(Attenzione, spoiler!) Passato il traguardo del miliardo di ore consumate in streaming dagli utenti, stabilmente la produzione in lingua inglese più vista di Netflix (la prima in assoluto è Squid Game), Stranger Things non è più solo una serie: è il pilastro, forse l’ultimo, di una piattaforma che perde smalto, ed è parte integrante dell’identità che il colosso di Los Gatos ha bisogno di tenere viva. Sulle spalle il carico di queste responsabilità commerciali, i gemelli Duffer si muovono ancora con ammirevole grazia e discreta libertà nel confezionare il loro spassionato omaggio agli anni 80, complice il grande budget elargito per un’annata che si dipana in quattro diverse location (Hawkins, California, Nevada, Russia), trascorre nel Sottosopra più tempo che mai e dà vita a un villain titanico che coniuga al meglio effetti tradizionali e digitali.
Nel tessere la ragnatela di Vecna, orrido sovrano del Sottosopra in grado di impossessarsi delle menti adolescenti, il riferimento smaccato è al Nightmare di Wes Craven, con tanto di gustoso cameo di Robert Englund e una trama che, con piglio assai contemporaneo, mette al centro il trauma: l’ansia da prestazione, l’incapacità di perdonare i propri errori, il senso di colpa per essere sopravvissuti e aver assistito alla morte dei propri cari. È questo il caso di Max, centro emotivo (grazie anche alla prova impressionante della giovane Sadie Sink) di una stagione che in sottotraccia è figlia anche della pandemia; la separazione dei personaggi e la determinazione a lottare contro un nemico ignoto, ciascuno dal proprio angolo di mondo, plasma con successo evidenti necessità produttive su una narrazione familiare per il pubblico dell’era COVID-19.
I Duffer si prendono tutto il tempo, anche troppo, per costruire quello che - il finale apertissimo parla chiaro - considerano “l’inizio della fine”, preambolo del mastodontico capitolo finale che arriverà nel 2024: divisa in due volumi (il secondo diffuso in occasione del lungo weekend americano del 4 luglio), con episodi che sforano la durata da lungometraggio (due ore e mezza per quello conclusivo), l’annata pecca di ridondanza e talvolta confonde un’accurata operazione di retcon (ossia la modifica a posteriori della mitologia della serie, che fa di Vecna il deus ex machina fin dalla prima stagione) con la museificazione di sé, tanto in voga al cinema ma qui precoce (diversi personaggi si trovano a rivivere o rifugiarsi nel passato, dunque in scene precedenti). Al netto della diluizione, la stagione regala alcuni dei momenti più memorabili di Stranger Things (la fuga dal Sottosopra sulle note di Kate Bush, l’esplosione nel deserto del Nevada, la versione di Master of Puppets «più metal di sempre», Hopper in duello con la - vera! - spada di Conan) e soprattutto riesce, ancor più che in passato, a coniugare lo spirito narrativo degli anni 80 (le commoventi amicizie maschili, vero nucleo dell’annata) con istanze attuali, su tutte la violenta intolleranza contro il diverso incarnata dall’insopportabile Jason, con tocchi satirici anche inattesi (l’incredibile discount The War Zone, dove chiunque acquista armi di ogni tipo).
La serie tv
Stranger Things
Fantascienza - USA 2016 - durata 53’
Titolo originale: Stranger Things
Creato da: Matt Duffer, Ross Duffer
Con Winona Ryder, Maurice P. Kerry, Al Mitchell, Sean Astin, Dacre Montgomery, Paul Vincent Freeman
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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