Fabrice du Welz, classe 1972, di Liegi come Simenon, una passionaccia per il cinema di genere di cui è diventato araldo. Declinato a modo suo però, cioè passando attraverso regie d’assalto e d’artista, destabilizzando i temi più classici del cinema francofono - le derive sentimentali, gli scarti esistenziali, le crisi d’identità, le difficili maturazioni - attraverso i meccanismi del noir e del thriller. Al Tertio Millennio Film Fest 2021 si è visto in Concorso Adorazione (che arriva nelle sale italiane dal 19 maggio), uno dei titoli più spiazzanti della sua produzione, conturbante storia di due ragazzini in fuga, il dodicenne Paul e la quattordicenne Gloria, fuggita da una centro di cura mentale dove lavora la madre.
Una storia forte quella di Adorazione, soprattutto perché sembra rielaborare da un’ottica completamente nuova il classico amour fou...
Proprio così, se il presupposto è che l’amour fou sia un cliché della narrazione sentimentale, non nego possa valere come punto di partenza. Data l’età dei protagonisti si tratta di un amore idealizzato, trattato con il pudore necessario senza però fingere che lo sconvolgimento non venga anche dall’attrazione fisica. Ho scelto un punto di vista preciso per raccontare tutto questo, quello di Paul, un ragazzino che vive la fuga d’amore come si trattasse di una avventura ancora fiabesca. Spicca il volo dall’infanzia senza però poter subito approdare all’età adulta. Mi interessava proprio raccontare quella terra di mezzo.
È il terzo film dopo Calvaire e Alleluia che decidi di girare nella regione delle Ardenne. Cosa trovi lì che non trovi altrove?
Anche il mio nuovo film Inexorable, di cui sto terminando il missaggio, è ambientato nelle Ardenne, anche se questa volta sono più che altro uno sfondo, perché il cuore della vicenda thriller è l’interno di una casa. In Adorazione invece l’ambiente è fondamentale, è il coprotagonista, volevo che i luoghi apparissero come vivi. Le Ardenne sono il mio décor, dove trovo ispirazione ma anche la luce delle mie storie. Ho girato Adorazione dopo l’esperienza americana, importante e interessante ma anche straniante rispetto al mio modo di lavorare, e qui avevo bisogno di recuperare una dimensione più intima del fare cinema.
L’esperienza americana alla quale ti riferisci è la realizzazione di Message from the King con Chadwick Boseman, un thriller d’azione. Lo senti diverso dagli altri tuoi film?
Mi ci riconosco completamente, ma la produzione è stata differente, questo sì. Il mio modo di lavorare in Belgio o in Francia è senz’altro più artigianale, posso permettermi cose che negli Stati Uniti mi sarebbero precluse. Per esempio io amo cogliere l’improvvisazione degli attori e anche in Adorazione, nonostante i protagonisti siano molto giovani e in un certo senso acerbi, ho voluto che sentissero storia e personaggi per darmi qualcosa di loro che non fosse predefinito dal copione. In America una cosa così è impensabile, i percorsi creativi sono più rigidi.
Da ormai una dozzina d’anni si parla di una stagione nuova del cinema di genere francofono, anche, nel suo piccolo, belga. Penso al sorprendente Tueurs con Olivier Gourmet. Com’è lo stato dell’arte?
Il discorso è complesso. La spinta dei cineasti della mia generazione verso una riformulazione del cinema di genere, polar thriller e horror, non si è esaurita. Penso per esempio alle cose che continua a fare Julien Leclercq (come La sentinella su Netflix) ma nuovi autori, più giovani, si affacciano. Casomai il problema è produttivo: l’attore principale in questo senso è stato per anni Canal+, ma adesso altre realtà si sono fatte avanti, il massiccio utilizzo di streaming e VOD sta cambiando tutto. Quindi posso dirti che potenzialmente l’onda è ancora lunga, bisogna vedere se ci sarà la volontà di farla scorrere.
IL FILM
Adorazione
Drammatico - Belgio, Francia 2019 - durata 98’
Titolo originale: Adoration
Regia: Fabrice Du Welz
Con Fantine Harduin, Thomas Gioria, Béatrice Dalle, Benoît Poelvoorde, Peter Van den Begin, Laurent Lucas
Al cinema: Uscita in Italia il 19/05/2022
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