire riguardo le sue condizioni, riesce a parlare alla delegata messicana e a confessarle gli stupri, le violenze e la privazione delle libertà di cui sono vittime le Ancelle di Gilead. Purtroppo scopre anche che la missione della donna è quella di scambiare beni alimentari con bambini appena nati, e quindi non può aiutare Difred. June, quantomeno, può consolarsi con una nuova consapevolezza: Luke è vivo, è sano e salvo in Canada, ed esiste un canale per potergli inviare un messaggio (“Ti amo, salva Hannah”).
Nell’ottavo episodio il Comandante Waterford, che negli ultimi tempi sembrava quasi diventato una persona perbene con le sue serate Scarabeo, getta la maschera: costringe Difred a vestirsi elegante e a truccarsi per poi portarla a Gezabele, un bordello segreto in cui la nomenclatura del regime può sfogarsi facendo le cose che ha reso illegali per tutto il resto della popolazione. Qui June, dopo aver subito una prestazione sessuale di Waterford ancora più triste del solito, trova Moira, finita catturata in un suo tentativo di fuga e costretta alla prostituzione – l’alternativa erano i lavori forzati alle Colonie, periferia dell’impero resa inabitabile dalle radiazioni. La resistenza viene a sapere della gita di Difred a Gezabele e la convince ad accettare una missione: convincere Waterford a tornare nel bordello per poter recuperare un oggetto importante per la ribellione. È un plico di lettere in cui le donne schiave di Gilead descrivono la propria condizione. Mayday vuole renderlo pubblico di modo che tutto il mondo possa smettere di essere abbindolato dalla disinformazione del regime. Con l’aiuto di Moira, che se ne approfitta per rubare una macchina e scappare in Canada, June riesce a mettere le mani sul pacchetto.
Nel frattempo torniamo a trovare anche Janine, che in uno dei primi episodi aveva partorito la bambina di un Comandante. Come da prassi delle Ancelle, dopo il primo svezzamento i figli vengono consegnati nelle mani dei nuovi genitori e la madre naturale viene riassegnata a un altro Comandante. Janine, però, perde la testa, rapisce la sua stessa figlia e minaccia di suicidarsi insieme a lei. June la convince a salvare la piccola, ma Janine si butta comunque nel fiume. Nei giorni successivi, June scopre di essere incinta di Nick. Come se questo non bastasse a destabilizzarla, June viene convocata insieme a tutte le altre Ancelle: Janine si è risvegliata dal coma causato dal tentato suicidio e, come prescritto dalla legge, dovrà essere lapidata a morte dalle altre Ancelle come punizione per aver messo in pericolo la vita di un neonato. June, forte del fatto di essere incinta e quindi intoccabile, si rifiuta di giustiziare l’amica e il resto delle ragazze segue il suo esempio. La stagione finisce con il furgone nero degli Occhi che viene a prelevare June.
Riassunto della stagione 2
La punizione di Zia Lydia arriva puntuale come le tasse. Le Ancelle vengono torturate e, soprattutto, vengono minacciate con una finta condanna a morte architettata per terrorizzarle. Anche June viene rimessa in riga quando Lydia le mostra una Ancella incinta tenuta incatenata in una stanza come punizione per la sua mancanza di disciplina. Già nella prima puntata della seconda stagione, però, ricominciano a muoversi le acque. Difred viene portata in clinica per una visita, e Nick riesce a farla scappare con uno stratagemma, nascondendola momentaneamente nella sede abbandonata del Boston Globe.
La seconda puntata è dedicata al destino dell’ex Diglen, non più Ancella e tornata ad avere il suo nome originale (Emily). La donna è stata portata alle Colonie, dove viene raggiunta anche da una Janine sempre più squilibrata. Nel frattempo June, con l’aiuto di una famiglia di basso rango segretamente musulmana, si prepara alla fuga dal paese. Qualcosa va storto, e la protagonista viene catturata, segnando anche la condanna dei suoi benefattori. Tornata in schiavitù, June è costretta a subire l’ira di Serena che, quasi per farle un dispetto, costringe Nick a sposare una 15enne fedele alla linea.
