Una coppia di genitori di mezza età sbucati dritti dalla provincia bon ton e middle class di Jonathan Franzen, due sorelle precarie (l’una professionalmente l’altra sentimentalmente, in equa ripartizione), la matriarca affetta da galoppante demenza senile e un interminabile pranzo del Ringraziamento a riunirli faccia a faccia sotto lo stesso tetto, nel disadorno, squallido appartamento newyorkese in cui la figlia minore si è trasferita insieme al fidanzato. La partenza di The Humans è quella del più classico dramma famigliare in interni, e infatti sembra facile intuire dalle scene iniziali dove il film andrà a parare.

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Amy Schumer in una scena di The Humans (2021)


Nell’adattare per il cinema, sotto la fulgida egida di A24, la sua omonima pièce del 2016, però, l’esordiente drammaturgo Stephen Karam mette intelligentemente al centro l’ambiente, lasciando che sia il rapporto con questo, prima ancora delle stoccate puntute dei dialoghi o della millimetrica precisione degli interpreti (su tutti Amy Schumer, in dolentissimo stato di grazia), a ridisegnare le relazioni tra i personaggi e le loro psicologie: in un’inesauribile ronde di rispecchiamenti e travasi, la tragicomica guerriglia ingaggiata dai Blake con lo spazio circostante (la sedia a rotelle della nonna che s’incastra nel perimetro angusto del corridoio, l’attaccapanni che non regge il peso dei cappotti, la corrente che va e viene...) alimenta quella ben più sottile tra gli individui e tra le generazioni. Che la fomenta a sua volta, come se i non detti, le recriminazioni, le ripicche che inevitabilmente affiorano in superficie percolassero orrorificamente dalle mura domestiche in cui ha luogo il convivio; come se uscissero dalle fottute pareti, alla stregua d’incarnazioni mostruose o aliene dei rispettivi rimossi.

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Scena di The Humans (2021)


Chi è allora l’infestante, e chi l’infestato? È lo spazio che deforma i protagonisti, avviluppandoli nelle spire sinistre di un qualche opaco incantesimo, o sono i protagonisti a rimodellarlo, frazionandolo e ricucendolo a immagine e somiglianza dei conflitti da cui sono attraversati? Dal meticoloso lavor(i)o sul sonoro alle vorticose inquadrature dei tubi dell’impianto fognario, ogni cosa nella regia di Karam suggerisce la presenza del paranormale, lo lambisce in vista di un’entrata in scena a effetto che dia finalmente sfogo alla silente tensione sin qui accumulata. L’attesissimo spettro, invece, come il climax apparecchiato, non bussa mai alla porta - ci sarà una rivelazione, sì, ma banale, infima, miseramente umana.

Non dovrebbe costare meno, essere vivi?


Perché l’orrore vero, in questo cupissimo dramma naturalista pretestuosamente travestito da film di paura, è già in tavola, servito freddo tra una portata e l’altra: sta nell’isolamento inscalfibile dei personaggi, nel loro amarsi e odiarsi per tutto e nonostante tutto dentro un focolare che è insieme rifugio e prigione. Pulsa - e qui la scrittura raggiunge punte di precisione acri, dolorose - nell’asfissante capestro che il mercato ha già stretto attorno al collo di ciascuno di loro, costringendoli a esibirsi giorno dopo giorno in una ridicola, goffa, insensata danza di sopravvivenza: «Non dovrebbe costare meno, essere vivi?». Touché.



Autore

Caterina Bogno

Caterina Bogno è nata a Varese, dove vive, e ha studiato a Milano, dove si è laureata in Lettere moderne con una tesi sulla cronaca nera di Dino Buzzati. Scrive di cinema, televisione e libri su Film Tv, per il quale cura la rubrica Leggo, e collabora con Gli Spietati.it. Musica (dal vivo), gatti (rossi) e viaggi (malamente organizzati) le altre sue passioni. 

IL FILM

locandina The Humans

The Humans

Drammatico - USA 2021 - durata 108’

Titolo originale: The Humans

Regia: Stephen Karam

Con Beanie Feldstein, Steven Yeun, Richard Jenkins, Amy Schumer, June Squibb, Jayne Houdyshell

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