Far ridere la gente è sì un mestiere – e come tutti i mestieri va imparato, affinato con impegno e migliorato nel tempo –, ma è anche (se non soprattutto) un talento, e come tutti i talenti (quando ci sono) va curato e cesellato con la pratica. I tempi comici, la velocità di pensiero nell’improvvisazione, la sottigliezza nella gestualità, il linguaggio del corpo, la capacità di giocare con parole e concetti per costruire con economia di espressione una battuta o una situazione comica: sono tutti elementi per cui esiste una teoria che, sulla carta, si può studiare e imparare. Ma allo stesso tempo: provate a chiedere a una persona che ha fatto il liceo classico vent’anni fa di coniugarvi qualche verbo in greco antico. Magari la teoria se la ricorda ancora; ma, nella pratica, le eccezioni sono molto più numerose delle regole e senza la famigliarità o il talento necessario per computare tutte quelle informazioni, coniugare un verbo greco diventa complicato.
Tutto questo per dire che, in teoria, è più semplice insegnare a un comico a fare qualcos’altro che insegnare a qualcun altro come si fa il comico. Nello specifico: è quasi più facile prendere una persona buffa e acchittarla a stella del cinema, mentre il percorso opposto porterà a risultati quasi certamente penosi. Poi ci sono le eccezioni.
Le eccezioni mi sono venute in mente sbirciando alcuni video scemi che raccolgono i momenti più divertenti e strambi del folle processo tra Johnny Depp e Amber Heard. Le testimonianze di Depp, probabilmente il più influente e duraturo fra i sex symbol della sua generazione di attori, sono una miniera d’oro di comicità naturale, e dimostrano una realtà dura da accettare per tutti noi normali: anche i belli belli in modo assurdo, quelli che vengono idolatrati dalle folle mentre agli stand-up comedian bruttini tocca un pubblico di adorabili nerd con problemi di alcolismo, possono nascere con un talento comico fuori scala.
Vostri onori, adesso è il momento di chiamare alla sbarra dei testimoni Channing Tatum. Tatum nasce professionalmente come il prototipo del manzo da competizione. Esordisce nel mondo dell’intrattenimento, appena diciannovenne, come spogliarellista. Viene promosso a modello, gira il mondo conquistando gli addetti ai lavori con la sua versione della Blue Steel e a 24 anni decide che diventerà un attore.
Da una parte presta il proprio corpo ballerino a Step Up (e al primo sequel), dall’altra dimostra le proprie doti recitative in Guida per riconoscere i tuoi santi. In entrambi i casi è un successo: la prossima volta che Tatum farà uno spogliarello, sarà pagato molto più profumatamente rispetto alla prima.
A questo punto, dopo i vari G.I. Joe, Nemico pubblico e Knockout e dopo aver collaborato con Michael Mann, Steven Soderbergh e Dito Montiel, Tatum è in quella fase della sua giovane carriera in cui può decidere di fare un po’ quello che vuole. E sceglie di mettere alla prova il suo lato brillante, ben consapevole che lo stacco fra la sua estetica statuaria e un testo comico è, già di per sé, un’ottima base da cui partire.
Fra i suoi contemporanei, Tatum è il migliore – insieme ad Adam Driver e Benedict Cumberbatch, anche se entrambi si prestano più volentieri ad attività extracurriculari piuttosto che dedicare interi film alle loro doti buffe – nel giocare con lo stereotipo del bello e stupido per ottenere un effetto comico. Per il suo esordio nel genere, l’attore si affida a gente brava, Chris Miller e Phil Lord, e nel 2012 è co-protagonista – al fianco di Jonah Hill, uno di quei comici (di cui si parlava sopra) che hanno fatto il percorso inverso – dell’eccellente 21 Jump Street, fatalità remake cinematografico di una vecchia serie che aveva per protagonista un giovane Johnny Depp.
In 21 Jump Street (e nel sequel 22 Jump Street) Tatum è a dir poco sorprendente. Non importa che questa sorpresa dica più cose di me come spettatore, che mi faccio trovare impreparato di fronte all’infrazione dello stereotipo più scemo di sempre (persone belle = persone non divertenti), rispetto a quante ne dica su Tatum come professionista. La dimostrazione che anche un attore serio, impegnato (il giusto) e pietra angolare dei futuri incassi hollywoodiani sia in grado di mettersi alla prova in un film comico senza sfigurare è una nozione che ha preso in contropiede gran parte del pubblico.
Mi sono sempre immaginato gli stuoli di ragazzine, innamorate di Tatum dai tempi di Step Up, mentre tentano di dare un senso a 21 Jump Street, ma anche al fantastico (ed estremo) cameo a cui si è prestato in Facciamola finita.
O persino al ruolo secondario da ballerino/cantante segretamente comunista, che in Ave, Cesare! finisce con il fare danni esilaranti.
Per non parlare del magnifico La truffa dei Logan, ancora una volta al servizio di Soderbergh, in cui Tatum riesce a unire le sue anime diverse in un unico personaggio. Non è per niente un caso, dunque, che nel momento in cui Tatum ha avuto la possibilità di (co)esordire come regista di un film, abbia deciso di dedicarsi a una commedia in cui interpreta un veterano di guerra che stringe amicizia con un collega. Solo che il collega è un cane. Io e Lulù non è neanche male per essere un film così sottile, e il merito va anche al sorprendente (io continuo a pensarla così) talento comico di Tatum.
I film
21 Jump Street
Azione - USA 2012 - durata 109’
Titolo originale: 21 Jump Street
Regia: Phil Lord, Chris Miller
Con Jonah Hill, Channing Tatum, Dave Franco, Johnny Depp, Ellie Kemper, Johnny Simmons
Al cinema: Uscita in Italia il 15/06/2012
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Rakuten TV Amazon Video Timvision
22 Jump Street
Azione - USA 2014 - durata 112’
Titolo originale: 22 Jump Street
Regia: Phil Lord, Chris Miller
Con Channing Tatum, Jonah Hill, Peter Stormare, Wyatt Russell, Amber Stevens, Jillian Bell
Al cinema: Uscita in Italia il 23/07/2014
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Rakuten TV Amazon Video FilmBox+ Timvision
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