La sesta puntata prima riserva molto spazio a un flashback della vita precedente di Serena, quando da scrittrice reazionaria teneva discorsi molto vicini alla filosofia poi adottata da Gilead; e quindi finisce con l’esplosione che non ti aspetti. L’Ancella che aveva sostituito Diglen, e che in precedenza era stata punita con il taglio della lingua per aver difeso la sua predecessora, si fa deflagrare in occasione dell’inaugurazione del nuovo Centro Rachele e Lia, portandosi nell’aldilà 31 Ancelle e 26 Comandanti. Il Comandante Waterford sopravvive, ma è gravemente ferito e costretto in ospedale, mentre Janine ed Emily vengono richiamate a Gilead per sopperire alla mancanza di Ancelle. Con l’assenza di Waterford è Serena a comandare in casa, chiedendo e ottenendo la collaborazione di June e Nick.
Per Serena, come già detto, l’unica cosa che conta nella vita è il feto nel grembo di Difred, quindi non ci pensa due volte ad architettare un arresto ingiustificato per proteggere la donna incinta dall’indagine di un Comandante che avrebbe voluto accusarla di fuga – quando la posizione ufficiale assunta dai Waterford è che June sia stata vittima di un rapimento, non che abbia tentato di scappare. Nella nona puntata, il Comandante Waterford (ripresosi dalle ferite) va in Canada insieme a Serena e a Nick per una missione diplomatica. Luke viene a saperlo e riesce ad avere un confronto con il teocrate, protetto dal governo canadese perché Gilead sarà anche la porcata che tutti sospettano, ma ha comunque a disposizione l’immane esercito che fu degli Stati Uniti d’America. Nick, però, contatta in segreto Luke, lo aggiorna sulla condizione di June e gli consegna il plico di lettere scritte dalle Ancelle e dalle Marte.
Luke e gli altri esuli americani rendono pubbliche le lettere, costringendo il governo canadese a cacciare seduta stante i diplomatici di Gilead. Peccato, perché Serena era appena stata avvicinata da Mark, membro del governo statunitense in esilio (alle Hawaii e in Alaska) che stava per convincerla a voltare faccia e ad allearsi alla resistenza. Nella decima puntata, Waterford accetta di ricompensare Difred per tutto il male che le ha fatto, concedendole di vedere Hannah. Il rendez-vous è in una casa isolata e ricoperta dalla neve. Madre e figlia riescono brevemente a riabbracciarsi, ma l’arrivo degli Occhi rovina tutto. Nick viene trascinato fuori e costretto a fornire spiegazioni, mentre June riesce a nascondersi e a non farsi trovare. Rimasta sola, decide di scappare verso il vicino Canada; non fosse che le contrazioni iniziano proprio in quel momento, costringendola a partorire da sola una bambina di nome Holly (o Nichole, se chiedete ai coniugi Waterford).
L’ennesimo tentativo di fuga si risolve ancora nella restaurazione dello status quo. Waterford scopre che Serena ha messo le mani nei suoi affari e decide di punirla, risvegliando nella donna un sentimento sopito di ribellione che la porta a cercare di convincere i piani alti che le donne fedeli a Gilead forse meritano qualcosa in più, per esempio la possibilità di imparare a leggere. Per il disturbo, viene punita con la rimozione di un mignolo. Lottare per i diritti delle donne, però, ha smosso qualcosa in Serena, che risuona in June. Le due donne si avvicinano. E quando, nell’ultima puntata della stagione, scoppia un incendio nella casa vicina e June, approfittando della confusione, riprova nuovamente a scappare insieme alla neonata ma viene intercettata da Serena, la moglie del Comandante capisce che non può far crescere la figlia in un posto come Gilead, e avalla la fuga dell’Ancella. June è vicina alla libertà, ma all’ultimo secondo decide di lasciare la pupa a Emily – la quale, nel frattempo, era stata affidata all’anziano Comandante Lawrence, contrario alla Cerimonia, ed era anche riuscita ad accoltellare Zia Lydia – affinché la porti al sicuro in Canada, mentre lei rimarrà a casa per lottare e liberare Hannah e tutte le donne schiave.
