Durante l’edizione 2021 del Locarno Film Festival, il direttore artistico Giona A. Nazzaro, in accordo con il regista John Landis, decise di riproporre al pubblico della Piazza grande due classici doverosi come Animal House e Una poltrona per due ma la vera chicca fu il terzo titolo, Amore all’ultimo morso, commedia horror del 1993 sulla falsariga di Un lupo mannaro americano a Londra ma che purtroppo, alla sua uscita, non ebbe il medesimo successo. E merita invece una rivalutazione piena, perché esemplare dell’arte di Landis, intesa con il significato etimologico di téchne, quindi non solo consapevolezza del talento artistico, quello che ai massimi livelli si identifica con il genio, ma più pragmaticamente la perizia, il senso del mestiere. L’istinto del cinema.
Una vampira francese a Pittsburgh sa che per evitare il replicarsi incontrollato di quelli come lei deve decapitare le proprie vittime, scelte tra i bad guy della città. Se ne dimentica con il peggiore, il boss mafioso italoamericano interpretato da Robert Loggia (formidabile), che ritorna non morto in pompa magna, e dovrà fare di tutto per rimediare alla mancanza. La sceneggiatura non è di Landis, il quale in origine voleva fare un altro film, su una comunità di vampiri che gestisce Las Vegas, da un soggetto originale di Richard Christian Matheson, figlio di Richard Matheson (Io sono leggenda).
La Warner Bros. non accettò per motivi di budget e consigliò invece quest’altro copione di Michael Wolk, ambientato a New York con una famiglia mafiosa del New Jersey (…), ma anche qui, per abbassare i costi, tutto fu spostato nella più economica Pittsburgh. Innocent Blood (questo il titolo originale) ricorda tre cose: il gusto di Landis per la contaminazione dei generi, la sua natura di cineasta totale, capace di occuparsi di ogni aspetto della lavorazione di un film, a partire dal cast, e lo spirito del tempo.
Distribuito prima del Dracula di Bram Stoker di Coppola e di Intervista col vampiro, Amore all’ultimo morso anticipa il filone vampiresco direttamente legato alla fobia collettiva del momento, quella dell’AIDS, chiave di lettura mai respinta dall’autore. Del resto tutti e tre i film hanno una componente erotica che va oltre quella già tipica delle storie di vampiri. La contaminazione è tra i toni (dalla commedia all’horror) e appunto i generi, perché il punto di partenza già in sceneggiatura è il mafia movie.
Landis sceglie alcuni caratteristi storici come David Proval (è Lenny, l’autista tuttofare di Loggia), scoperto da Scorsese in Mean Streets, e Tony Sirico (lo scagnozzo Jacko), ma anche Tony Lip (all’anagrafe Frank Vallelonga). Parliamo di tre figure che saranno centrali in I Soprano, rispettivamente Richie Aprile, il mitico Paulie Gualtieri e Carmine Lupertazzi. Ma il capolavoro è naturalmente la scelta della protagonista.
Nessuna allusione alla nazionalità nella sceneggiatura, ma un bel giorno Landis vede Nikita di Luc Besson, storia della ballerina di Degas che diventa killer per conto dello stato: «Mioddio! La mia protagonista è lei!» esclama ammirando Anne Parillaud. In effetti magnifica. Rivedendo oggi Amore all’ultimo morso si ha l’impressione che la troupe e gli attori tutti si siano divertiti, percependo l’originalità della storia e assecondando la naturale tendenza del regista all’Hellzapoppin’ cinefilo (continui rimandi anche visivi ai classici horror Universal, coinvolgimento di registi amici come Dario Argento, Sam Raimi, l’immancabile Frank Oz in divertenti cameo), un ritmo quasi da musical, con tanto di crescendo nelle scene più sanguinarie. Uno spettacolo impeccabile.
IL FILM
Amore all'ultimo morso
Horror - USA 1993 - durata 114’
Titolo originale: Innocent Blood
Regia: John Landis
Con Anthony La Paglia, Anne Parillaud, Robert Loggia, Chazz Palminteri
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