Tutto è diverso da quello che sembra: un carro funebre è rimpinzato di alcool, una camera ardente nasconde nei suoi recessi uno speakeasy, una gigantesca torta di compleanno, invece di una bella ragazza, contiene un killer con un mitra, un miliardario impotente non è il signor Shell ma un sassofonista squattrinato e arrapato; e soprattutto Josephine non è Josephine e Daphne non è Daphne.
Sono Joe e Jerry, jazzisti al verde e in fuga per aver assistito alla strage del giorno di San Valentino. Solo Sugar Kane (Zucchero Kandinsky in italiano), probabilmente, è quello che è: bionda, svaporata, tenerissima suonatrice di ukulele, sempre a caccia, lei, della ciliegina col verme, l’uomo che l’abbandonerà lasciandole solo due calzini sporchi. Ma forse anche lei, più che Sugar, è Marilyn, l’immagine mitizzata, il sogno di una diva, nella sua luce più soffusa, la sua dimensione più inerme. Pare, invece, che sul set fosse uno strazio. lnsicura, capricciosa, sempre in ritardo. Tony Curtis la odiò (a causa sua, dovette mangiare 40 cosce di pollo, una dopo l’altra, un ciak dopo l’altro), e Billy Wilder, indispettito anche dalla presenza saccente e occhialuta di Arthur Miller sul set («Gli uomini con gli occhiali», dice a un certo punto Sugar a Shell «sono tanto più gentili, dolci e indifesi» - insuperabile perfidia di Wilder-Diamond!), pensò addirittura di rimpiazzarla con Mitzi Gaynor.
Ma, nel più grande inno al falso, all’improbabilità dei ruoli, all’eccentricità dei desideri che il cinema abbia prodotto, l’alchimia, sullo schermo, è folgorante, l’attrazione irresistibile tra la bionda Sugar e la bruna Josephine (molto più civettuola della bruna Jane Russell che aveva fatto coppia con Marilyn nel film di Hawks) è palpabile, la petulanza provocante dello sgraziato Daphne è quasi credibile.
Naturalmente è lui il più eccentrico di tutti, la spalla comica, il contrabbassista timido che all’improvviso sceglie di chiamarsi Daphne invece di Geraldine, Jack Lemmon, che diventerà uno degli interpreti preferiti di Wilder. Con la camiciona da notte di flanella o le ciabattine da camera sull’abito da sera, con il costume da bagno come quello di Sugar («Siamo tutte e due forti di seno!»), con la rosa stretta tra i denti o agitata mollemente in mano, Lemmon trascende i sessi, i travestimenti, le psicologie. Lemmon, semplicemente, è. E, per una volta, acchiappa al volo la fortuna, un marito ricco, Osgood, e tanto comprensivo da accontentarsi di una bionda artificiale, che non può avere bambini.
Loved by you!
Un meccanismo perfetto, assolutamente fluido: A qualcuno piace caldo, all’inizio degli anni ‘60, sfiorò il culto nato molti anni dopo per The Rocky Horror Picture Show. Il pubblico tornava più volte a vederlo, le battute si imparavano a memoria, si aspettavano le situazioni comiche più travolgenti: l’arrivo al treno, sui tacchi alti, di Josephine e Daphne e, subito dopo, di Sugar, con lo sbuffo di vapore che segna il suo passaggio; Daphne e Sugar, la notte, nella stessa cuccetta; l’arrivo a Miami e l’immediato successo delle due ragazze con Osgood e con il fattorino; Sugar che canta I Wanna Be Loved By You; la notte sullo yatch, con gli occhiali di Shell che si appannano, e, in montaggio alternato, la notte di tango di Daphne e Osgood. E, naturalmente, «Non posso sposarti Osgood. A tua madre non piacerei. Non so cucinare. Non sono una bionda naturale. Non posso avere bambini. Sono un uomo». «Nessuno è perfetto!».
Il film
A qualcuno piace caldo
Commedia - USA 1959 - durata 120’
Titolo originale: Some Like It Hot
Regia: Billy Wilder
Con Tony Curtis, Jack Lemmon, Marilyn Monroe, Joe E. Brown, George Raft, Pat O'Brien
Al cinema: Uscita in Italia il 03/07/2012
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Rakuten TV Amazon Video
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