In una cittadina nel cuore dello Utah, dove la maggioranza degli abitanti è mormone e chi è estraneo alla chiesa è guardato con sospetto, una giovane donna viene brutalmente assassinata, insieme alla figlioletta di soli 15 mesi. Sul caso indaga il detective Jebediah Pyre, per tutti Jeb (un pacato Andrew Garfield, dopo Silence, La battaglia di Hacksaw Ridge e Gli occhi di Tammy Faye più che mai abbonato a ruoli dall’aura mistica), mormone devoto, uomo d’intuito e di cervello oltre che di fede; i principali sospetti sono membri di una famiglia di spicco della comunità, i Lafferty, e mentre Jeb si addentra negli interrogatori, toccando spaventose zone d’ombra - vecchie e nuove - della sua religione, diventa sempre più evidente che a essere sottoposta a indagine è soprattutto la sua stessa fede, e la sua capacità di accettarne gli aspetti più ambigui e aberranti.
Per Dustin Lance Black (Oscar nel 2009 per la sceneggiatura di Milk), creatore della miniserie, è (anche) una questione personale: cresciuto in una comunità di mormoni, dalla religione si è allontanato quando ha scelto di vivere la sua omosessualità allo scoperto, e delle contraddizioni, oltre che delle violenze, del credo con cui è stato educato ha già parlato in veste di autore e produttore per la serie HBO Big Love (che esplorava il tema della poligamia) e in quella di narratore per il doc 8: The Mormon Proposition (sul ruolo attivo dei mormoni nella negazione dei diritti della comunità LGBT+).
Il fatto di cronaca da cui la miniserie prende le mosse è avvenuto realmente, nel 1984, ma per scioccante che sia, per l’autore non è che la punta dell’iceberg, un delitto la cui risoluzione non trasmette alcuna catarsi (lo testimonia anche la mancanza dei tradizionali cartelli finali sul destino giudiziario dei coinvolti: come a dire che il punto non è quello). Al centro delle sette puntate, infatti, c’è il nucleo stesso del mormonismo, un nocciolo di dogmi, intolleranza e ribellismo che affonda le sue radici nell’epica biografia di Joseph Smith, fondatore e primo presidente della chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, e che la serie esplora in una serie di flashback storici narrati da diversi personaggi, ciascuno con la funzione di fare da specchio ai fatti del 1984: razzismo, sessismo (la poligamia maschile è testardamente perseguita anche dopo essere stata emendata dalla religione) e rigurgiti autarchici informano le frange più conservatrici, e si riflettono nella crociata intrapresa dai Lafferty per schivare il sistema di tassazione statale, che porta i fratelli maschi della famiglia a radicalizzarsi in direzione di una visione retrograda e brutale del verbo di Smith.
In questo senso, la messa in scena della miniserie è assai lontana dalle convenzioni del crime, aprendosi a re-enactment di stampo quasi documentaristico, che mettono in immagini le ossessioni dei protagonisti, disegnando cerchi concentrici che confondono la cronologia degli eventi (sia i detective sia gli spettatori faticano a rimettere in ordine le testimonianze dei Lafferty) e rivelano il legame annichilente tra dogma e violenza.
La serie tv
In nome del cielo
Poliziesco - USA 2022 - durata 64’
Titolo originale: Under the Banner of Heaven
Creato da: Dustin Lance Black
Con Andrew Garfield, Sam Worthington, Daisy Edgar-Jones, Dustin Lance Black, Denise Gough, Wyatt Russell
in streaming: su Disney Plus
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