Forse è il caso di cominciare a essere un po’ più rigorosi nel giudicare le serie tv, così da non esserne ostaggio. Lasciarsi andare alle maratone televisive è un piacere diffuso, poi però ci sono le analisi e il ragionamento. Cerco di non rivelare troppo della trama ma nell’epilogo di Ozark c’è un deficit, una cosiddetta falla di sceneggiatura, una cosa enorme e inspiegabile dalla quale però dipende il colpo di scena (e senza la quale tutta la struttura narrativa crolla come un castello di carte, quale probabilmente è).
Il comportamento finale di Jonah non ha motivazione, non ha una definizione né psicologica né materiale, e contraddice il percorso del personaggio almeno nelle ultime due stagioni. È un semplice coup de théâtre per terminare a effetto e per giustificare la “morale” della favola, ovvero l’educazione al Male alla fine possibile per tutti, senza eccezioni e senza redenzioni.
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Ozark è una serie abile, molto furba, forte di interpretazioni notevoli e di qualche personaggio azzeccato (Ruth e Darlene sicuramente, mentre Wendy mi pare una Lady Macbeth piuttosto banale) ma soffre di un altro deficit comune a tanto crime: si compiace dell’esotismo dei suoi luoghi (Ozark è nel Missouri, lo stato sudista per eccellenza, e c’è un lago artificiale, qui è cresciuto il co-creatore Bill Dubuque) ma il mistero e la suspense sono raramente connaturati all’ambiente, che diventa decorativo, esotico appunto (specie per il pubblico urbano americano). Quello che per esempio non accadeva nella prima stagione di True Detective con la Louisiana, nelle zone di James Lee Burke. È di qualità, Ozark? Nel pensiero comune sì, ma solo mediamente.
La serie tv
Ozark
Drammatico - USA 2017 - durata 60’
Titolo originale: Ozark
Creato da: Bill Dubuque, Mark Williams
Con Laura Linney, James Knight, Christopher Cocke, Tyler Chase, Brian Lafontaine, Marylouise Burke
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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