Linnéa, in arte Bella Cherry, si trasferisce a Los Angeles, in testa il chiodo fisso di diventare la prossima regina del porno. Mentre aspetta di sfondare Bella divide l’appartamento con altre aspiranti attrici hard, con cui fa quello che fanno tutte le coinquiline poco più che ventenni: si ordina una pizza, spettegola, guarda la tv. Una sera le ragazze si divertono a fantasticare sulla vita dei loro sogni: si prodigherebbero in portentose imprese sessuali, ma per farlo non avrebbero bisogno di papponi profittatori, di agenti viscidi, di avidi produttori.
È chiarissimo quel che ci sta dicendo la regista Ninja Thyberg: il problema non è il porno in sé, il porno è un’industria come le altre. Il problema semmai è che il porno (mainstream), proprio in quanto industria come le altre, è regolato da un sistema patriarcale: lo è da un punto di vista produttivo e materiale, ancor prima che nei termini dell’immaginario che proietta, e infatti Pleasure, per certi aspetti, non è diverso dai tanti È nata una stella, dalle molte parabole disincantate sulla fama, dalle troppe storie di sogni infranti che popolano i nostri schermi.
Eppure il porno non è proprio come tutto il resto: produce immagini dense, cristallizza utopie e distopie, esplicita rapporti di forza che dai corpi emanano in inscalfibili costrutti di genere. Thyberg lo sa bene, e il suo Pleasure lo sottolinea spesso con insistenza, talora con sadismo, a tratti con pedanteria (uno su tutti, il riscatto che arriva solo per mezzo di un dildo strapon). La tesi è argomentata con una precisione che lambisce lo schematismo: che nervi saldi, però, per un’opera prima.
La newsletter di Film Tv Singolare, femminile approfondirà film e tema nell’edizione che verrà inviata ai lettori mercoledì 22 giugno.
Potete iscrivervi a Singolare, femminile qui.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta