A differenza di Muccino, che dal suo film A casa tutti bene prende dispositivo e personaggi e, per l’omonima serie, si inventa una nuova storia, il progetto di Ozpetek prevede la riproposizione del nucleo narrativo sostanziale del suo titolo più famoso: morto tragicamente il marito, Antonia prima scopre che questi aveva da tempo una relazione con Michele, poi finisce con lo stringere un rapporto con quest’ultimo e con la sua compagnia di amicizie.
L’incontro tra due dimensioni sociali (e due zone di Roma), due distanti concezioni di vita e due modi diversi di elaborare lo stesso lutto è segnato dall’ignoranza che la moglie e l’amante hanno di un aspetto della personalità del morto: perché se Antonia non è a conoscenza di un pezzo decisivo della vita affettiva e sessuale del marito, Michele non sa che la miccia che ha fatto esplodere il suo idillio con Massimo (il libro di poesie di Hikmet) è il frutto di un equivoco e che l’affinità vagheggiata con l’amante è pura idealizzazione, attenendo, nei fatti, molto più all’anima della donna.
Ma il discorso dell’ignorare (non solo nel senso di non conoscere, ma anche nel senso di non voler conoscere) investe le relazioni che intercorrono tra tutti i personaggi che, puntata dopo puntata, rivelano pezzi di sé agli altri, facendo diradare la nebbia dei segreti e delle omissioni che avvolge le loro vite o il loro passato. In questo senso quelli del rapporto della coppia lesbica e della relazione clandestina della madre di Antonia sono racconti-specchio, manifeste dimostrazioni o variazioni teoremiche della storia centrale: Ozpetek (in collaborazione col fedele Gianni Romoli) amplia, infatti, l’ordito primario del film creando delle sottotrame che sviluppano le piste narrative dei caratteri che gravitano attorno ai due protagonisti, non sempre, invero, riuscendo a integrarle con naturalezza al disegno complessivo.
Di più: fa del morto un narratore e commentatore onnisciente, l’unico possibile nel labirinto di ignoranze incrociate che contraddistinguono i rapporti tra i personaggi, presenza quasi fantasmatica a rinverdire quella vena metafisica che sottilmente nutre tanto suo cinema. In effetti la serie offre tutto quello che ci si aspetta da un lavoro del regista, in una maniera talmente codificata e prevedibile da sfiorare l’automatismo autoriale o la tattica ostentazione di poetica: l’ottimistico prevalere della famiglia logica su quella biologica, il mix di commedia popolare e dramma, ethno-pop a ricamare l’atmosfera, balli e convivi come rituali di gruppo, l’attrice feticcio Serra Yılmaz (non a caso unica interprete, rispetto al film, confermata nel ruolo). A tal proposito Le fate ignoranti: La serie dà ulteriore prova del talento del regista nella scelta dei cast: dal perfetto Eduardo Scarpetta - ennesimo attore che Ozpetek coglie al momento giusto per intitolarsene la consacrazione -, ad Ambra Angiolini (una rivendicazione: fu il regista a farla debuttare al cinema, in Saturno contro), fino al cameo “storico” di Milena Vukotic.
La serie tv
Le fate ignoranti
Drammatico - Italia 2022 - durata 47’
Titolo originale: Le Fate Ignoranti
Creato da: Ferzan Özpetek, Gianni Romoli
Con Cristiana Capotondi, Margaux Susi, Carla Signoris, Luca Argentero, Ambra Angiolini, Eduardo Scarpetta
in streaming: su Disney Plus
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