È sempre interessante assistere a come ci vedono dall’estero. Soprattutto su questioni che potrebbero sembrare marginali ma che invece ci rappresentano più di quanto vorremmo. È il caso delle concessioni balneari che sono l’oggetto dell’interessante reportage Spiagge e concessioni: caos all’italiana che fa parte della serie Re: sguardi sulla società visibile gratuitamente con i sottotitoli in italiano su Arte. Il documentario è a cura della regista tedesca Caroline von der Tann, ed è prodotto dalla berlinese Kobalt Documentary.
In Italia, la gestione delle spiagge è un’attività molto redditizia. Mentre in passato le ambìte concessioni venivano assegnate arbitrariamente dallo Stato - se non addirittura tramandate di generazione in generazione - l’Unione Europea chiede ora che vengano organizzate regolari gare d’appalto. Mentre gli operatori difendono con le unghie e con i denti il loro monopolio, gli utenti sognano il libero accesso al mare.
La regista, che vive e lavora a Napoli, realizza un reportage di estrema attualità perché arriva pochi giorni dopo dall’entrata in vigore della legge sulle concessioni demaniali marittime che prevede che le autorizzazioni a circa dodicimila imprese balneari italiane debbano essere riassegnate, tramite gare pubbliche, non oltre il 31 dicembre 2024. Sulle modalità delle gare e sul calcolo degli indennizzi per i titolari uscenti resta ancora tutto da decidere e la patata bollente passa al nuovo governo che verrà eletto a fine settembre.
Il documentario fa un po’ i conti in tasca ai gestori degli stabilimenti prendendo come esempio il Bagno Elena a Napoli della famiglia Morra da ben tre generazioni, dal 1957 quando il demanio iniziò a concedere ai privati, a prezzi vantaggiosi, interi tratti di coste italiane per sviluppare il turismo balneare.
Oggi il fatturato del comparto è di 15 miliardi di euro l’anno. Il doc entra molto nel dettaglio: per una superficie di 5000 metri quadrati, lo Stato chiede un pagamento annuo di 12000 euro. Il Bagno Elena ha 500 lettini, per una sedia a sdraio il costo è tra i 15 e i 20 euro, per un ombrellone 10. Facendo un calcolo in due giornate d’estate viene già coperta l’intera quota annuale. È ovvio che è un business pazzesco e che gli attuali gestori non vogliono mollare l’osso tanto che vediamo le loro manifestazioni di protesta a Roma davanti ai ministeri di competenza.
A questo punto la regista mette in crisi i concessionari del Golfo di Napoli, dove le spiagge libere e pubbliche sono meno del 10 per cento e spesso l’accesso è particolarmente disagiato, seguendo la manifestazione di un gruppo di attivisti napoletani, legati politicamente all’estrema sinistra, che invocano la spiaggia per tutti e si trovano gli accessi alla battigia chiusi.
Evidenziando il problema che molti napoletani, che non si possono permettere le tariffe degli stabilimenti, finiscono per affollare l’area industriale davanti a Bagnoli che, oltretutto, non sarebbe nemmeno balneabile.
Il reportage Spiagge e concessioni: caos all’italiana è visibile gratuitamente qui.
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