Riassunto della stagione 3
Emily arriva sana e salva in Canada insieme a Nichole/Holly, ottiene lo status di rifugiata e viene accolta da Luke e Moira. Nel frattempo June viene arrestata per essersi intrufolata nella casa della famiglia che ha in affidamento Hannah, e viene riportata dal suo vecchio Comandante. Waterford riesce a dare a Emily tutta la colpa per il rapimento della bimba, salvando Serena e June da ulteriori rappresaglie del governo. La prima, però, ha impulsi suicidi e dà fuoco alla casa. La seconda, d’altronde, deve comunque subire la punizione del Centro Rosso e il ri-assegnamento a un nuovo Comandante. Finisce in casa di Lawrence, e prende il nome Dijoseph.
Nonostante Lawrence sia l’unico Comandante contrario alla Cerimonia (e in generale alla china di oppressione e fanatismo intrapresa dai Figli di Giacobbe), non si può comunque dire che egli sia parte attiva della resistenza. Però lascia le Marte libere di organizzare la lotta clandestina in casa sua. June si allea con Beth, Cora e Allison; ma si accorge anche che la lotta non ha ancora i mezzi sufficienti per sperare in una vittoria. Nel frattempo Lawrence – che ancora non riesce a capire perché June non sia scappata e anzi, sia egoisticamente rimasta per creare ancora più confusione e pericolo – decide di dare una lezione di realpolitik all’Ancella: la porta in carcere, le mostra un gruppo di rivoltose di Chicago che stanno per essere giustiziate e le ordina di sceglierne solo cinque che verranno salvate per diventare Marte nelle case dei Comandanti (fra cui figura Nick, recentemente promosso per i suoi servigi). June ha il voltastomaco, ma alla fine del terzo episodio accetta di fare i nomi delle persone che si salveranno: le ha scelte in base ai loro talenti e a quanto potranno essere utili alla rivolta.
Qualche giorno più tardi, Serena ritrova un motivo per vivere e lottare: durante una cerimonia per celebrare la nascita di nuovi bambini, un soldato mostra ai Waterford il video di una manifestazione anti-Gilead canadese in cui appare Luke con in braccio Nichole. Estasiata che la figlia sia sana e salva, Serena (con la collaborazione di Fred) decide di fare del rimpatrio della bimba la missione della sua vita. Dopo aver chiesto a June di mediare un incontro con Luke per poter vedere per un’ultima volta Nichole, i Waterford decidono che non è abbastanza e intraprendono una campagna di disinformazione per tentare di ricattare il governo canadese e fare estradare la bimba, costringendo June a registrare un messaggio video a loro favore. Di più: Dijoseph torna a essere Difred quando i Waterford decidono che riaverla in casa aumenterà le loro possibilità di riavere la bambina. Ma dal momento che la casa non c’è più, i tre si spostano nella capitale di Gilead, Washington, ospiti del Comandante Winslow, ancora più ributtante della media a cui ci ha abituati la serie.
A Washington le cose si fanno sul serio, altro che quelle mammolette di Boston che non cuciono nemmeno le labbra delle Ancelle ribelli per farle tacere una volta per tutte. Nell’affaire Nichole viene coinvolta, come intermediaria, l’ambasciata svizzera: per il resto del mondo, ormai, la priorità è quella di consegnare la bimba ai Waterford, visto che Gilead minaccia la guerra nucleare in caso contrario. Allo stesso tempo, June cerca in tutti i modi di convincere gli svizzeri a non aiutare il regime malvagio, suggerendo che Nick potrebbe fornire alla comunità internazionale tutte le documentazioni e le prove necessarie a reprimere lo stato totalitario. Gli svizzeri, però, non si possono fidare di Nick; il quale, durante la crociata che ha portato al potere i Figli di Giacobbe, si è macchiato di crimini di guerra piuttosto imperdonabili. Tornata a Boston, June ha nuovamente la possibilità di vedere Hannah, sfruttando anche l’aiuto della Moglie di Lawrence. Il tentativo va a buon fine, ma le donne vengono scoperte e la Marta che si occupava di Hannah nell’istituto visitato da June e che ha chiuso un occhio per farle incontrare, viene denunciata da un’altra Ancella e giustiziata. June capisce che la sua ossessione per Hannah sta causando danni incommensurabili anche a persone innocenti, dunque decide di pensare in grande e di trovare un modo per far fuggire da Gilead tutti i bambini delle Ancelle.
