«Io mi uccido perché voi non mi avete amato, perché io non vi ho amato. Mi uccido perché i rapporti erano allentati, per rinsaldarli. Lascerò su di voi una macchia indelebile». Così Pierre Drieu La Rochelle scriveva in Fuoco fatuo, riversando brutalmente su carta il suo ego ipertrofico e lacerato. La passeggiata di Alain (portata sullo schermo dal miglior Malle possibile) è ora di Anders.
Al termine di un agosto di oggi, in una Oslo omaggiata in apertura da frammenti di reminiscenze sussurrate su materiale d’archivio, come a rivelare le voci di una città. E a sceglierne una. Una che non s’è mai legata al paesaggio, che non s’è saputa consolare con i suoi momenti feriali, con l’esistere che scorre, con le cose, quelle piccole.
E quando nel finale la mdp di Trier ripercorre i luoghi lasciati vuoti dal protagonista, non sta cercando un’assenza. Ma sta mostrando ciò a cui lui - tossico ripulito, mistico incompreso in cerca di perdono - non s’è aggrappato, dilaniato tra la resa al quotidiano e l’impossibile autenticità di chi vuole tenere fede alla propria insofferente gioventù.
Un’opera struggente, di miracolosa limpidezza, scevra d’orpelli. E con pudici slanci impressionisti che cercano di comprendere il protagonista, prima di lasciarlo andare via per sempre.
IL FILM
Oslo, 31. August
Drammatico - Norvegia 2011 - durata 96’
Titolo originale: Oslo, 31. August
Regia: Joachim Trier
Con Anders Danielsen Lie, Johanne Kjellevik Ledang, Kjærsti Odden Skjeldal, Petter Width Kristiansen, Hans Olav Brenner, Ingrid Olava
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