Siamo nel 1963, quando la divisa dei carcerati inglesi era cravatta su camicia e tuta da lavoro, ma dal taglio elegante e dal profondo scollo a V. Grande educazione. In quel periodo lì, dunque, caratterizzato da una certa tensione nucleare a livello mondiale, un gruppo di malintenzionati non meglio identificati ruba alla regina il più illustre fisico nucleare studioso di bomba a neutroni del mondo, il professor Dawson.
Nel frattempo, un apparentemente anonimo caporale inglese di stanza a Berlino, Harold Palmer, viene sgamato a vendere beni alimentari e alcolici di contrabbando al migliore offerente. Viene incarcerato, ma immantinente contattato dal maggiore Dalby, un signore dall’aria estremamente inglese che dirige un ufficio governativo speciale (e fittizio) segnalato da un acronimo scomodissimo per essere una cosa da spie – WOOC(P) War Office Operational Communication (Provisional), la P sta per provvisorio – e che raccoglie pochi agenti segreti (civili e non militari) ma buoni e agisce agilmente fra le intercapedini burocratiche in cui si impastoiano solitamente MI5 e MI6. Il WOOC(P) – il nome dell’ufficio, non il suono che fai se alla fine di uno scivolo ci fosse un muretto a secco – scopre che Dawson è stato rapito da un losco figuro a cui Palmer vendeva aragoste. Il maggiore Dalby fa uscire il caporale di prigione in cambio di un aiuto per contattare il collega contrabbandiere e salvare il professore rapito.
Niente di più pericoloso che riprendere in mano un film che non solo è un classico di culto – fece abbastanza successo da meritarsi tre sequel incentrati sullo stesso personaggio – ma è anche uno dei più alti esempi di quel cinema spionistico-realistico che negli anni ‘60 tentava di frapporsi fra James Bond e il pubblico – e che negli anni ‘70 e ‘80 avrà i suoi apici nelle magnifiche trasposizioni tv dai romanzi di le Carrè, La Talpa e Tutti gli uomini di Smiley.
Ipcress è un film praticamente perfetto, nel suo genere, diretto nel 1965 dal canadese Sidney J. Furie – sultano galattico ed eclettico, regista di Superman IV, del film di guerra che ha ispirato Kubrick (I ragazzi della Compagnia C), dell’horror che fa un sacco di spavento a Scorsese (Entity), e di Ragazze nel pallone – con Michael Caine splendidamente Michael Caine, e con le scenografie di Ken Adam, colui che ha creato gli iconici interni della saga Bond negli anni ‘60 e ‘70.
Ma c’è di più. I creatori di questa miniserie in sei episodi, James Watkins (The Woman in Black) alla regia delle sceneggiature scritte da John Hodge (Trainspotting), non solo hanno preso un beneamato classico del cinema di spionaggio, tratto da un altrettanto beneamato romanzo di Len Deighton, ma hanno soprattutto avuto l’ardire di modificarlo e ampliarlo. Saranno anche passati quasi sessant’anni, ma insomma. Ci vuole del coraggio.
Fortunatamente si ripete la storia che la fortuna aiuta gli audaci, e viene fuori che la puntata pilota di The Ipcress File non solo fa il suo sporco dovere spionistico, con una bella colata di premesse fitte e ben incastrate l’una all’altra a formare un meccanismo oliato; ma lo fa anche con stile e con discreta personalità, calcando la mano su un montaggio serrato (ma non frenetico: eccitato il giusto per acuire il senso di paranoia) e insistendo sui piani olandesi. L’introduzione ai protagonisti è magistrale e realizzata con economia di parole e immagini.
Soprattutto Harold Palmer (interpretato da Joe Cole, per 4 stagioni fratello minore di Cillian Murphy in Peaky Blinders), la cui storia pregressa viene approfondita leggermente rispetto al film, è tratteggiato in maniera efficace, omaggiando l’archetipo Michael Caine – il cockney di estrazione popolare, brillante, affascinante, arrogante, di una coolness stoica e molto poco posh – senza scimmiottarlo. Palmer è un uomo e un soldato brillante – laureato in matematica a pieni voti, abile sul campo di battaglia e in possesso di quella sagacia da povero che gli americani chiamano street smart – ma proviene da una famiglia di umili origini, ed è finito a fare il contrabbandiere anche perché consapevole che l’iper classista esercito inglese tende a non fornire opportunità di promozione al figlio di uno scaricatore di porto.
Accanto a lui nei ranghi del WOOC(P), e ai suoi antipodi come esperienza personale. c’è l’ambiziosa e abile Jean Courtney, di famiglia ricca e potente, alle prese con un fidanzamento combinato che non combacia troppo bene con i suoi progetti di vita e di carriera. Speriamo vivamente in una distribuzione italiana, resa complicata dal fatto che The Ipcress File è prodotto e trasmesso (in patria) da ITV, l’Independent Television nata a metà degli anni ‘50 come risposta privata alla BBC, i cui prodotti originali hanno un circuito di distribuzione internazionale non particolarmente diretto. Capita che alcuni titoli (Downton Abbey, Mr. Bean, la recente miniserie Quiz) abbiano un tale successo da richiamare distributori locali (come, da noi, Mediaset o Rai2 per Quiz). Ma in tanti altri casi vengono lasciati abbandonati sullo scaffale prodotti altrettanti incredibili; come ad esempio Rising Damp, una delle sitcom inglesi più importanti di sempre, prodotta e distribuita in 4 stagioni da ITV e mai acquistata per il mercato italiano.
La serie tv
Harry Palmer - Il caso Ipcress
Spionaggio - Gran Bretagna 2022 - durata 47’
Titolo originale: The Ipcress File
Con Joe Cole, Lucy Boynton, Tom Hollander, Ashley Thomas, Paul Higgins, David Dencik
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