C’è anche spazio per una puntata flashback (l’ottava) sul passato di Zia Lydia (una donna sola che si è lasciata sopraffare dal rancore), sopravvissuta all’attentato di Emily e tornata più cattiva che mai. Nonostante i piani di June e del collettivo di Marte per raccogliere quanti più bambini possibile e portarli in Canada siano ormai in moto, è necessario pazientare. Il crudele Winslow, infatti, è giunto da Washington per portare a Boston un po’ della disciplina che vige nella capitale. Il gerarca passa in rassegna le Ancelle e prende di mira Lawrence, accusato di non essere riuscito a metterne incinta neanche una. Per sicurezza, il comitato dei Comandanti decide di assistere a una Cerimonia di Lawrence, il che costringe June a concedersi al suo anziano (e a sua volta riluttante) padrone di casa. Mentre i preparativi alla fuga di massa continuano a fervere, nascono i primi attriti tra le Marte e June. Quest’ultima deve affrontare un’altra missione a Gezabele, per prendere contatti con un barista che può mettere a disposizione un aereo necessario al trasporto di bambini, Ancelle e Marte. Al bordello, June viene riconosciuta da Winslow; il quale si beve la scusa della donna, ma la costringe a fare sesso con lui. June inizialmente è rassegnata, ma poi si ribella e riempie di buchi il Comandante con una penna prima di fracassargli il cranio con una statuetta. Il cadavere del mostro viene nascosto dalle Marte di Gezabele, mentre June riesce a scappare.
Nel frattempo Waterford e Serena si sono stufati di aspettare i comodi di Winslow – che sta traccheggiando con il governo canadese, cercando di utilizzare Nichole come ricatto diplomatico per ottenere il rilascio di molti altri prigionieri – e decidono di affidarsi a Mark. Il quale li turlupina facilmente, trascinandoli oltre il confine del Canada e facendoli arrestare (in realtà è tutta una grande truffa ideata da Serena, che vende il marito in cambio dell’asilo in Canada e della possibilità di visitare Nichole). I Figli di Giacobbe reagiscono male alla cattura dei Waterford, minacciando una ritorsione nucleare nei confronti degli Stati Uniti. E in caso di guerra nucleare, quasi sicuramente (è un eufemismo) i confini del regime verranno sigillati. Intanto, però, manca tutta una settimana al giorno concordato per la fuga di massa in aereo, che rischia di essere impedita dalla nuova situazione internazionale.
Attenzione però. Nei giorni precedenti alla fuga, June ha la sua definitiva epifania da Walter White: la moglie di Lawrence si sente male perché da giorni non prende le sue medicine, e quando l’Ancella se ne accorge decide di non chiamare i soccorsi (temendo che un’eccessiva attenzione sul covo dei ribelli possa risultare pericolosa) lasciando rantolare la donna fino al suo ultimo respiro. Arriva finalmente il giorno della fuga da Gilead. Il gruppo, senza Lawrence che ha deciso di rimanere indietro ed espiare i suoi peccati, aspetta il favore della notte per scappare nei boschi e raggiungere l’aereo. Purtroppo incrociano un gruppo di guardiani, e June, nuovamente, capisce che non è ancora arrivato il suo momento di fuggire: insieme ad altre Ancelle e Marte attira l’attenzione degli uomini di Gilead, consentendo alla maggior parte del gruppo di salire sull’aereo e fuggire verso Toronto. Dopo essersi liberate degli inseguitori, le donne trasportano una June ferita verso un nascondiglio nel bosco, in attesa di firmare un altro capitolo della resistenza.
Riassunto della stagione 4
June e le altre Ancelle fuggitive raggiungono la remota tenuta di campagna del Comandante Keyes, un vecchio rimbambito che viene tenuto sotto scacco dalla Moglie 14enne, Esther, la quale accoglie con entusiasmo le ricercate. June, nel frattempo, è ufficialmente entrata in modalità guerra. Dopo aver saputo che Esther è stata stuprata in gruppo da tutti i guardiani della tenuta, ne fa catturare uno e lo fa uccidere proprio dalla ragazza. E prima di trasferire il gruppo in una nuova casa sicura fornita dal Mayday, June scopre che proprio lì si deve tenere un baccanale di Comandanti. Decisa a non farsi sfuggire l’occasione, la capa dei ribelli avvelena l’intera festa intaccando ancora una volta le fila degli avversari.
Non può andare sempre tutto bene, però. E infatti June subisce un’imboscata degli Occhi – comandati da Nick, nuovamente promosso – che la catturano viva e la portano da Zia Lydia per una cara vecchia sessione di tortura. Lydia vuole farle confessare l’ubicazione del resto delle Ancelle fuggiasche, e June si arrende solo dopo che i cattivi la fanno assistere all’omicidio di due Marte che hanno collaborato alla ribellione e le mostrano che Hannah è loro prigioniera e a mala pena riconosce la madre. June, distrutta, confessa e viene trasportata insieme alle amiche verso una colonia di lavori forzati. Prima di giungere a destinazione, però, June e Janine riescono fortunosamente a scappare dopo aver assistito alla morte delle altre Ancelle. Saltano su un treno diretto a Chicago, il centro nevralgico della resistenza, e riescono a unirsi a un gruppo di soldati del Mayday, che si rivelano essere solo leggermente meno disgustosi delle loro controparti di Gilead.
A Boston, nel frattempo, Zia Lydia e il Comandante Lawrence si alleano: la prima ha bisogno di una raccomandazione per poter riavere il suo posto dopo il disastro della fuga; mentre il secondo ha bisogno del materiale ricattatorio che la donna possiede sugli altri Comandanti per poter tornare ad avere un ruolo influente nel consiglio e cercare così di aiutare la resistenza dall’interno. Il piano riesce, e Lawrence convince Gilead a dichiarare un temporaneo cessate il fuoco su Chicago per permettere l’evacuazione dei civili da parte dei soccorritori neutrali e migliorare così l’immagine internazionale del regime. C’è tempo, però, per un ultimo bombardamento in cui viene coinvolta anche June. Incolume ma scossa, la donna viene trovata da Moira, che fa parte del contingente di soccorso.
E finalmente, alla sesta puntata della quarta stagione, June riesce a lasciarsi alla spalle Gilead, sbarcando (dopo un viaggio non privo di ostacoli) sulle coste canadesi dove può riabbracciare Luke. L’ex Ancella, però, è ancora traumatizzata dall’esperienza in zona di guerra, e soprattutto è schiacciata dai sensi di colpa per non essere riuscita a portare Hannah con sé. June cerca di adattarsi alla nuova vita, partecipando anche a gruppi di terapia fra sopravvissute di Gilead in cui il ritornello è: dimenticare, andare avanti. Ma June si chiede: perché dimenticare? Perché siamo noi a dover superare il trauma e andare avanti? Perché non possiamo incazzarci e riprenderci tutto quello che è nostro? Con questo spirito giustamente poco gioviale, la donna va a fare visita a Serena (che nel frattempo ha scoperto di essere incinta e ha una paura dannata dell’arrivo in Canada di June) e le vomita addosso tutta la rabbia per gli anni di prigionia e umiliazioni subiti. La paura dannata di cui sopra deriva dal fatto che entrambi i Waterford sono sotto processo per crimini di guerra, e June si presenta puntuale e combattiva in tribunale per fornire la sua raccapricciante testimonianza. Waterford, a questo punto, sa di essere spacciato (è diventato persona non grata anche a Gilead) e decide di farsi furbo. Propone alle autorità internazionali un baratto: la sua totale immunità in cambio di tutti i segreti militari, tattici e politici di Gilead. I canadesi accettano, e il Comandante è un uomo libero. Nel frattempo, June e Luke le tentano tutte per cercare di rintracciare Hannah.
