Il titolo italiano del romanzo di spionaggio di Mick Herron da cui è tratta Slow Horses è Un covo di bastardi (Feltrinelli); ma a quale covo si riferisce? All’appartamento londinese dove un quartetto di militanti del gruppo di estrema destra Figli di Albione ha preso in ostaggio, minacciando di decapitarlo, un ragazzo di origine pakistana? Oppure alla male illuminata, maleodorante e male in arnese sede del peggior dipartimento dell’- MI5, la Slough House, dove vengono relegati gli agenti colpevoli di fallimenti, cattiva condotta o semplice mediocrità?

Gary Oldman
Slow Horses (2022) Gary Oldman

Da questo purgatorio per spie difettose non si esce facilmente, e tutti i cavalli lenti farebbero carte false per tornare “al Parco”, ossia alla principale e prestigiosa sede dell’MI5; tutti tranne il loro capo, Jackson Lamb, sdrucito e cinico veterano con la lingua biforcuta, la tendenza ad alzare il gomito e un’idea molto approssimativa di igiene personale.

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Slow Horses

La serie Apple, co-prodotta dal Graham Yost di scuderia Justified The Americans, trasuda eccellenze britanniche letteralmente a partire dai titoli di testa, accompagnati dal brano Strange Game di Mick Jagger, la prima volta della rockstar per il piccolo schermo; così come è un debuttante d’eccezione nella serialità il magistrale Gary Oldman, la cui palese goduria nel dare vita al cinico, impassibile, volgare e chiaramente geniale agente Lamb è pari solo alla nostra nell’assaporare la sua prova per sei episodi.

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Slow Horses

Gli Slow Horses si trovano, loro malgrado e con un po’ di eccitato stupore, a seguire il caso dei Figli di Albione, che tiene in scacco la copertura mediatica dell’intero paese, martellante sulla violenza dei suprematisti bianchi, ma cela un ben più complesso intrigo di doppigiochi, simulazioni e rischi (mal) calcolati, intessuto con gelida arroganza dalla vicedirettrice dell’MI5 incarnata da una perfettamente algida Kristin Scott Thomas.

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Slow Horses

Con queste premesse era difficile ottenere una serie trascurabile, e infatti Slow Horses è intrattenimento di altissimo livello, con una regia sapientemente in grado di dosare la tensione e l’ironia e una scrittura che tiene le dinamiche surreali da workplace comedy del suo malassortito gruppo di cavalli zoppi sempre pronte a fare capolino sotto le maglie di una spy story con tutti i crismi. Non ci sono più le spie di una volta, sembra dire la serie, e lo dice anche Lamb, nostalgico di un passato dove il mestiere era più nobile, quella Guerra fredda ripetutamente evocata (anche tramite ammiccamenti a opere e personaggi di John Le Carré, evidente nume tutelare della serie di romanzi di Herron) e in confronto alla quale lo scacchiere politico contemporaneo appare come un gioco viziato di estremismi formato social e facili scaricabarile. L’incapacità di prendersi le responsabilità delle proprie azioni si riscontra sul fronte dei “buoni” come su quello dei “cattivi” (le etichette sono del tutto posticce), facendo di Slow Horses anche una satira al vetriolo della Gran Bretagna odierna, una commedia, a suo modo, pur se nerissima. La seconda stagione è già stata girata (il trailer parte dopo l’ultima puntata) e si intitolerà Dead Lions: pregustiamo già il ruggito dell’agnello Oldman.

Autore

Ilaria Feole

Ilaria Feole è nata nell’anno di Il grande freddo, Il ritorno dello Jedi e Monty Python – Il senso della vita e tutto quello che sa l’ha imparato da questi tre film. Scrive di cinema e televisione per Film Tv e Spietati.it. È autrice della monografia Wes Anderson - Genitori, figli e altri animali edita da Bietti Heterotopia.

La serie tv

locandina Slow Horses

Slow Horses

Drammatico - Gran Bretagna 2022 - durata 44’

Titolo originale: Slow Horses

Con Lasco Atkins, Tom Wozniczka, Daniel Charles Doherty, Hugo Weaving, Guy Robbins, Sope Dirisu

in streaming: su Apple TV Plus