Si può fare. Il tempo si è modificato e il suicidio di Jacob, papà di Alma, grazie ai poteri della figlia è stato evitato, dando vita a una nuova linea temporale che convalida la realtà del soprannaturale e annulla così il dubbio (sul disturbo mentale che poteva essere motivo delle visioni di lei).
Lo scopriamo al calcio d’inizio della seconda stagione di Undone, che per noi arriva dopo tre anni, mentre per Alma è solo l’istante successivo; l’arcano sospeso si scioglie e il finale aperto, l’ambiguo fuoricampo, il gatto di Schrödinger riflesso negli occhi della nostra ammaccata eroina diventa manifesto. Come la seconda stagione di The OA, si sceglie di certificare un controcampo misterioso, un medesimo sguardo finale su un altrove lasciato all’ipotesi spettatoriale, trasformando un atto di fede (nella magia, nel racconto) in un dato di (nuova) realtà.
Ma dove la serie di Marling e Batmanglij andava a intorcigliarsi nell’accumulo di sviluppi fanta-mistery-thriller, l’atto secondo di Undone rinuncia a multiversi e metapercorsi, e anziché raddoppiare e addizionare si racchiude in un enigma intimo, una matrioska familiare di segreti dolorosi e catene di colpe che l’irrefrenabile Alma non può e non vuole credere irredimibili. Allora il brivido del viaggio nel tempo si circoscrive al passato ordinariamente doloroso della madre prima e della nonna poi, a una ricerca dell’errore primigenio, del peccato originale da correggere per riconciliare un conflitto di sangue e interrompere il ciclo di silenzi tra coniugi, padri, madri e figlie.
All’interno di un pattern narrativo soapoperistico (progenie abbandonata e ritrovata, amori proibiti, fughe impossibili, tradimenti ipotetici) germoglia dalla scrittura di Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy una commozione disarmante, un’onestà pudica che le penne di creatore e autrice di BoJack Horseman tengono come unica luce dentro al profondo tunnel del Bianconiglio attraversato dai personaggi e pieno di cose rotte, ferite dell’anima che se rimarginate possono creare (o dimostrare l’impossibilità di) una realtà perfetta, un presente levigato e senza macchie, senza dolore, senza rimorsi. Ma una realtà dove tale riparazione sia umanamente sostenibile può forse esistere soltanto in quel fuoricampo irraggiungibile...
La posta alzata dalla seconda stagione di Undone è esclusivamente emotiva, ed è un’emotività che si stratifica al di là di Alma, perché Alma guarda finalmente oltre se stessa e così la sua proiezione sul mondo si apre, accoglie prospettive altre (anche sociali e culturali). Come vasi comunicanti che si aprono gli uni sugli altri e su vecchi, nuovi e incompresi se stessi, i personaggi si fondono dentro coreografie visionarie ed emozionali che il rotoscopio rende pittoriche e realistiche, ipnotiche e surrealiste, con le età e le versioni di sé che scivolano liquide l’una dentro l’altra. La sci-fi è qui dispositivo mentale, dimensione interiore e riflettore d’inconscio, e se il penultimo episodio è il finale fantastico, ideale, impossibile, l’ultimo ripristina la logica fantascientifica interna ma soprattutto legittima la realtà nella sua imperfezione e la narrazione, meravigliosa ossessione in loop, come il tentativo eternamente difettato di salvarla.
La serie tv
Undone
Fantasy - USA 2019 - durata 25’
Titolo originale: Undone
Creato da: Raphael Bob-Waksberg, Kate Purdy
Con Bob Odenkirk, Rosa Salazar, Siddharth Dhananjay, Alma Martínez, Angelique Cabral, Raphael Bob-Waksberg
in streaming: su Amazon Prime Video
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