Contattano Lawrence, la cui unica (inaccettabile) proposta è uno scambio tra Hannah e alcuni dei bambini fuggiti alla fine della stagione precedente. Finché Luke non suggerisce alla moglie di chiedere l’aiuto di Nick, il quale rivela ai coniugi che Hannah si trova in Colorado, protetta da una gran numero di guardiani. Nick e June si salutano con affetto, forse per l’ultima volta. Aspetta però. Perché June, quando viene a sapere che a Waterford è stata concessa l’immunità, sbarella e punta giustamente i piedi: non esiste che quell’uomo qui la passi liscia. Con l’aiuto, nuovamente, del Comandante Lawrence, June riesce a strappare un nuovo accordo: le autorità consegneranno Waterford a Gilead in cambio di 22 donne catturate nella guerra alla resistenza. Beccami gallina, però, se June permetterà a Waterford di tornarsene a Gilead tutto sereno e intatto. Grazie alla complicità di Nick, l’ex Comandante non viene trasportato oltre il confine, bensì in un bosco isolato dove viene accolto da June e da tutto il resto del gruppo di terapia delle sopravvissute. «Meglio se corri», dice June al suo stupratore, che fugge disperato e fa poca strada prima di essere raggiunto e picchiato a morte. L’ex Ancella torna a casa da Luke e Nichole, spiritata e ancora sporca del sangue del suo aguzzino. Consapevole che da qui non si torna più indietro, June saluta la piccola e il marito dicendo che deve andarsene.
The Handmaid’s Tale è la serie che, nel 2017, ha spettinato tutti – nessuno escluso, lo ribadisce anche la quantità di premi portati a casa – con la potenza con cui, senza prendere prigionieri, è riuscita a trasporre sul piccolo schermo le deflagranti pagine di Margaret Atwood.
La prima stagione è un trionfo di atmosfere, paranoia, terrore, violenza indicibile (fisica e psicologica) e la constatazione barra consapevolezza, come detto in apertura di riassunto, che il nostro mondo e la nostra società siano nuovamente a un passo da una deriva similare. Anche la messa in scena – curata in particolare dalla regista e direttrice della fotografia Reed Morano – segue fedelmente i toni, indugiando sui volti disperati o rassegnati delle Ancelle, sui loro corpi martoriati, sui loro momenti di riflessione e sofferenza. Il ritmo è deliberatamente congelato fino al parossismo e, soprattutto, il worldbuilding – ovvero la descrizione dettagliata di come funziona l’universo di The Handmaid’s Tale – è sempre tenuto al minimo.
È il materiale umano a fare la storia, non le curiosità su quante Colonie abbia effettivamente Gilead, o sulla dettagliata descrizione della burocrazia del regime. Bastano i pochi, ma costanti accenni inseriti nella narrazione. Il resto è un racconto eccezionalmente umano, che solo nelle ultime stagioni è entrato in un imbuto che ha concentrato la storia sulla resistenza comandata da June.
Purtroppo la serie ha perso un po’ della sua identità e del suo mordente con il passare delle stagioni. Le esigenze commerciali – bisogna trovare e preparare un finale abbastanza spettacolare – hanno diluito l’integrità delle prime tre stagioni (facciamo anche due stagioni e mezza). Ma non bisogna buttare il bambino con l’acqua sporca: The Handmaid’s Tale rimane un testo importante della tv di nuova generazione, e anche se non finirà nemmeno dopo la sua quinta stagione, comunque continueremo a guardarlo.
La serie tv
The Handmaid's Tale
Drammatico - USA 2017 - durata 55’
Titolo originale: The Handmaid's Tale
Creato da: Karen Rolfe, Bruce Miller
Con Elisabeth Moss, Sydney Sweeney, Clea DuVall, Ericka Kreutz, Bruce Miller, Yvonne Strahovski
in streaming: su Amazon Prime Video Timvision
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