«Il tampone è il fratello scemo della supposta»



A scanso di equivoci, ma anche come giustificazione non richiesta: gli argomenti per questa rubrica ce li scegliamo noi – la maggior parte delle volte io stesso – quindi non c’è proprio nessuno che mi abbia obbligato a vedere il nuovo spettacolo di Alessandro Siani Libertà Live, disponibile su PrimeVideo. Non c’è stata nessuna pistola alla tempia, nessun contenuto sponsorizzato, nessun santo in paradiso da tenere buono, nessuno strano feticcio, e neanche bizzarri motivi religiosi. E allo stesso tempo vale, e varrà sempre, il sano vecchio principio che più o meno fa: se non hai niente di bello da dire su qualcuno, non dire proprio nulla su quel qualcuno. Però Siani c’è. Esiste. E ottiene quello spazio per il suo speciale, per di più su una delle più importanti piattaforme di streaming al mondo, che gli altri 999 comici sulla piazza non hanno e forse non avranno mai. E poi, tutti mbriachi e frustrati, finisce che vanno la notte in campagna da Gianni Morandi a gettargli la carta igienica e le uova sul cascinale urlandogli che Uno su mille se la poteva anche tenere per sé.

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Alessandro Siani

Siani esiste, quindi. Non solo. Siani prospera, e oltre agli slot su PrimeVideo riempie anche il teatro degli Arcimboldi di Milano, dove ha registrato questo speciale e dove tornerà anche nel 2023 per far registrare altri, innumerevoli tutto esaurito. Basterebbe questo per giustificare la visione di Libertà Live: capire cosa fa ridere così tanti italiani, cercare di comprendere qual è la comicità che fa uscire di casa la sciura per andare a teatro. E si scopre che a noialtri, statisticamente parlando, ci piace non tanto ridere, quanto sorridere. Ci piace una persona famosa, simpatica e carismatica che fa battute abbastanza puerili, ma che si mette alla nostra altezza e ci tratta come uno di noi. Ci mette a nostro agio, ci coccola, ci vizia e poi BEM, colpisce forte dicendoci dritto in faccia «Cazzo-figa», che è molto divertente perché è un napoletano che fa l’accento milanese no. L’avete capita?

Siani lo conosciamo abbastanza bene un po’ tutti. Ultimo di una generazione di attori brillanti che possiedono il mercato cinematografico di Napoli e provincia (ha ereditato il posto fisso da Vincenzo Salemme), Siani ha cominciato giovanissimo come cabarettista, ottenendo presto un discreto successo e il bollo papale di un eroe come Francesco Paolantoni.

Poi la tv, prima quella locale e poi quella nazionale – Bulldozer (con il personaggio del tamarro Tatore), Domenica In, Sanremo giovani – che lo ha portato sul grande schermo, a incassare popolarità con i cinepanettoni e Benvenuti al Sud, e infine all’evoluzione finale in sceneggiatore e regista (siamo a quota 5 film diretti).

Siani apre Libertà Live – solo l’ultimo di una lunga serie di spettacoli teatrali iniziata nei primi anni duemila – con una battuta sulla nascita della parola democrazia; battuta che si conclude con la punchline: «Perché in Italia, se chiami “Democrazia”, mi sa che non risponde nessuno!» E il dubbio sorge abbastanza immediatamente: il nostro, che nella medesima introduzione ammette di non sapere che la parola “democrazia” arriva dal greco ed è originata ad Atene, ci è o ci fa? Io credo, semplificando molto, che Siani ci sia e che non sia condiscendenza quella con cui tratta un pubblico al quale piace applaudire davvero spesso, come all’atterraggio di ogni volo su cui siano mai saliti. È proprio la passione sincera e nazionalpopolare di Siani che, organizzata con grande lucidità professionale, gli consente di avere quel carisma da pifferaio di Hamelin per cui ogni cosa che dice, anche la più becera e banale, provoca un sussulto di buonumore. Mi rendo conto che più parlo del comico napoletano, più sembra che stia descrivendo Mussolini se si fosse dato al cabaret invece che alla politica. Ah, noi italiani. Brava gente.

Il monologo di Siani in Libertà Live è infarcito di quegli stereotipi innocui che vorresti fossero stati eradicati da ogni repertorio comico che si rispetti. C’è una lunga routine sull’argomento Milano vs. Napoli, che tocca l’industriosità e la pulizia dei milanesi, e che ha come punchline il costo di un appartamento al Bosco Verticale, edulcorato dalla possibilità di far pisciare il cane senza uscire di casa. C’è anche spazio per della satira attuale. Siani dice che il milanese fa il tamperitivo. Lo ripete tre volte perché, per sua stessa ammissione, lo fa molto ridere. L’apice di questa sezione dello spettacolo è regalato dal grande classico dello scontro fra culture culinarie. Siani immagina l’esistenza di Ambrogio o’ zuzzusu, l’unico ristorante milanese mai aperto a Napoli, durato tre giorni anni fa. Ma cosa si mangiava da Ambrogio o’ zuzzusu? La mattina polenta, a pranzo polenta, a cena polenta. E la digestione com’è? Un po’ lenta.

C’è spazio anche per un grande classico della comicità popolare, il sesso. Dice Siani che Rocco Siffredi ha aperto una scuola di sesso: è l’unica scuola del mondo che vieni bocciato se vieni prima. Poi chiede a un signore del pubblico se l’ha capita. Quindi, con fare complice, ammette che con questa battuta le donne si divertono sempre un po’ meno. Eeeh, Alessandro. Ma allora sei un birbone.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.